Il caso
Sicilia, sospesa la cancellazione dal registro unico dei 900 enti di Terzo settore
Avranno 30 giorni di tempo per mettersi in regola, colmando eventuali carenze, gli enti siciliani cancellati dal Runts Sicilia. Il portavoce del Forum del Terzo settore regionale, Giuseppe Montemagno: «Speriamo che sia solo l'inizio di un vero dialogo tra politica e sociale»
Una moratoria di 30 giorni. È questo l’esito dell’incontro fra le organizzazioni sociali e l’assessorato regionale alla Famiglia e alle Politiche sociali dal Forum del Terzo settore in seguito alla cancellazione “d’emblée” di circa 900 enti dal Runts Sicilia (la sezione regionale del Registro unico del Terzo settore).
L’assessore al ramo, Nuccia Albano, ha comunicato in una nota che i decreti di cancellazione sono stati sospesi per un mese, ribandendo di essere consapevole che «queste associazioni svolgono un ruolo fondamentale nel tessuto sociale, contribuendo non solo alla fornitura di servizi essenziali ma anche alla creazione di reti di solidarietà e coesione tra le persone». La stessa Albano non ha, però, accettato la nostra richiesta di intervista per entrare più nel dettaglio.
«Il decreto blocca gli effetti della cancellazione», afferma Giuseppe Montemagno, portavoce del Forum del Terzo settore siciliano, «quindi chi aveva anche attività in corso potrà proseguire, però con l’impegno di regolarizzare entro 30 giorni la propria posizione. È ovvio che non si può proseguire all’infinito, così ora chi deve farlo si metterà in regola. Bisogna anche dire che, nel frattempo, alcune associazioni hanno comunque continuato a caricare documenti, perché la piattaforma non è stata mai chiusa. È chiaro che ci impegniamo a sollecitare il nostro mondo a completare gli adempimenti, dando una mano a chi ha difficoltà».
Trenta giorni di tempo, dunque, per capire cosa fare, tenuto sempre conto che, delle circa 900 associazioni, almeno 600 sono realtà non più operative o poco interessare a fare parte attivamente del Runts.
«Indipendentemente da tutta questa situazione», prosegue Montemagno, «quello che poniamo è un tema politico rispetto al fatto che numerose associazioni, lo abbiamo già detto tante volte, gestiscono dei servizi abbastanza delicati per la vita delle persone. Le conseguenze di una cancellazione ricadrebbero, per esempio, sulla sanità perchè, se domani l’ospedale non avrà più sacche di sangue, a chi spetterà il compito di occuparsi di questa carenza? Lo abbiamo fatto presente oggi all’assessore come Forum, in quanto organismo di rappresentanza del Terzo settore. Noi abbiamo dimostrato la massima disponibilità a dialogare con l’amministrazione pubblica, perché sulle politiche sociali il Terzo settore deve essere coinvolto come portatore di tutte quelle informazioni che spesso mancano alla politica».
Essere, dunque, convolti, in fase preliminare, proprio per evitare che scoppi un altro caso, come quello di queste settimane, che sembra avere trovato una soluzione senza conseguenze gravi grazie all’intervento tempestivo del Forum del Terzo settore. Una realtà, che rappresenta e tutela 54 associazioni, la maggior parte delle quali hanno sezioni che contano un centinaio e forse più sedi che lavorano per combattere fragilità di ogni genere.
«Si è capito che c’è un problema più generale», aggiunge Ferdinando Siringo, presidente del Movimento di volontariato italiano (Movi) Sicilia «perchè, quanto parliamo di Terzo settore parliamo di associazioni, enti che si occupano di politiche sociali, sanitarie, di migranti, minori, anziani. Fronti per i quali non si possono prendere decisioni avventate. Siccome ormai siamo in una logica di sussidiarietà, all’interno della quale opera il Terzo settore, in molti casi braccio operativo, non ci si può dimenticare di confrontarsi con noi. È giusto che l’amministrazione controlli ed elimini gli enti che non hanno più requisiti o che addirittura non esistono più, ma magari chiederci una mano per far circolare meglio l’informazione? Quanto stava accadendo era un campanellino d’allarme che, ascoltato, avrebbe evitato tanti problemi».
L’augurio è, dunque, che il polverone sollevato all’interno del Runts sia solo l’inizio di un’interazione non solo con l’assessorato regionale alla Famiglia e alle Politiche sociali, ma anche con tutti gli altri che hanno competenze nella relazione con il Terzo settore. Se lo augura anche chi segue le associazioni con un afflato meno empatico, ma parimenti teso a dare risposte alle emergenze sociali.
«Nella vicenda che ha coinvolto gli enti siciliani», spiega Massimo Romano, consigliere dell’Ordine dei commercialisti di Palermo delegato al Terzo settore, anche lui presente all’incontro tra Forum e Regione Siciliana, «abbiamo fornito un contributo di relazione con gli uffici e di supporto agli enti. Abbiamo, per esempio, chiesto un maggiore approfondimento da parte del Ministero sulla questione della devoluzione dei beni da parte degli enti cancellati dal Runts, perché riteniamo che questo obbligo sia sostanziale. In un tale momento questo è il nodo, considerato che il decreto che ha sospeso gli effetti della cancellazione vada a ripristinare un equilibrio, dando la possibilità agli enti che non hanno adempiuto ai loro obblighi di effettuare una remissione in bonis e sanare la loro situazione».
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