Medio Oriente

Gaza, parla la Croce rossa internazionale: «La tregua? Per ora nessuna certezza per un via libera all’umanitario»

Da giorni si parla di una possibile tregua tra Israele e Hamas, ma ancora non c'è stato nessun annuncio ufficiale. Che cosa è lecito aspettarsi qualora arriverà il tanto atteso cessate il fuoco? «Non solo bisognerà attendere l’annuncio», dice Tommaso Della Longa, portavoce della Federazione internazionale delle società di Croce rossa e Mezzaluna rossa, «ma i cambiamenti dettati dalla concreta operatività. La situazione è imperscrutabile, al momento è azzardato fare ipotesi»

di Luigi Alfonso

I raid aerei israeliani si sono succeduti anche oggi in varie aree interessate dalla guerra in Medio Oriente. Secondo l’emittente araba Al Jazeera, almeno 22 persone sono morte negli attacchi sferrati nelle prime ore alla Striscia di Gaza, allontanando la prospettiva di un accordo sul cessate il fuoco che, insieme alla liberazione degli ostaggi, da più fonti viene comunque dato per imminente. L’annuncio ufficiale, tuttavia, ancora non c’è. A Doha, sede dei negoziati, le trattative proseguono e si cerca di venire incontro alle rispettive richieste. Secondo una fonte palestinese, citata dal quotidiano Al-Araby Al-Jadeed, uno dei nodi da sciogliere è la richiesta presentata dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, di aggiungere i militari alla lista dei 33 ostaggi che dovrebbero essere rilasciati nella prima fase del cessate il fuoco, il quale potrebbe durare 42 giorni. Stando alle indiscrezioni, in quell’arco temporale verrebbero rilasciati bambini, donne (comprese alcune militari), anziani e malati.

Dal report aggiornato dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari – Ocha, dall’inizio di questo conflitto ad oggi sono 46.645 i morti accertati tra i palestinesi, mentre sono 1.589 le vittime di parte israeliana. Oltre i 110mila i feriti tra i palestinesi, poco meno di ottomila quelli israeliani, 160mila le abitazioni distrutte nella sola Gaza e 1,9 milioni i profughi.

«Viviamo con il fiato sospeso», commenta Tommaso Della Longa, portavoce della Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa – Ifrc. «Magari potrebbero saltare fuori novità tra cinque minuti, e ne saremmo ben lieti, ma è impossibile fare ipotesi, tanto più che noi non siamo nel negoziato. Continuo a essere positivo perché, sino a quando le trattative sono aperte, significa che c’è dialogo tra le parti. Insomma, in sé è una buona notizia. La speranza è che si arrivi presto a cessare le ostilità. Negoziazioni di questo tipo sono delicate. Poi, bisognerà comunque vedere le modalità che saranno stabilite».

Ciò che sta accadendo a Gaza ormai è sotto gli occhi di tutto il mondo, e non da oggi. Tuttavia, mai come stavolta i soccorritori sono stati a rischio. «Purtroppo abbiamo perso dei colleghi della Mezzaluna Rossa sia da parte israeliana, sia da parte palestinese», sottolinea Della Longa. «Abbiamo visto cose terribili: bambini piccolissimi morire assiderati, ospedali privi di medicinali. A Gaza non entra nulla e manca di tutto. Nell’ultimo periodo sono arrivati a destinazione pochissimi Tir con viveri e farmaci, potremmo contarli con le dita di due mani, non di più. Questo ovviamente è inaccettabile. Non ci sono le condizioni minime di sicurezza per operare: la parte più frustrante è ripetere sempre le stesse cose e vedere che nulla cambia».

Ogni guerra è atroce. Però stavolta sono saltate tutte le regole. «È un dato di fatto, dal 7 ottobre 2023 in poi. Non mi azzarderei a dire che è la prima volta che si arriva a certe situazioni limite, non mi va neppure di stilare una classifica della sofferenza. Certo è che la vastità di questa sofferenza è tale che bisogna intervenire al più presto. Poi, ovunque ci sia un conflitto armato, ci sono problematiche complesse e dolorose: penso per esempio al Sudan, dove c’è un imponente movimento di rifugiati. Ma qui la situazione è drammatica, fuori controllo da oltre un anno, anche perché a Gaza non si può entrare e soprattutto non si può uscire».

Che cosa è lecito aspettarsi, qualora arriverà il tanto atteso cessate il fuoco? Della Longa è molto schietto, a tal proposito: «Per dirlo, non solo bisognerà attendere l’annuncio, ma addirittura i cambiamenti dettati dalla concreta operatività. La situazione è imperscrutabile, al momento è azzardato fare ipotesi. Ci sono tanti se, come sempre in questi casi: se vengono rilasciati gli ostaggi, se c’è uno stop al conflitto per un certo numero di giorni, se gli accordi vengono rispettati del tutto… insomma, occorrerà del tempo per capire le conseguenze. Al momento, l’unica cosa certa è che le nostre richieste sono rimaste immutate rispetto ai primi giorni: protezione per gli operatori umanitari e civili, con accessi umanitari in sicurezza e senza alcun tipo di blocco; operazioni umanitarie di dimensioni immensamente più grandi, per far fronte a un’emergenza altissima e consegnare i beni necessari; liberazione senza condizioni di tutti gli ostaggi. Queste, in verità, sono le richieste e le aspettative non solo della Croce Rossa ma di tutte le organizzazioni che operano per aiutare la popolazione civile».

Foto/Abdel Kareem Hana/Associated Press/LaPresse

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