Dibattiti
Povertà educativa, ripensare nuovi modelli d’intervento?
Paolo Ragusa, presidente generale dell’Associazione nazionale cooperative sociali - Ancos (e di Als - Mcl), interviene sul mancato rinnovo del fondo di contrasto gestito dall'impresa sociale Con i bambini. «Il Terzo settore», dice, «deve evitare di correre il rischio di apparire autoreferenziale e di difendere il mezzo più che il fine»
di Redazione
«La polemica in corso sul fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, in questi giorni, seppure in un clima quasi rovente e con una diversità di vedute, evidenzia comunque una positiva convergenza di obiettivi tra il Governo e il mondo del Terzo settore. La lotta alla povertà educativa viene assunta da tutti come una priorità del Paese, sulla quale continuare ad agire oggi per difendere il futuro delle nuove generazioni». Così Paolo Ragusa, presidente generale dell’Associazione nazionale cooperative sociali – Ancos (aderente all’Unione nazionale cooperative italiane – Unci), nonché presidente di Associazione lavoratori stranieri -Als di Mcl, si inserisce nel dibattito che si sta sviluppando in ambito nazionale.
«Se da un lato si grida allo scandalo per il mancato rifinanziamento del fondo nella legge di bilancio 2025, dall’altro è oggettivo che questa scelta non interrompa l’azione di contrasto alla povertà educativa, stante che come affermano, in distinte dichiarazioni, sia Maria Teresa Bellucci, viceministra del Lavoro e delle politiche sociali, che Marco Rossi-Doria (qui l’intervista a Sara De Carli), presidente dell’impresa sociale “Con i Bambini”, nel medesimo fondo è presente una dotazione residua di ancora 300 milioni di euro», rileva ancora Ragusa. «Anzi, a queste risorse vanno aggiunte quelle che il governo ha destinato – parliamo di 250 milioni di euro – al finanziamento delle comunità di aggregazione per gli adolescenti dagli 11 ai 18 anni, ma anche i 50 milioni di euro che vanno a finanziare il progetto “Organizziamo la speranza”, finalizzato a rispondere all’emergenza educativa in 15 aree simbolo del Paese, secondo il modello Caivano».
Non difendere più il mezzo del fine
«Oggi il problema riguarda quindi le risorse o, piuttosto, i risultati e l’effettivo impatto delle politiche di contrasto del fenomeno? In questo contesto, il Terzo settore deve evitare di correre il rischio di apparire autoreferenziale e di difendere il mezzo più che il fine», prosegue il presidente di Ancos. «Paradossalmente, negli stessi anni in cui il fondo ha alimentato iniziative e progetti, la povertà educativa è cresciuta in Italia. Gli ultimi dati Istat disponibili sono implacabili: ad esempio, nel 2023 il 70,5% dei giovani tra i 3 i 19 anni non ha mai visitato una biblioteca. Nel 2019 ci eravamo attestati al 63,9%. Il 16,18% dei giovani tra i 6 e i 19 anni non ha partecipato a spettacoli o eventi come cinema, teatro, musei o concerti. Anche questo indicatore è in crescita rispetto al 12,9% di quattro anni prima. Il dibattito sul mancato rifinanziamento dovrebbe trasformarsi in un’occasione per ripensare strumenti e modelli di intervento di contrasto della povertà educativa, salvaguardando e mettendo a sistema il rapporto di sussidiarietà circolare tra la pubblica amministrazione e le forme autorganizzate della società civile».
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