Mondo

Iraq: I costi insensati di una guerra sbagliata

Il megaorologio sulla facciata di un hotel di New York, all'angolo tra Broadway e la 47/esima Strada, colpisce i contribuenti americani laddove molti tengono il cuore: nelle tasche

di Riccardo Bonacina

L’enorme orologio digitale (per vederelo online: www.projectbillboard.org) aggiorna progressivamente i costi della guerra in Iraq: quelli economici, senza tenere conto di quelli umani. Il ‘conta spese’ e’ stato issato su iniziativa di due gruppi d’azione civile contrari al presidente George W. Bush: sorge proprio a pochi isolati dal Madison Square Garden, dove la prossima settimana si terra’ la convention repubblicana, che ufficializzera’ la nomination di Bush alla riconferma alla Casa Bianca. La cifra di partenza affissa era di 134 miliardi e mezzo di dollari. Ma in Iraq il denaro dei contribuenti americani fugge inarrestabile: 177 milioni di dollari al giorno, stando ai calcoli. Per i piu’ pignoli, 7 milioni e mezzo all’ora o 122.820 al minuto. New York non e’ nuova a queste forme di protesta: nel 1989, ospito’ un orologio che segnava la crescita del debito pubblico e nel 1993 un altro contro la vendita indiscriminata di armi da fuoco teneva a Times Square il macabro conteggio delle vittime. Solo a Baghdad, dall’inizio del conflitto, gli iracheni morti sono oltre 10.000. E le stime, per tutto il Paese, giungono a decine di migliaia: si azzarda il calcolo di 30 morti iracheni per ogni militare della coalizione. Dalla capitale irachena, l’Ap riferisce che, nella clinica Sheick Omar, un registro dei decessi ne conta 10.363 morti, nell’area urbana e periferica, dal 19 marzo 2003 a tutto ieri. Si tratta di decessi in seguito ad attacchi aerei e scontri tra iracheni e forze della coalizione, ma anche di vittime d’attentati e atti di violenza in genere. Sono esclusi le morti per cause naturali. La cifra viene pubblicata nel giorno in cui i mille volti dei soldati americani morti in Iraq campeggiano sulle pagine dei maggiori quotidiani statunitensi. Baghdad e’ solo una delle 18 province dell’Iraq. Non ci sono dati affidabili per il resto del Paese, ma e’ probabile che zone come il triangolo sunnita -Baghdad, Tikrit, Ramadi-, o Najaf e l’area sciita, teatri degli scontri piu’ sanguinosi, abbiano pagato tributi di sangue anche maggiori. Paul Bremer fino al 28 giugno, aveva ufficialmente scelto di non tenere il conto delle vittime irachene. Oggi, e’ piu’ difficile farlo per le autorita’ locali. Amnesty International ha contato oltre 10.000 vittime tra i civili iracheni nel primo anno del conflitto -siamo a quasi 18 mesi-, basandosi su informazioni di stampa. Iraq Body Count, un’altra organizzazione umanitaria, che raccoglie i dati in modo analogo, ipotizza un numero che oscilla tra 11.793 e 13.802, cui vanno aggiunti gli iracheni caduti in armi, soldati regolari o guerriglieri. E la sede di Baghdad di Human Rights Organization arriva a contare oltre 30.000 vittime civili. Le persone rimaste uccise in Iraq in attentati sono 3.000, e 12.000 quelle ferite, ha affermato oggi il primo ministro iracheno Iyad Allawi che si trova nella citta’ meridionale di Bassora. ”Gli attentati terroristici in Iraq hanno provocato oltre tremila morti e piu’ di 12mila feriti, ha detto il premier. Questi non ha precisato in quale lasso di tempo cio’ e’ avvenuto, ma verosimilmente si riferisce al periodo che parte dalla caduta di Saddam Hussein, nell’aprile 2003. Superato anche il tragico traguardo dei mille militari Usa uccisi in iraq, ormai una settimana fa, quelle della coalizione, hanno superato le 1100.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA