Fondazione Sacra Famiglia

«Il servizio civile? Volevo pagarmi l’università, invece mi ha cambiato la vita»

Nassim Badda studiava fisica all'università Bicocca e pensava a un futuro completamente diverso. Non poteva immaginare che l'esperienza del servizio civile universale gli avrebbe cambiato il presente e il futuro. Stare accanto agli anziani in Sacra Famiglia è diventato il suo lavoro e sta per laurearsi come educatore professionale. Ecco la sua storia

di Luigi Alfonso

«Il servizio civile doveva essere soltanto un’occasione per farmi qualche soldo e potermi pagare gli studi universitari. Non potevo immaginare che invece sarebbe stata l’esperienza che avrebbe letteralmente trasformato la mia vita. In positivo, s’intende». Nassim Badda è un giovane milanese di 25 anni. Padre marocchino e madre italiana, oggi fa l’animatore in Fondazione Sacra Famiglia. Risiede a Cornaredo da dieci anni e, da poco più della metà, lavora con questa importante realtà del Terzo settore lombardo che accoglie, assiste, cura e accompagna bambini, adulti e anziani che soffrono di complesse o gravi fragilità o disabilità fisiche, psichiche e sociali.

Nassim Badda con altri operatori della Fondazione Sacra Famiglia

«Nell’ottobre 2018 presentai la domanda per il Servizio civile universale», racconta Nassim. «In quel periodo feci il colloquio alla Sacra Famiglia. Poco dopo iniziai gli studi universitari alla facoltà di Fisica, all’Università Bicocca. A gennaio 2019, invece, ho iniziato il servizio nella comunità di Settimo Milanese. Non conoscevo nulla di questo mondo: né l’ambito degli anziani, né quello delle disabilità, e neppure la stessa struttura. Ma l’ambiente mi è piaciuto subito, ho legato con gli operatori e i colleghi del servizio civile: sono ancora in contatto con tutti quelli che poi hanno scelto un’altra strada. La relazione con i ragazzi si è rivelata subito straordinaria, mi ha aperto a un mondo nuovo che mi è piaciuto tantissimo, al punto che ho deciso dopo pochi mesi di abbandonare fisica e di iscrivermi al corso di educatore professionale in Statale. Ho quasi terminato gli studi, mi manca soltanto la discussione della tesi. A breve, diventerò educatore nella stessa sede in cui è iniziata questa avventura».

«Durante quell’anno di servizio civile, ogni giorno c’era una quotidianità da vivere con le colleghe educatrici, gli operatori e i ragazzi, con cui si crea un legame bello. Mi rendo conto che possa apparire banale, ma è vero che si riceve molto più di quanto si dà, in realtà di questo tipo. In generale, per me è stata un’inaspettata folgorazione. Ci sono tanti aspetti che mi hanno intrigato, ma forse la molla principale che mi ha spinto a compiere una scelta di vita radicale è l’aver capito due cose: dopo alcuni mesi in Rsd a Santa Caterina, ho capito che non solo mi stavo appassionando ma ero pure portato per questo tipo di lavoro».

Nassim abbraccia un assistito alla Sacra Famiglia

Ecco, il servizio civile universale diventa un’occasione non irrilevante per acquisire competenze e professionalità spendibili sul mercato del lavoro. «Vero, verissimo. Ma quei tempi, lo confesso, non ci avevo minimamente pensato. Dell’ambito dell’educazione professionale, non sapevo proprio nulla. Certo, sapevo che alcuni operatori dovevano accudire gli anziani, per esempio nella cura dell’igiene personale, ma ero all’oscuro di tutto il resto. D’altronde, si esce dalle scuole superiori senza avere la benché minima idea di ciò che ci attende una volta entrati in un ambiente di lavoro. Il mondo della disabilità, dei fisioterapisti, degli assistenti sociali, era per me del tutto sconosciuto. Non mi ci è voluto molto per capire che quella dello Scu è una grande opportunità per i giovani: imparare una professione. Il servizio civile te la offre su un piatto d’argento. Lo consigliai anche al mio miglior amico ma lui, dopo un po’, mi disse: “È bellissimo ma non penso che sia la professione più adatta per me”. Gli risposi che non si deve fare questa esperienza pensando che diventi per forza la professione del nostro futuro. Ognuno la vive a modo suo».

Nassim Badda con un anziano ospite della struttura

Nassim mette l’accento anche sul percorso che conduce alla valorizzazione delle competenze maturate durante il Servizio civile universale: «Nel corso di questa esperienza, si imparano tantissime cose. Per esempio, a lavorare in gruppo e a relazionarsi con gli altri. E poi le cose più basilari: il rispetto della puntualità e delle norme contrattuali. Sono tutte cose che ho sviluppato in quel periodo, e questo mi ha avvantaggiato rispetto ad altri miei coetanei che non hanno fatto il servizio civile. Si cresce, a livello umano e professionale. Mi ha spinto a mettermi in discussione. Nel 2019, mi ha cambiato la routine: per la prima volta mi sono abituato a svegliarmi la mattina per andare in un posto che non fosse la scuola. E ho iniziato a guadagnare dei soldi attraverso il mio lavoro, a conoscere persone nuove con cui sono nate amicizie e rapporti di conoscenza. Ora vivo più o meno le stesse dinamiche di allora, ma con maggiore consapevolezza e responsabilità».

Il 18 febbraio 2025 scadranno i termini del bando 2025 per la selezione degli operatori volontari da impiegare in progetti di Servizio civile universale. «Se incontrassi un giovane che mi chiedesse un parere su questo tipo di esperienza, gli direi: guarda, dopo averla provata sulla mia pelle, ti dico subito che non è affatto un anno sprecato. Anzi, è tutto di guadagnato. Alla Sacra Famiglia ho trovato un ambiente organizzato che si mette a tua disposizione e ti garantisce un periodo di piacevoli scoperte. Dodici mesi di coinvolgimento in positivo, che non possono che farti bene».

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