Welfare

Pena di morte: Bielorussia e Uzbekistan, gli ultimi carnefici

E' il titolo del rapporto Amensty sui due Paesi dell’ex Unione Sovietica, i soli rimasti a praticare la pena di morte

di Benedetta Verrini

Bielorussia e Uzbekistan sono gli ultimi paesi dell?ex Unione Sovietica a praticare ancora la pena di morte e costituiscono l?ostacolo finale da superare per rendere l?Europa e l?Asia centrale una ?zona libera dalla pena di morte?. Lo ha dichiarato oggi Amnesty International, lanciando un rapporto dal titolo ?Bielorussia e Uzbekistan: gli ultimi carnefici. Verso l?abolizione della pena di morte nell?ex spazio sovietico?. Il quadro tracciato dal rapporto Amnesty è molto grave. ?Il sistema penale in entrambi i paesi e? precario e tale da favorire errori giudiziari. Le condanne a morte vengono emesse al termine di processi iniqui, spesso sulla base di ?confessioni? estorte con maltrattamenti e torture. Ne? i prigionieri nel braccio della morte, ne? i loro parenti vengono informati sulla data di esecuzione, vedendosi privati in questo modo della possibilita? di un ultimo saluto. I luoghi di sepoltura sono segreti? ? ha spiegato Karen Hooper, responsabile del Coordinamento pena di morte della Sezione Italiana di Amnesty International. L?organizzazione per i diritti umani ritiene che la segretezza delle procedure riguardanti la pena capitale e le condizioni dei bracci della morte procurino immense sofferenze: i condannati a morte vengono spesso picchiati dal personale delle prigioni e sono rinchiusi in celle anguste, con pochi e sorvegliati contatti col mondo esterno. Amnesty International si oppone senza riserve alla pena di morte in ogni parte del mondo. ?E? la forma piu? estrema di negazione dei diritti umani, la piu? estrema delle pene crudeli, inumane e degradanti che lo Stato possa emettere in nome della giustizia? ? ha dichiarato Hooper. ?Fino a quando restera? in vigore, il rischio di mandare a morte persone innocenti non potra? essere evitato. Inoltre, e? provato che la pena di morte non rappresenta una misura preventiva efficace?. Nel 2001 il presidente dell?Uzbekistan, Islam Karimov, ha affermato che ogni anno il suo paese eseguiva circa 100 condanne a morte. Attivisti locali per i diritti umani stimano che il dato sfiori le 200 esecuzioni. Negli ultimi anni, almeno 14 esecuzioni hanno avuto luogo nonostante l?intervento del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti umani. Il numero delle condanne a morte in Bielorussia pare essere in diminuzione a partire dal 1999. Quell?anno sono state emesse 13 condanne, mentre dal 2000 al 2003 ne sarebbero state comminate tra 4 e 7 all?anno. Il numero esatto delle condanne a morte eseguite e dei prigionieri nel braccio della morte dei due paesi non e? noto, poiche? ne? la Bielorussia ne? l?Uzbekistan pubblicano dati circostanziati, contravvenendo agli obblighi assunti nell?ambito dell?Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Amnesty International chiede ai governi di Bielorussia e Uzbekistan di introdurre, in primo luogo, una moratoria sulle condanne a morte e le esecuzioni; migliorare le condizioni dei bracci della morte, adeguandole agli standard internazionali; commutare tutte le condanne a morte in corso; abolire completamente la pena di morte. Il rapporto ?Bielorussia e Uzbekistan: gli ultimi carnefici. Verso l?abolizione della pena di morte nell?ex spazio sovietico? e? disponibile presso il sito di Amnesty International: www.amnesty.org


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