Famiglia

Intersos: “Basta sangue, basta barbarie in Iraq”

Nino Sergi, segretario generale dell’ong Intersos, ong per cui lavora Mahnaz rapita con le due Simone e Ra’ad e liberata con loro lo scorso 28 settembre, lancia un appello

di Paolo Manzo

Dopo l’orrore dei bambini uccisi, continua la barbarie con il quotidiano brutale spargimento di sangue. Apprendiamo con immenso dolore la notizia della feroce uccisione di altre persone rapite in Iraq. Tra loro Ayad Anwar Wali, l’imprenditore italo-iracheno rapito il 31 agosto a Baghdad. Nelle ore di angoscia che abbiamo vissuto durante il sequestro di Simona, Simona, Mahnaz e Ra’ad abbiamo chiesto, sperato e pregato che tutte le persone rapite venissero liberate e che finisse la violenza omicida. Avevamo sperato che la loro liberazione fosse l’inizio di una svolta, l’avvio delle altre liberazioni. Così non è. La condanna di questi atti di vero e proprio terrorismo e disumana crudeltà è senza appello. Ci sentiamo vicini alla famiglia di Ayad come a tutte le famiglie delle vittime, irachene e di altri paesi. Con forte sofferenza. Ci sentiamo colpiti, profondamente. E’ la nostra umanità che è quotidianamente colpita: quella in cui crediamo e per cui ci battiamo, quella che non cessa di credere nel valore assoluto di ogni essere umano. Di fronte alle sfide del terrorismo e della barbarie facciamo appello a tutti: forze politiche, organizzazioni della società civile, comunità religiose, singole persone. Non è il tempo delle contrapposizioni. Ognuno si adoperi perché di fronte al terrorismo si possa giungere, pur senza rinunciare alle proprie convinzioni, ad una reale condivisione delle responsabilità e si possano affrontare i gravi problemi, iniziando dalla complessità di quello iracheno, con la ricerca congiunta di soluzioni credibili, attuabili, condivise ed efficaci. E’ il nostro auspicio e la nostra speranza.


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