Famiglia

La loro vita riprende ma che vita sarà?

E' indispensabile prestare il massimo supporto ai più piccoli. A quelli direttamente colpiti dalla strage come a quelli choccati dalle immagini in tv.

di Ernesto Caffo

Bambini nudi e spaventati che corrono accanto a militari armati. Pile di corpi stesi a terra e coperti da sacchi neri. Volti di adulti impietriti dal dolore della perdita e dall?estenuante ricerca dei propri figli. Il pianto collettivo, il lamento dei nonni e dei genitori di Beslan, abbandonati sui corpi dei loro bambini. Piccole bare che vanno avanti e indietro, seguite da donne e adolescenti che stringono foto di figli, fratelli e sorelle. Gli adulti di domani Le immagini e le drammatiche narrazioni degli avvenimenti di Beslan sollecitano gli adulti, ancor più se professionisti della salute mentale dell?età evolutiva, a una riflessione sul futuro che attende bambini e adolescenti testimoni di simili violenze: su come il benessere dei bambini sia fortemente influenzato dagli eventi che caratterizzano la storia di un Paese e su come il futuro di questo Paese sia a sua volta condizionato dalla salute mentale delle giovani generazioni. è noto oggi all?interno della comunità scientifica che un?esperienza traumatica non costituisce solo un fattore di rischio per una serie di disturbi mentali (disturbo post traumatico da stress, disturbi depressivi, disturbi d?ansia, etc.) ma può anche condizionare lo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale del bambino, i suoi processi di apprendimento e socializzazione: le ferite, come evidenziano recenti ricerche, possono trasformarsi in aggressività e rabbia, arrivando ad alimentare nuova violenza. Di qui la grande responsabilità che grava oggi sui professionisti della salute mentale, chiamati a trovare risposte concrete ed efficaci per i bambini di Beslan, ma anche per quelli coinvolti nel conflitto israeliano-palestinese o nella guerra in Iraq, per tutti quei bambini e quegli adolescenti che quotidianamente, in diverse aree del mondo, sono vittime e testimoni di guerre, attentati terroristici, disastri naturali e violenze familiari. Spettacolo di violenza Ma ancora non basta. La violenza e la drammaticità di questi eventi entra nelle case di milioni di bambini, grazie alla tv, a Internet e alla carta stampata: anche un?immagine, ancor più se continuamente riproposta, può turbare profondamente bambini e adolescenti, apparentemente lontani e protetti. L?intervento in situazioni traumatiche che coinvolgono minori non può allora limitare la propria attenzione alla salute fisica, ma deve estendersi alla dimensione della salute mentale e del benessere psicologico. L?identificazione di linee guida e modelli di intervento condivisi e di dimostrata efficacia richiede da un lato una collaborazione internazionale tra studiosi, uno scambio di riflessioni ed esperienze, dall?altro la capacità di valorizzare le risorse locali, la famiglia, la scuola e le altre istituzioni presenti negli specifici contesti socio-culturali. La loro attuazione richiede però anche una concreta collaborazione tra comunità scientifica, governi e istituzioni. Qual è il ruolo del non profit in questo scenario? Telefono Azzurro negli ultimi anni si è impegnato sul tema del trauma nell?infanzia, del terrorismo, della guerra, maturando diverse esperienze sul campo (come in Molise, dopo il terremoto del 2002) e promuovendo collaborazioni tra esperti provenienti da Usa, Israele, Iraq, Egitto, Iran, Australia, Libano, Estonia, Germania, Francia e Nuova Zelanda. Questi stessi esperti, che lo scorso anno si sono incontrati in occasione di un convegno su questi temi e hanno siglato la Carta di Roma – un documento programmatico che definisce il loro impegno -, nelle ultime ore si stanno attivando per studiare un intervento a supporto della popolazione e dei bambini di Beslan. Si sta dunque delineando un nuovo ruolo per il non profit, che oggi è chiamato a dar prova non solo di disponibilità e grande impegno, ma anche di specifiche competenze nella ricerca, nello sviluppo e nella realizzazione di programmi di intervento.

Info: Da Telefono Azzurro Un vademecum

Dedicare loro molta attenzione e tempo; aiutarli a capire cosa è successo; rispondere con sincerità e parole semplici; aiutarli ad esprimere cosa sentono; controllare il loro stato fisico; proteggerli dalle immagini della tv. Sono alcuni dei consigli che Telefono Azzurro, attraverso un vademecum, rivolge ai genitori (e anche agli insegnanti) dei nostri bambini che, attraverso i media, in questi giorni sono esposti a immagini terribili e spesso difficili da spiegare. Tutto da leggere su:

www.azzurro.it


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