Mondo

Burundi: cittadini in fuga verso il Rwanda

L'avvicinarsi delle scadenze elettorali e il crescere delle tensioni politiche spingono centinaia di burundesi tutsi a scappare in Rwanda

di Joshua Massarenti

“Da oltre un mese, gli hutu dicono che ucciderano i tutsi”. Poca speranza e tanta paura per questa contadina burundese tutsi di 38 anni, con sulla schiena un neonato e due ragazzine aggrappate alla sua gonna. Una paura tanto grande rispetto “alle dicerie che professano la nostra fine”, che ha deciso di lasciare il Paese e rifugiarsi nel vicino Rwanda. “Finora non hanno ucciso nessuno” prosegue Béatrice Muraketete (questo il suo nome), “ma durante la notte ci sono persone che sparano in aria e fanno esplodere delle granate. Poi, i nostri figli non vanno più a scuola perché i ragazzi hutu dicono loro che verranno uccisi”. Sono oltre 300 i burundesi tutsi, essenzialmente donne e bambini, che negli ultimi 15 giorni hanno lasciato i comuni di Ntega e di Bugabire in provincia di Kirundo (nordest del Burundi) in direzione del territorio rwandese per via della crescente insicurezza che si è instaurata nelle loro terre. Ad accrescere le tensioni sociali sono le prossime scandenze elettorali che inviteranno milioni di cittadini burundesi a recarsi alle urne, in primis, per adottare o meno il progetto di Costituzione previsto per il prossimo 20 ottobre. E’ da 11 anni che in Burundi non si vota, da quando nell’ottobre del 1993, frange estremiste dell’esercito fagocitato dalle élites (tutsi) di Bururi tentarono un colpo di Stato uccidendo Melchior Ndadaye, il primo Presidente democraticmente eletto nella storia del Paese. Le tornate elettorali dovrebbero porre fine al periodo di transizione inziato nel 2001, ma soprattutto a 11 anni di guerra civile il cui bilancio è di oltre 300.000 morte. Le accuse mosse dai burundesi tutsi rifugiatisi in Rwanda non sono state confermate all’Afp da fonti indipendenti. Se si dovessero verificare veritiere, esse rappresentarebbero una minaccia molto seria ad un processo di pace ancora molto fragile per via dei continuin scontri che oppongono l’ultimo gruppo ribelle hutu ancora attivo nelle colline circostanti la capitale Bujumbura, ovvero l’Fnl (Fronte nazionale di liberazione), e il nuovo esercito burundese composto da élites tutsi e ex ribelli hutu delle Fdd. A mettere ulteriormente a rischio il processo elettorale sono le difficoltà tecniche che sta incontrando la classe politico-giuridica del Paese nel rispettare le scadenze elettorali. Da lunedì scorso, la Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) sta discutendo con l’amministrazione burundese del censimento della popolazione, condizione sine qua non per poter organizzare il referendum e le elezioni legislative. “La Ceni sta esaminando ciò che è possibile e ciò che non lo è. Entro pochi giorni vi comunicheremo il calendario elettorale” ha dichiarato il presidente della Ceni. Secondo gli accordi di pace di Arusha (siglati nell’agosto del 2001), l’attuale presidente burundese Ndayizeye deve cedere la sua poltrona a un presidente eletto dal parlamento burundese il 1 novembre 2004 al termine di un processo elettorale costituito da sette scrutini, di cui tre a suffraggio universale.


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