Città & Sicurezza
Le zone rosse? Ci liberano pure dallo sforzo di essere indifferenti
Aumentano in Italia le "zone rosse", aree cittadine individuate dai prefetti che risultano off limits per persone aggressive o con atteggiamenti molesti o con precedenti come spaccio e rapina. Andrea Morniroli (Forum DD): «In questo frame il welfare è concepito solo come un welfare contenitivo dei disagi e della rabbia causati dalle disuguaglianze, come un ammortizzatore per limitare le proteste».
Bologna, Milano, Torino, Napoli, Roma. E poi anche Pompei, Castellammare di Stabia, San Giorgio a Cremano e Pozzuoli, le prime “zone rosse” d’Italia individuate al di fuori dei capoluoghi. Con le “zone rosse” di fatto la Prefettura va a vietare in quelle aree la presenza di soggetti che assumano atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti, che risultino già destinatari di segnalazioni all’Autorità giudiziaria per uno o più dei reati: per loro viene disposto l’allontanamento. «Un anticipo di quel decreto sicurezza già approvato alla Camera, che a breve arriverà in Senato. La logica è la stessa, quella di criminalizzare e colpevolizzare gli ultimi, di pensare che l’atteggiamento repressivo sia la soluzione», annota Andrea Morniroli, Co-Coordinatore del Forum Disuguaglianze Diversità.
A Napoli, racconta Morniroli, «appena sono state istituite le zone rosse, la Polizia ha allontanato i senza dimora. Tutto diventa funzionale ad escludere chi già vive ai margini della società: il decoro prima di tutto. Con un potere discrezionale della polizia che aumenta». Da tempo, prosegue, «i centri usano l’indifferenza rispetto ai margini come forma di protezione del proprio benessere. Ma ora c’è un passo in più: ti libero il centro dalle persone che “disturbano”, così non devi neanche fare più nemmeno la fatica di essere indifferente».
Da tempo i “centri” usano l’indifferenza rispetto ai “margini” come forma di protezione del proprio benessere. Ma ora c’è un passo in più: ti libero dalle persone che “disturbano”, così non devi neanche fare nemmeno la fatica di essere indifferente
Andrea Morniroli
Il secondo punto critico, per Morniroli, è la visione del welfare che sottende alla scelta dichiarata per una «economia neoliberista, che allarga le diseguaglianze e le povertà»: in questo frame il welfare è concepito solo come «un welfare contenitivo dei disagi e della rabbia, centrato sul dare qualche ammortizzatore per limitare le proteste». Nel voluminoso Rapporto sulla competitività redatto in autunno da Mario Draghi, afferma infatti Morniroli, «c’è una frase significativa che dice che lo sviluppo si fa con l’economia bellica e con la competizione» e un’altra in cui si afferma che «il sociale europeo deve servire per evitare che si infiltri nuovamente – sì, usa proprio il termine “infiltrated” – nella percezione pubblica l’idea che la globalizzazione produce e aggrava disuguaglianze e povertà».
Foto di Stefano Carofei/Sintesi Italy
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