Cultura

Le due Simone dal Papa

Una visita di ringraziamento anche per il ruolo del Vaticano nella loro liberazione

di Gabriella Meroni

Accolte da quel ”grazie a Dio siete salve”, detto da Giovanni Paolo II, Simona Pari e Simona Torretta sono venute per ringraziare il Papa per appelli e preghiere (la Torretta ha anche un passato di educatrice nell’Azione cattolica ragazzi); un incontro del quale non c’e’ traccia nel bollettino vaticano (ma per le televisioni ci sono state le immagini del Centro televisivo), che forse e’ servito anche per ringraziare per un intervento piu’ concreto a favore della loro liberazione. A farlo supporre quella voce che nel video della liberazione nomina il Vaticano e sembra dica: ”vogliamo che il Vaticano e i musulmani si adoperino insieme per porre fine allo spargimento di sangue in Iraq”. Di un impegno del Vaticano per la liberazione delle due ragazze, come degli altri ostaggi, si e’ parlato, ma senza avere mai avuto alcuna conferma o particolari. C’e’ pero’ da ricordare che proprio il 28 settembre il patriarca caldeo di Baghdad, mons. Emmanuel Delly in una dichiarazione all’agenzia missionaria AsiaNews aveva detto: ”Non c’e’ stata porta a cui non abbiamo bussato per le due ragazze italiane: una si e’ aperta. Cristiani e musulmani iracheni gioiscono per questa notizia”. ”Abbiamo bussato a tutte le porte – aveva ribadito -. Il Signore ha fatto in modo che una si aprisse: non posso dire quale, ma una porta si e’ aperta, e le due ragazze sono state liberate”. Niente altro, perche’ aveva voluto mantenere il riserbo sul ruolo avuto dalla Chiesa nella liberazione di Simona Pari e Simona Torretta. Numerosi anche gli interventi pubblici. Gia’ all’indomani del rapimento, l’8 settembre, nel corso dell’udienza generale in una non consueta speciale preghiera dei fedeli Giovanni Paolo II aveva lanciato un appello per ”le due giovani volontarie italiane sequestrate ieri a Baghdad”, insieme al rilascio di tutti gli altri ostaggi in Iraq, chiedendo che fossero ”trattate con rispetto e restituite presto incolumi all’affetto dei loro cari”. La preghiera, conclusa poi dallo stesso Giovanni Paolo II, era stata indirizzata alle ”tante persone rapite nella tormentata terra dell’Iraq” e in particolare alle ”due giovani volontarie italiane”. All’appello di Giovanni Paolo II era seguito quello del card. Camillo Ruini, che il 20 settembre, in apertura del consiglio permanente della Cei aveva chiesto ”con tutto il cuore la loro liberazione”. Il 28, quando furono liberate, il direttore della Sala stampa vaticana, Joaquin Navarro, in una dichiarazione parlo’ della ”grande gioia” con la quale il Papa aveva appreso la notizia. Navarro aggiunse che il pensiero di Giovanni Paolo II ”e’ andato anche alle famiglie” degli ostaggi rilasciati, ”e con esse a tutte le persone di buona volonta”’. Nello stesso giorno, prima che arrivasse la notizia della liberazione, il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Betori, aveva ribadito la richiesta di rilascio, confermando l’impegno alla preghiera per Simona Torretta e Simona Pari. Poi la notizia da Baghdad e l’immediato commento di mons. Betori: ”La liberazione delle due italiane Simona Pari e Simona Torretta e dei due ostaggi iracheni ci riempie di gioia e rappresenta un grande segnale di speranza dopo giorni di attesa e di angoscia”. ”Le preghiere e le molteplici iniziative messe in atto ad ogni livello hanno permesso di raggiungere questo importante obiettivo. Il nostro pensiero – ha aggiunto – va anche a tutte le persone ancora sequestrate, con l’auspicio che si moltiplichino questi gesti di rispetto della vita umana, che contribuiscono in modo decisivo alla costruzione della pace”. E, in materia di sequestri, il 2 ottobre il Papa e’ tornato a ripetere che nessuna rivendicazione, per quanto valida, li giustifica e non si fa ”mercato sulla vita delle persone”. L’occasione per la presa di posizione contro la pratica di sequestrare le persone fu data al Papa dall’udienza a un gruppo di giornalisti francesi, della televisione cattolica KTO e della rivista ‘Politique international’, giunti in Vaticano per consegnargli il ‘Premio del coraggio politico’. ”Il mio pensiero – disse ancora il Papa – va ai giornalisti, che attraverso le loro testimonianze e le loro pubblicazioni, sono artigiani della pace e della liberta’ e che pagano un pesante tributo ai conflitti. Penso anche – prosegui’ – agli ostaggi e alle loro famiglie, vittime innocenti della violenza e dell’odio, invitando tutti gli uomini di buona volonta’ al rispetto della vita delle persone. Nessuna rivendicazione puo’ sfociare in un mercato sulle vite umane. Il cammino della violenza e’ una strada senza uscita”. Anche in aprile, all’epoca del rapimento degli altri 4 italiani, Giovanni Paolo II aveva chiesto ai rapitori ”sentimenti di umanita”’ e li aveva ”supplicati” di rendere alle famiglie le persone che sono nelle loro mani”. Il 29 aprile, poi, un corteo dei familiari era stato accolto in piazza San Pietro ed il Papa, ”in nome dell’unico Dio, che tutti ci giudichera’, aveva rinnovato ai rapitori la sua ”pressante supplica di voler ridare prontamente le persone rapite alle loro famiglie”.


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