Idee Migranti

La liberazione del torturatore Almasri toglie il velo alla propaganda del Governo

Questo governo, come del resto hanno fatto quelli che lo hanno preceduto, almeno dal 2017 in poi, i trafficanti li ospita, li paga, li addestra, e cede continuamente ai loro ricatti. Dovremmo veramente sentire una profonda inquietudine di fronte a Stati che usano il pugno di ferro con chi non ha colpe e cerca di salvare vite in mare e lascia liberi criminali ricercati dalla Corte penale internazionale

di Alessandra Sciurba

Cosa dovrebbe fare uno Stato costituzionale di diritto se avesse la possibilità di fermare, con mezzi legali e istituzionali, uno stupratore seriale, torturatore sistemico, assassino e autore di crimini contro l’umanità e crimini di guerra, riconosciuto come tale dalla Corte penale internazionale? Fino a qualche tempo fa sarebbe sembrato ovvio cosa rispondere. Ma oggi non è più ovvio niente, tanto meno le garanzie e i vincoli che il diritto internazionale dovrebbero porre al potere politico.

Il nostro Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, infatti, ha scelto, ignorando una comunicazione ufficiale del Procuratore generale, di far liberare il criminale di cui sopra, Najem Osama Almasri, che poi il nostro governo ha rimandato a casa con un volo di stato e ad attendere il quale c’erano il resto dei miliziani libici in festa.

Il cavillo giudiziario sollevato per la sua scarcerazione è un’offesa a quel che resta dell’intelligenza dell’opinione pubblica italiana: Nordio ci avrebbe messo un istante, il tempo di scrivere una nota, per risolverlo e consegnare alla Corte penale internazionale Almasri, come ogni Stato aderente sarebbe stato tenuto a fare.

E invece, il capo della polizia penitenziaria libica, nonché responsabile di centri di detenzione, come quello di Mitiga, dove le Nazioni Unite hanno dichiarato che accadono ogni giorno “inimmaginabili orrori”, ha potuto fare un ameno viaggio in Europa, concluso a Torino, dove ha anche assistito alla partita di calcio della Juventus allo stadio, ed è poi ritornato serenamente a casa a continuare a perpetrare i suoi crimini pagati in parte dalle nostre tasse sulla base dell’accordo tra l’Italia e la Libia per il controllo dei confini.

Il Capo milizia Almasri è stato “ovviamente” espulso in quanto soggetto pericoloso, con un divieto di reingresso in Italia per 15 anni, ma il nostro governo continuerà senza colpo ferire a finanziare lui, e tutti quelli come lui, purché chi fugge dalla Libia venga riportato indietro e torturato ancora, poi rimesso in mare e ricatturato a fini di estorsione, lucrando tante volte sulla stessa persona, diventata vittima di tratta all’infinito grazie alle politiche italiane.

Possiamo almeno smettere di sentirci dire, come ha fatto Giorgia Meloni all’indomani della strage di Cutro, che questo governo persegue i trafficanti di essere umani addirittura «per tutto l’orbe terracqueo»? 

Questo governo, come del resto hanno fatto quelli che lo hanno preceduto, almeno dal 2017 in poi, i trafficanti li ospita (come accadde con il comandante Bija nel centro per richiedenti asilo di Mineo), li paga, li addestra, e cede continuamente ai loro ricatti.

In carcere, invece, ci vanno i profughi e comunque sempre i poveri e disarmati, più di 3mila negli ultimi dieci anni, che si sono ritrovati a tenere in mano un timone scassato di barche che vanno a picco, o che non hanno fatto neppure quello, come nel caso dei giovani calciatori libici condannati a 30 anni per strage solo per avere cercato di continuare a studiare e giocare a pallone lontano dalla guerra.

Se avessimo un po’ di memoria storica dovremmo veramente sentire una profonda inquietudine di fronte a Stati che iniziano a usare il pugno di ferro con chi non ha colpe, solo per propaganda, o a criminalizzare azioni che prima erano diritti o addirittura doveri, come quelle di manifestare ed esercitare il proprio pensiero critico, o di salvare le vite in mare quando sono in pericolo, mentre i criminali veri si sentono e sono sempre più impuniti.

È questa la direzione che sta prendendo l’Italia in buona compagnia di gran parte della comunità internazionale, e il diritto internazionale dei diritti umani è sempre di più un fastidio per i potenti del mondo. Del resto, non era scritto sulla pietra, era una convenzione nata dal sangue e dal dolore di generazioni devastate dai totalitarismi. Quelli a cui da sempre più parti si torna a inneggiare.

Foto LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili: Giorgia Meloni a Tripoli per rilanciare la strategia migratoria (Luglio 2024) 

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.


La rivista dell’innovazione sociale.

Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti
e funzionalità esclusive