Sostenibilità
Giovani: A cambiare il mondo comincino gli altri
Una ricerca internazionale dellUnesco e dellUnep rivela gli atteggiamenti dei giovani sul consumo sostenibile
Cambiare il mondo attraverso il consumo ?consapevole?? I giovani italiani ci sperano ma ci credono poco. Un progetto di ricerca promosso dall?Unesco (organizzazione Onu per l?educazione la scienza e la cultura) e da Unep (organizzazione nazione unite per l?ambiente) ha coinvolto 10mila giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni residenti in grandi città di 24 paesi, dal Canada al Giappone e dal Camerun alla Cina. Interessante il dettaglio che alla somministrazione dei questionari hanno partecipato in buona parte dei volontari di associazioni ambientaliste
Per l?Italia sono stati intervistati 300 giovani romani a cui si è chiesto la propria concessione del mondo e il modo in cui essi potevano contribuire a cambiarlo attraverso un comportamento di consumo doveroso e consapevole delle conseguenze ecologiche. Ebbene secondo Antonio Fasanella, ricercatore del dipartimento di ricerca sociale della facoltà di sociologia dell?università La Sapienza di Roma la struttura che ha elaborato i dati, l?atteggiamento dei giovani italiani è sostanzialmente contraddittorio e si caratterizza per il fatto di assecondare un meccanismo di sentimento di inefficenza-deresponsabilizzazione-delega. In breve : ?la posta in gioco è certamente importante ma nel mio piccolo non posso fare nulla di davvero efficace e quindi ci pensino prima i governi, le istituzioni internazionali, le industrie?.
Non ci trovammo però davanti ad una rinuncia incondizionata. Mentre i ?poteri riconosciuti? vengono investiti di responsabilità da una percentuale di intervistati che va dall?83% al 91%, rimane comunque un bel 74% di giovani che ritiene che un ruolo possano avercelo anche loro, come gruppo sociale, e in generale che ce l?abbiano i cittadini. Va detto però che quando si chiede loro se pensano che il loro impegno personale, attraverso loro comportamenti di acquisto, possa migliorare il mondo la percentuale scende al 62% .
Non che manchi chiarezza sulle priorità : il 94% del campione ritiene che la riduzione dell?inquinamento sia un problema urgente e il 72% punta il dito contro il divario nord-sud del mondo, altra questione fondamentale.
Ma nell?acquisto prevalgono ancora altri criteri di selezione da quelli valoriali-ecologici: il primo criterio di scelta dei giovani intervistati è la qualità (73%) , segue il prezzo (54%) e solo dopo la moda (35%) ma quasi mai l?impatto sull?ambiente del prodotto (60% non lo ritiene un criterio di scelta).
Eppure rimane una speranza: quote importanti di giovani hanno affermato che cambierebbero il loro comportamento di consumo disponendo di maggiori notizie sull?impatto ambientale della fabbricazione (62%), dell?uso (59%) dello smaltimento (54%) dei prodotti da acquistare. Fatto questo che in qualche modo si incrocia con la constatazione statistica che i giovani più ottimisti sulla possibilità di agire nel proprio piccolo sono quelli che hanno un titolo di studio più alto e una maggiore esposizione all?informazione.
Diamo ora una occhiata a cosa ne pensano i giovani consumatori del resto del mondo.
Il 52% dei giovani dei 24 paesi ritiene che sia lo smaltimento dei rifiuti il problema con la maggiore ricaduta ambientale e il 42% attribuisce un analogo impatto negativo al turismo, il 41% allo speco dell?acqua e il 29% all?uso dell?energia. Solo l?11% vede una connessione tra i propri acquisti in cibo (ed il 7% in vestiti) e i danni per l?ambiente.
La qualità ecologia dei prodotti è ritenuta più importante dai giovani del Camerun (64%) e del Kenya (40%) e meno importante in Korea, Russia, Francia, Italia e Norvegia (tutte meno del 29%) Il 65% ritiene che se stesso e i propri coetanei stanno consumando troppo e in questo giudizio i giovani africani sono più autocritici rispetto agli europei orientali.
Per il 37% degli intervistati la ricerca è stata la prima occasione della loro vita per interrogarsi sul rapporto tra consumi e impatto ambientale, soprattutto se africani, asiatici o italiani!
Alla domanda se avere di più li renderebbe più felici il 44% ha messo una bella croce sulla risposta ?Si, Molto!?, in modo particolare nei paesi africani e asiatici insieme ai giovani bulgari, ed è facile intuire il perché, mentre manifestano desideri più sobri argentini, canadesi, giapponesi, australiani, polacchi e norvegesi (25%).
Infine, chi dovrebbe fare qualcosa per migliorare il mondo? Il 46% ha indicato i cittadini come ?principalmente responsabili? ( ma il dato relativo cala sensibilmente nei paesi dell?Est europeo, in Camerun e in Norvegia dove invece più che altrove si chiede alle organizzazioni internazionali di prendere le redini dei problemi di sostenibilità ambientale) , il 44% chiama in causa i governi, il 40% le Nazioni unite, il 38% i giovani e solo il 36% attribuisce a se stesso una responsabilità di azione.
Il testo completo della ricerca internazionale è disponibile in inglese sui siti di Unep e Unesco o sul sito www.sustainable-consuption.net Lo studio italiano è reperibile presso il Rismes (dipartimento di ricerca sociale e metodologia sociologica ?Gianni Statera? www.rismes.it 06 84403351 e presso l?Anpa 0650072183, la struttura istituzionale tecnico scientifica per la tutela dell?ambiente che ha partecipato anch?essa al progetto italiano.
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