Volontariato
Servizio civile, un giovane su quattro non ne ha mai sentito parlare
Un’indagine realizzata su un campione di quasi 4mila giovani tra i 17 e i 28 anni indica che la maggior parte degli intervistati (tre su quattro) conosce il servizio civile universale, nel 41% dei casi in maniera superficiale, ma il 25% non ne ha mai sentito parlare. Eppure, chi vive l'esperienza se ne innamora: viene definita «positiva e arricchente, un'occasione per crescere a livello personale»
Chi vive l’esperienza se ne innamora. E tutti gli altri? Un’indagine realizzata dal dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale, in collaborazione con Swg, su un campione di 3608 giovani tra i 17 e i 28 anni rivela che il 75% degli intervistati ha sentito parlare dell’istituto, ma soltanto il 34% dichiara di sapere bene di che cosa si tratti, il 41% ne ha una conoscenza superficiale, il 25% non ne ha mai sentito parlare. La lacuna informativa è particolarmente accentuata tra i giovani ai margini delle reti sociali e digitali (tra questi, il 57% non lo conosce).
Esplorare il livello di conoscenza e consapevolezza sul servizio civile universale tra i giovani, e le loro motivazioni. La ricerca, realizzata a dicembre scorso, punta a ricostruire la predisposizione a svolgere un’esperienza che da chi l’ha vissuta viene raccontata come trasformativa (qui la storia di una volontaria). I risultati forniscono un quadro dettagliato sui valori, le opportunità e i punti di attenzione che caratterizzano la partecipazione, oltre a offrire una chiave di lettura utile per capire come rendere il servizio civile più accessibile e coinvolgente.
Secondo il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, «l’indagine testimonia l’importanza che il servizio civile universale ricopre per i giovani e rafforza il nostro impegno a favore di questa opportunità. L’introduzione di una riserva del 15% di posti nei concorsi pubblici per posizioni non dirigenziali rappresenta un esempio concreto della strada intrapresa per la formazione personale e l’acquisizione di competenze a beneficio dei giovani volontari. Per rendere davvero “universale” questa esperienza, il governo ha deciso di stabilizzare economicamente il servizio civile per i prossimi tre anni con uno stanziamento complessivo di circa 650 milioni di euro».
Una generazione frammentata
Il report (il documento di sintesi a questo link) restituisce il ritratto di una generazione «molto presente online, ma che sembra usare relativamente poco il web per motivi informativi e più come strumento per monitorare quanto avviene nelle proprie cerchie di riferimento sui social. Una generazione che apprezza chi si impegna, ma che appare sfiduciata sulla possibilità che i singoli hanno di incidere a livello collettivo». L’analisi divide il campione in cinque tipologie di giovani: da un massimo livello di inclusione (alte competenze sociali e relazionali, pari al 35% degli intervistati) a un forte rischio di marginalità (5%). Dal punto di vista delle variabili strutturali, ciò che incide maggiormente è il contesto di residenza, con i giovani dei centri medio-grandi più protagonisti e quelli dei piccoli comuni più marginali.
Per chi è ai margini, un’opportunità sconosciuta
La maggior parte dei giovani intervistati ha già sentito parlare del servizio civile universale, anche se, nel 41% dei casi, soltanto in maniera superficiale. I canali informativi attraverso i quali si viene a conoscenza dell’istituto sono molteplici e differenziati in base agli stili di vita dei giovani. «Prevalgono fonti informali (e spesso poco informate), come amici (39%) e social media (37%)», si legge nel documento, «mentre le fonti più strutturate sono appannaggio dei giovani meglio inseriti nel proprio contesto di riferimento. Per i giovani più ai margini, il servizio civile universale è spesso sconosciuto e sottovalutato, segno della difficoltà che ancora oggi l’istituzione ha nel farsi riconoscere all’interno dei contesti che probabilmente più avrebbero bisogno di fare esperienze di questo tipo». Soltanto una minoranza degli intervistati ha contezza della presenza sul territorio di enti che offrono la possibilità di fare esperienze di servizio civile universale: «la maggiore consapevolezza è più alta tra i giovani del centro-sud e quelli con precedenti esperienze di partecipazione sociale».
Le barriere da superare
Dal report emerge una percezione del servizio civile «come un’esperienza positiva e arricchente, soprattutto come un’occasione per crescere a livello personale (33%) e acquisire competenze utili per il lavoro (23%). La dimensione economica risulta meno rilevante, citata soltanto dal 12%». Eppure, a fronte di un 48% di giovani che si dichiara interessato a partecipare, il 15% è indeciso, mentre il 36% non è interessato. Si nota uno scarto significativo tra il numero di giovani potenzialmente interessato a partecipare e chi partecipa concretamente: soltanto l’8% presenta domanda e appena il 3% conclude l’esperienza. Le principali difficoltà segnalate sono: impegni di studio o lavoro (59%); percezione di opportunità poco stimolanti (25%); scarsa chiarezza sulle modalità di accesso al servizio (10%).
I settori di intervento più apprezzati nelle preferenze sono ambiente e tutela del territorio (34%), educazione e promozione culturale (32%), patrimonio artistico e culturale (31%), progetti digitali (31%). Ambiti più tradizionali come l’assistenza sociale (29%) o la protezione civile (28%) restano comunque rilevanti.
In apertura, un volontario che negli anni passati ha svolto il servizio civile universale in Fondazione Arché
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