Welfare

Kenya, sono 1900 i detenuti condannati a morte

Nel Paese però non si eseguono impiccagioni dal 1982. Molto più frequente la morte dietro le sbarre

di Redazione

Sono circa 1.900 i condannati a morte nelle prigioni del in Kenya, stando ai dati forniti dalla Commissione Onu per i Diritti Umani al governo keniano, di cui da’ notizia oggi il quotidiano ‘Standard’. Ma per nessuno di loro si prospetta l’ombra del patibolo, dell’impiccagione, come prevede il codice penale. Le ultime esecuzioni, infatti, avvennero nel 1982, e riguardarono persone coinvolte in un fallito colpo di stato, sulla cui dinamica rale, peraltro, ancora si discute. Comunque, se le condanne a morte fioccano – basta una tentata rapina con ricorso alla violenza per vedersela infliggere, ed i giudici sono severissimi -, sono del tutto teoriche: in Kenya, pero’, si muore moltissimo in galera, di galera. La prigione di Meru, nel centro del Paese, ne e’ divenuto un tragico simbolo quando nei giorni scorsi e’ emerso che almeno sette prigionieri erano morti nello stesso giorno: cinque picchiati senza pieta’ perche’ rifiutavano di entrare in una cella di un metro per due dove gia’ erano stipati 12 prigionieri (i cinque, moribondi, erano stati comunque ‘lanciati’ nel cubicolo, e nessuno ha risposto agli appelli disperati che di li’ venivano); gli altri due perche’ non erano riusciti a respirare in quella bolgia. Ma questo dramma – ora sono stati sospesi direttore e vice del penitenziario – non ha fatto che rendere palese quella che e’ in realta’ la spaventosa condizione normale del carcere di Meru, dove dall’inizio dell’anno alla fine di settembre sono morti, e stando a dati ufficiali, 47 detenuti. Del resto si tratta di un carcere previsto per circa 150 prigionieri, dove ne erano ammassati oltre 1.400 (ora sono iniziati alcuni trasferimenti) e la cui tenuta sanitaria era ‘garantita’ da tre infermiere. L’impressione, peraltro, e’ che quella di Meru non sia una condizione del tutto eccezionale per le carceri keniane (come del resto di buona parte dell’Africa), tutte chiaramente sovraffollate e prive di servizi anche minimi. Non a caso si parla molto di amnistie, o comunque di far uscire i condannati per reati minori (dei cinque morti per bastonatura, tre erano in attesa di giudizio, e due scontavano una pena di tre mesi per contrabbando di alcool contraffatto). Cosi’ come di provvedere alla formale commutazione delle sentenze capitali: un’iniziativa del genere era stata presa 18 mesi fa, quando il nuovo governo appena entrato in carica aveva rimesso in liberta’ 28 persone condannate a morte ed in galera da lustri; e formalmente commutato le sentenze capitali di altri 185.


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