Economia

Friuli: coop sociali, senza gradualità aumenti retributivi rischiamo crisi

Si riunisce domani in assemblea una delle più grandi coop sociali italiane per discutere con i soci l’ipotesi di aumenti scaglionati

di Francesco Agresti

Aumenti retributivi graduali per scongiurare la crisi. La cooperativa sociale Itaca, realtà che opera in tutto il Nordest dal 1992, e che nel 2003 ha occupato mediamente 780 soci lavoratori (oggi sono già 900) e prodotto un fatturato di 16 milioni di euro, ha convocato un?assemblea per discutere sugli aumenti retributivi previsti dal nuovo contratto collettivo nazionale firmato qualche mese fa. ?Il consiglio di amministrazione?, fa sapere la coop sociale con una nota, ?ritiene gli aumenti decisi (pari all’11,8% della retribuzione lorda, distribuiti in tre tranches successive, fissate rispettivamente all’1.1.04, 1.11.04 ed 1.11.05) minimali rispetto ai propri livelli salariali estremamente bassi. Parimenti il CdA di Itaca condivide il giudizio già espresso dalle Associazioni di cooperative sociali della regione Friuli Venezia Giulia, secondo le quali attualmente le coop dispongono delle risorse economiche per attuare gli aumenti contrattuali. Si tratta di una situazione generalizzata propria di tutte le realtà cooperative del Friuli Venezia Giulia, cui si sottraggono solamente le cooperative sociali “di tipo b” (quelle di utenti), grazie all’esonero dall’Irap deciso dalla Regione, esonero di cui invece non possono usufruire le coop sociali di ‘tipo A? Il problema non riguarda solo Itaca ma l?intera cooperazione sociale regionale. ?La cooperazione sociale friulana?, prosegue la nota, ?ha chiesto alla Regione l?adozione di provvedimenti urgenti tra cui: l’esenzione dall’Irap per la cooperazione sociale “di tipo a”, il superamento dell’interpretazione rigida che la nostra Regione dà alla regola europea del “de-minimis”, bloccando ogni finanziamento alle cooperative. A Comuni, Aziende sanitarie ed altri enti invece si è rivolta per chiedere il riconoscimento dei maggiori costi che derivano dall?applicazione del nuovo Ccnl nelle revisioni prezzi degli appalti, norme che tutelino le cooperative regionali (che pagano i contributi assistenziali e pensionistici sul “salario reale”, cioè su tutta la paga lorda) rispetto all’invasione da parte delle cooperative esterne che usufruiscono dei “salari convenzionali” (cioè pagano anche solo metà dei contributi Inps). Di fronte ai risultati incerti dei primi contati con la Regione, le associazioni di cooperative Legacoop Fvg, Federsolidarietà Fvg e Agci Fvg hanno richiesto alle organizzazioni sindacali un accordo di gradualità, per concordare realisticamente quali aumenti sarà possibile concedere in rapporto agli effettivi stanziamenti di Regione, Comuni, Aziende sanitarie. ?L’obiettivo della richiesta di accordo di gradualità?, aggiungono da Itaca, ?è quello di permettere di concedere tutti gli aumenti possibili, senza mettere le cooperative in stato di crisi. Uno stato di crisi eventuale che danneggerebbe in primo luogo gli stessi soci. La questione non è interna alle cooperative, men che meno a Itaca che ritiene il Ccnl la base minima di retribuzione dei soci, che sono retribuiti più dei dipendenti: chi deve pagare i costi contrattuali sono gli enti pubblici, che non possono usare la cooperazione sociale come elemento di risparmio sui costi del personale e dei servizi sociali?


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