Cultura

Albanese: perché ho lasciato Misna

Il fondatore dell’agenzia stampa missionaria si è dimesso. Una decisione motivata da profondi dissidi (anche Economici) con l’editore. Così ha spiegato a VITA la sua scelta

di Joshua Massarenti

«Non è possibile continuare in questo modo. Non ce la faccio più a elemosinare a destra e a sinistra un pugno di euro. Abbiamo bisogno del vostro sostegno. O iniziamo a vedere in grande, oppure è meglio che ce ne torniamo tutti a casa». Sono racchiuse in questo sfogo le ragioni che hanno spinto padre Giulio Albanese, «missionario per vocazione e giornalista per passione», come si era definito lui stesso su Vita pochi mesi fa, a rassegnare le dimissioni dalla Missionary service news agency, meglio nota come Misna. Uno sfogo raccolto da chi scrive alla vigilia di Natale negli uffici della Misna, di cui Albanese era direttore responsabile. Padre Giulio, già sfinito da questioni logistiche e finanziarie, si rese allora protagonista dell?ennesima sfuriata contro chi lo aveva pur sostenuto negli ultimi sette anni a realizzare un sogno rimasto a lungo nel cassetto delle congregazioni missionarie: dare voce a quei milioni di cittadini del Sud del mondo che non possono esprimersi sui mass media occidentali. Non a caso, nel motivare dimissioni «irrevocabili e definitive», padre Albanese ha fatto riferimento alla «consapevolezza di non ottenere più dalle sedi competenti l?appoggio pieno che mi sembrava indispensabile». Non fa nomi e cognomi, l?ex direttore, ma a Vita svela che «dietro questo muro di gomma c?è un consiglio di amministrazione con cui i rapporti si sono progressivamente deteriorati». A quando risalga la rottura, non è dato sapere. Il suo è stato un estenuante appello a rinnovare la linea editoriale della Misna. «Volevo», si spiega, «una struttura solida, una redazione più capiente e capace, e un settore marketing efficiente, che in Misna non esiste». Finora, l?agenzia di stampa è andata avanti «grazie ai contributi della Cei, cui sono grato, e delle congregazioni missionarie, oltre alla vendita di servizi e consulenze esterne e al contratto di collaborazione con la Rai». In tutto, 500mila euro l?anno che però non bastano a realizzare sogni e progetti, quali la creazione di tre sedi in Africa, America Latina e Asia, e l?invio sul terreno dei giornalisti «per farsi le ossa». Sono stati proprio i sogni di padre Giulio a creare disagio al cda della Misna srl, composto da molte congregazioni missionarie (Saveriani, Consolata, Comboniani e Pime su tutti), dalla casa editrice Emi e dalla Fesmi, la Federazione stampa missionaria italiana. «Gli editori di Misna», ammette in tono diplomatico padre Teresino Serra, superiore generale dei Comboniani, «sono stati sempre in ritardo rispetto alle visioni di Giulio. Forse la nostra mentalità è un po? ristretta». Di ben altro tenore le parole del direttore editoriale della Misna: padre Venanzio Milani ha accettato «con rammarico» le dimissioni di padre Giulio, ricordando tuttavia che «il grande vuoto» da lui lasciato sarà «quanto prima colmato». Ora, si tratta di trovare un sostituto all?altezza. Per ora, la transizione è affidata al vicedirettore Pietro Benni. «Un amico», assicura un padre Giulio amaro, ma «convinto di aver seminato e speranzoso che qualcuno possa raccogliere».


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