Mondo

Usa: duello tv tra Bush e Kerry giocato sull’Iraq

Secondo i sondaggi lo sfidante sarebbe piaciuto di più al pubblico del presidente in carica

di Gabriella Meroni

E’ stato sull’Iraq, com’era prevedibile, il tema di scontro tra il presidente George W. Bush e il candidato democratico alla Casa Bianca, John Kerry. Nel primo a faccia a faccia televisivo svoltosi ieri sera, dei tre previsti da qui alle elezioni del 2 novembre, e’ stato Kerry a passare subito all’attacco accusando l’avversario repubblicano di avere commesso “un errore colossale di valutazione” sull’Iraq. Il capo della capo della Casa Bianca ha invece messo in dubbio la capacita’ di Kerry di guidare l’America nella lotta globale contro il terrorismo. In questo confronto mediatico di novanta minuti, ospitato nell’Auditorium dell’Universita’ di Miami a Global Gables, scandito da regole precise e seguito da milioni di spettatori, lo scontro in definitiva e’ stato su chi due due potra’ proteggere meglio il Paese, sull’opportunita’ di invadere l’Iraq e su come guidare l’America nell’era del terrorismo globale. “Questo presidente, mi dispiace dirlo, ha commesso un errore colossale di valutazione, e la valutazione da fare e’: ‘Che cosa ci aspettiamo da un presidente degli Stati Uniti?'”, ha affermato Kerry nell’accusare Bush di essersi precipitato in una guerra senza assicurarsi l’appoggio degli alleati ne’ avere un piano per la pace. Bush ha ribattuto: “Il mondo e’ piu’ sicuro senza Saddam Hussein”. E ha fatto presente che lo sfidante sta mandando un segnale sbagliato alle truppe impegnate in Iraq e ai nemici della nazione. “Non capisco come lei possa riuscire a portare questo Paese a vincere in Iraq se continua a dire che ‘la guerra e’ sbagliata, che il momento e’ sbagliato, che il posto e’ sbagliato’. Che messaggio si manda cosi’ alle nostre truppe, che messaggio si manda ai nostri alleati, che messaggio si manda agli iracheni?”, ha affermato il presidente, “Per vincere bisogna essere fermi e risoluti”. Questo dibattito e’ stata la prima possibilita’ per gli elettori di fare un confronto diretto tra i due candidati alla Casa Bianca. Sia i democratici sia i repubblicani hanno visto questo primo scontro come decisivo per la sfida del 2 novembre, che si preannuncia serrata e che ha visto Bush prevalere nei sondaggi sull’avversario. Kerry si e’ giocato ieri una carta forse decisiva. Un primo sondaggio a caldo condotto dalla Cnn tra i suoi spettatori ha visto il democratico prevalere con il 57 per cento contro il 47 per centro di Bush. Ambedue si sono messi subito sull’offensiva e si sono scambiati colpi durissimi nel proporre le rispettive visioni sul mondo. Mentre in Iraq si concludeva nel sangue una giornata segnata da tre attentati che avevano fatto 48 morti, tra cui decine di bambini, Bush ha affermato che nel teatro iracheno “si stanno facendo progressi”. E ha ammonito: “Il piu’ grande disastro sarebbe non vincere in Iraq”. Bush non ha mancato di ricordare che il senatore del Massachusetts ha cambiato idea piu’ volte sulla guerra. “L’unica coerenza del mio avversario e’ la sua incoerenza”, ha detto, “ha cambiato posizione. Non si puo’ cambiare idea in questa guerra contro il terrorismo, se la si vuole vincere. La gente sa da che parte sto io. Chi ci sta ascoltando sa come la penso”. Kerry ha ammesso di non essere stato sempre abile nell’affrontare il tema iracheno. Voto’ a favore dell’intervento armato, ma ha poi criticato il come e fino allo scorso agosto aveva detto che avrebbe votato di nuovo a favore. “Ho commesso un errore nel parlare della guerra, ma il presidente ha commesso un errore nel farla. Quale dei due errori e’ il piu’ grave?”, ha ribattuto, “Abbiamo bisogno di un presidente che abbia la credibilita’ per portare gli alleati intorno a un tavolo e che faccia cio’ che e’ necessario affinche’ l’America non resti isolata. E’ un lavoro che il presidente non ha fatto”. Bush e’ stato costretto dall’avversario a dedicare gran parte del dibattito, condotto da un giornalista, a difendere le proprie scelte sull’Iraq dall’accusa di avere tentato di distogliere l’attenzione del Paese dall’intervento in Afghanistan e dall’infruttuosa caccia a Osama bin Laden. “L’Iraq non era neanche lontamente vicina al centro della guerra contro il terrorismo prima che il presidente lo invadesse”, ha stigmatizzato Kerry che, incalzando l’avversario, ha aggiunto: e’ importante essere forti e risoluti, “ma dobbiamo anche essere svegli”. E ancora: “Non c’era bisogno di quel taglio alle tasse. L’America aveva bisogno di maggiore sicurezza”. La rispostsa di Bush: “Certo che stiamo facendo tutto il possibile per proteggere l’America. Mi sveglio ogni mattina pensando a come proteggere al meglio l’America. Questo e’ il mio lavoro”. I duellanti erano entrati in scena scambiandosi una breve stretta di mano e un sorriso piuttosto teso prima di prendere posizione dietro i rispettivi leggii. Bush a destra del teleschermo, Kerry alla sinistra. Il palco era stato allestito con un fondale di colore blu e una moquette rossa: i colori rispettivamente dei repubblicani e dei democratici. I protagonisti indossavano un completo scuro, la camicia bianca, ma il repubblicano Bush aveva una cravatta a sfondo rosso e il democratico Kerry a sfondo blu. In sala avevano preso posto le rispettive moglie. Bush e Kerry hanno dissentito su tutto, tranne che sull’opportunita’ di mantenere buone relazioni con la Russia per favorire il consolidamento della democrazia e sulla minaccia costituita dalla proliferazione nucleare: e’ la priorita’ del pianeta combatterla. Ma lo sfidante ha contestato le scelte di Bush. “Oggi vi sono terroristi che stanno tentando di mettere le mani su questo materiale, e questo presidente, mi rincresce dirlo, in questi due anni trascorsi dall’11 settembre, ha messo in sicurezza meno materiale nucleare di quanto era stato fatto nei due anni precedenti”, ha affermato Kerry, “Il presidente ha tagliato i fondi per farlo”. Bush ha contestato i dati sulla riduzione degli stanziamenti dicendo che la sua amministrazione li ha aumentati del 35 per cento. Ha affermato che Washington ha promosso “un’iniziativa di proliferazione sicura” che ha coinvolto 60 Paesi, ha smantellato una rete in Pakistan per il contrabbando di tecnologia nucleare, ha convinto la Libia a rinunciare alle armi di sterminio. E’ stato scontro anche sulla strategia per persuadere la Corea del Nord a rinunciare ai suoi programmi nucleari bellici. Kerry si e’ pronunciato a favore di colloqui diretti con il regime di Pyongyang da affiancare alla formula a sei avviata da Bush e che coinvolge anche Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud. “I colloqui bilaterali sarebbero un grande errore. E’ proprio cio’ che chiede (il leader nordcoreano) Kim Jong Il. Vanificherebbero i colloqui a sei. Se accettassimo colloqui bilaterali, sarebbero ben felici di farli fallire. Non credo che la cosa funzionerebbe”. E secondo alcune indagini sarebbe andato a John Kerry il primo dei tre confronti diretti televisivi con George W. Bush per le presidenziali del 2 novembre. Un sondaggio condotto dalla Gallup per l’emittente televisiva Cnn ha assegnato al candidato democratico il gradimento del 47 per cento degli intervistati, mentre al repubblicano Bush e’ andato i 37 per cento. Inoltre il 46 per cento degli intervistati ha detto di essersi fatto un’opinione migliore di Kerry, mentre il 21 per cento ha detto di avere avuto modo di apprezzare meglio Bush. Un’inchiesta a caldo condotta dalla rete Cbs tra 200 elettori ha rilevato che per il 44 per cento Kerry e’ andato meglio, per il 26 per cento e’ stato migliore Bush. Per il 30 per cento il confronto si e’ concluso in parita’. Un sondaggio della Abc su 531 intervistati ha dato a Kerry il 45 per cento e a Bush il 36 per cento; il 17 per cento ha decretato un pareggio. Ma in quest’ultima inchiesta il presidente in carica gode del sostegno del 51 per cento per il voto del 2 novembre, contro il 47 per cento di Kerry. Significativo anche il responso di un gruppo di osservazione selezionato di cittadini del New Hampshire, lo Stato tra i piu’ incerti nei sondaggi. Prima della sfida televisiva, tre dei sette elettori che hanno seguito la diretta dal Saint Anselm College, una piccola universita’ cattolica nei pressi di Manchester, avevano detto di propendere per Kerry ma senza grande entusiasmo. Altri tre si erano dichiarati a favore di Bush con grande convinzione. A conclusione del dibattito, i tre simpatizzanti di Kerry hanno confermato il loro orientamento, ma con maggiore convinzione avendo apprezzato la prova del candidato. I tre di Bush sono rimasti fermi nella loro scelta. L’elettore indeciso, l’ago della bilancia, come ha spiegato Adam Schibley, studente di Scienze politiche, alla fine del dibattito si e’ pronunciato a favore di Bush.


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