Welfare

Carcere: Sofri, in galera solo disperazione. Indultino misura inutile

''Da molto tempo ormai le prigioni italiane sono diventate una scuola di violenza, sostiene in un'intervista a REPUBBLICA Adriano Sofri

di Redazione

”Da molto tempo ormai le prigioni italiane sono diventate una scuola di violenza, sostiene in un’intervista a REPUBBLICA Adriano Sofri, condannato a 22 anni di reclusione come mandante dell’omicidio Calabresi. ”Si’, la cella e’ oggi un luogo privilegiato di addestramento, speranza e coltivazione della non violenza – dice Sofri – Poi pero’ succede che c’e’ una lotta esasperata di un braccio di Regina Coeli e allora ecco la predica: cosi’ facendo non fate che danneggiare voi stessi. Ma cosi’ non facendo non succede proprio nulla. Ripeto quella di Regina Coeli non e’ stata una sommossa. Rivolte vere non succederanno piu’. Si’, ogni tanto ci saranno ancora queste fiammate brevi e localizzate. Ma non esiste piu’ la popolazione carceraria che era in grado di fare rivolte organizzate e contagiose come in quegli anni. Ora c’e’ solo disperazione”. ”Cose come quella di Regina Coeli – racconta Sofri – succedono ininterrottamente. Succede dovunque, nelle carceri italiane, che ci siano dei disperati per l’astinenza, o disperati imbottiti di terapia, o semplicemente disperati che incendiano il materasso e rischiano cosi’ di soffocare assieme ai loro compagni. Disperati che si tagliano, che sanguinano, che ingoiano qualunque oggetto, che fanno risse all’ora d’aria perche’ non hanno altro modo di sfogare la vita che vivono in condizioni spaventosamente provocatorie in una cella”. ”Quando si parla dell’aumento dei suicidi in carcere bisognerebbe in realta’ rovesciare la domanda: come mai se ne ammazzano cosi’ pochi? Come riescono a sopportare quella disperazione quotidiana?”. Ogni volta che “riemerge” la “questione carceraria” si torna a parlare di provvedimenti di clemenza. ”Amnistia, indulto. Nelle carceri continuano a risuonare queste due parole ormai esauste. Quello che fa piu’ impressione e’ che di fronte allo stato clamoroso delle condizioni delle carceri (compreso il sovraffollamento, ma non e’ l’unica emergenza), di fronte a questo stato di dissipazione e dilapidazione di corpi umani per la prima volta nella storia repubblicana e pre-repubblicana, da 13 anni non c’e’ stata nessuna misura di clemenza. L’indultino? Non e’ stata una misura di clemenza, e’ stata una beffa, lo dicono gli stessi addetti ai lavori. Ha provocato solo quella specie di buriana allarmistica, con i giornali che titolavano: “Domani saranno liberati 10 mila detenuti”. Ebbene sono stati liberati ufficialmente 5 mila detenuti nell’arco di un anno e nell’arco di questo stesso anno molti di quelli che sono usciti per l’indultino sarebbero comunque stati rimessi in liberta’ perche’ la clemenza valeva solo per quelli che erano sotto i due anni di pena. No, l’indultino non e’ servito a niente”, conclude Sofri.


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