Welfare

“Fame chimica”: il sociale trionfa al Festival del cinema di Annecy

Il film di Paolo Vari e Antonio Boccola si aggiudica tre premi del prestigioso festival francese dedicato al cinema italiano

di Joshua Massarenti

“Al di là della soddisfazione per il riconoscimento al nostro lavoro, questi premi ci consentiranno, almeno lo spero, di valicare le nostre frontiere e penetrare in un mercato diverso da quello italiano”. Questo il commento rilasciato poco fa a Vita da Paolo Vari, coregista assieme a Antonio Boccola di “Fame chimica”, al termine di un week end che non dimenticherà così presto. Di fatti, per la loro opera prima, il Festival du Cinéma italien di Annecy, dedicato alle opere prime di giovani autori italiani, ha consegnato a “fame chimica” i suoi premi più importanti: Grand Prix per il miglior film, premio del pubblico e premio al protagonista Marco Foschi per la migliore interpretazione maschile. “Per quanto mi riguarda, i due primi si equivalgono” assicura a mente fredda Vari, secondo il quale “entrambi i riconoscimenti dimostrano il fatto che questo film sa parlare agli altri”. Ovvero? “Beh, Fame chimica è ambientato nella periferia milanese con giovani confrontati alla dura realtà del quotidiano”. Un film, quindi, che secondo le malelingue rimane troppo confinato a una realtà provinciale. “Invece, questi premi avvalorano e nel contempo gratificano la nostra idea di partenza: se un film affronta con onestà e profondità le realtà più oscure dell’universo umano di una realtà come quella che abbiamo portato allo schermo, allora avremo raggiunto il nostro scopo, e cioè entrare nella dimensione universale dei rapporti umani”. Il premio del pubblico (francese, o meglio quello presente a Annecy) ne è la conferma più concreta. Un passo importante, anche dal punto di vista della distribuzione. “Questo aspetto è di fondamentale importanza” afferma Vari, “perché vitale sul piano finanziario e su quello simbolico. Il cinema italiano indipendente ha bisogno di supporto all’estero. Gli ultimi anni sono stati molto difficili, con scambi ad esempio con la Francia limitati all’osso rispetto agli anni ’60-’70”. Entro due settimane, il film verrà presentato a Parigi dal direttore del Festival ad alcuni distributori francesi. “Speriamo in bene”. Intanto, nei prossimi giorni, il quotidiano francese Libération dedicherà ampio spazio a un film rimasto inniterrottamente in cartellone nelle sale indipendenti di Milano da settembre fino a pochi giorni. I premi di Annecy sono in qualche modo un riconoscimento prestigioso a un film che, così come lo sottolinea Vari, “affronta le aspirazioni dei giovani e gli ostacoli che la società impone e che impedisce queste aspirazioni a concretizzarsi nella realtà”. Ma non solo. “Tra le altre tematiche forti del film, vi sono i conflitti razziali, sociali, nonché quelli ormai onnipresenti in un mondo del lavoro sempre più afflitto dal precariato”.


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