Famiglia

Lo sfogo di Lella Costa. Noi donne, spiazzate dall’orrore fatto donna

Uno choc nello choc: quelle ragazze che non hanno esitato a far fuoco sui bambini. Un pensiero che tormenta. Come una famosa attrice confessa

di Gabriella Meroni

Mute. Come davanti a un precipizio che toglie il respiro. Così sembrano le donne in questi giorni in cui il terrorismo mostra al mondo il suo volto più feroce. Mentre i mass media grondano dichiarazioni e prese di posizione di politici, intellettuali e osservatori (tutti uomini), mentre sindaci e presidenti di associazioni (uomini) organizzano marce e aiuti per l?Ossezia, non si ode la voce delle donne, delle politiche, delle intellettuali, o anche solo delle persone comuni. Unica eccezione, le due amiche che hanno ideato via sms l?iniziativa delle candele per ricordare i bambini di Beslan. Ma è, appunto, un?eccezione. «Una significativa afasia», l?ha definita Marina Terragni su Io Donna, denunciando la contraddizione tra chi, come André Glucksmann (uomo), indica la via d?uscita dal terrore nella joie de vivre femminile e loro, le presunte salvatrici, che si rinchiudono di nuovo, come decenni fa, in un silenzio per nulla d?oro. Proprio ora, quando tocca a loro parlare, spiegare, soddisfare la preoccupata curiosità di figli sconvolti dagli eccidi dei loro coetanei. Un caso, un?attesa fatta di meditazione, una scelta in favore del ?fare? o un segnale di una pericolosa marginalità? Peggio: di una resa? Lella Costa, attrice e protagonista delle lotte femminili, che con il suo ultimo spettacolo porta in palcoscenico il grido della Cassandra di Christa Wolf, che si straccia le vesti per il sangue sparso da mani di donna, riflette e considera: «L?orrore che cresce ci ha lasciato senza parole. Letteralmente». Vita: Le immagini di Beslan hanno colpito tutti, ma forse più di altri le donne, sicuramente le madri. Come mai a questo dolore non ha fatto seguito la pubblica indignazione delle donne? Lella Costa: È sempre più difficile, ultimamente, per le donne trovare un linguaggio comune al di là delle tematiche ?nostre?, che ci riguardano da vicino. È talmente difficile giudicare, esprimere un?idea che non sia scontata o retorica che non mi sento di fare una colpa alle donne per questa loro discrezione. Ma forse non è solo discrezione. Vita: C?è qualcosa di più profondo? Costa: Sì, ed è lo sgomento di aver assistito alla trasformazione delle donne da vittime in carnefici. Davanti alle vedove nere che si fanno saltare in aria circondate da bambini c?è stato in noi un ritrarsi istintivo. Come dice la Cassandra di Christa Wolf: «Perché io non posso ammettere in una donna il desiderio di morte». Le donne nella storia sono state raramente carnefici, e se oggi lo diventano deve essere successo qualcosa di misterioso, dev?essere intervenuta una disperazione, una manipolazione. Con il cuore non la accetto, forse razionalmente posso anche capirlo, però come è difficile dire qualcosa. Qualsiasi cosa. Vita: È l?orrore dell?orrore? Costa: Ormai sono saltati tutti i punti di riferimento, non c?è bambino che tenga. I miei amici di Emergency in Sierra Leone hanno dovuto curare una bambina di otto mesi cui una bambina-soldato aveva tagliato un braccio. Non ho mai mitizzato le donne, so che anche noi possiamo essere spietate, ma qui è diverso, non è razionale, è guerra, è distruzione totale. Vita: L?atteggiamento femminile, soprattutto in politica, cambia quando si toccano argomenti come la fecondazione artificiale, su cui non c?è stata onorevole che non abbia detto la sua. È libertà all?interno di un recinto? Costa: Di fecondazione se ne è parlato, ma non così tanto. C?è stata una reazione sacrosanta da parte delle donne, che però è passata in fretta. E poi dire che la fecondazione è un problema delle donne è offensivo. Allora, meglio il silenzio.


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