Mondo
Kenya: i masai rivogliono le loro terre
I masai e i samburo chiedono di riavere le loro terre ancestrali, ovvero di avere compensazioni per esserne stati depredati
Si e’ svolta oggi una bella e colorata manifestazione ai piedi del vulcano spento Longonot, una cinquantina di chilometri a nordovest di Nairobi. Poco piu’ di 500, molto ordinati, hanno cantato danzato e pregato.
Affermano che tutta la fertile area circostante e’ stata loro rubata da un trattato coloniale del 1904, che concesse le terre a coloni britannici per 99 anni. Trattato formalmente scaduto lo scorso 15 agosto.
Ma in realta’ il problema e’ piu’ complesso. Senza addentrarsi nella storia (ci fu comunque un secondo trattato nel 1911), la realta’ e’ che attualmente quasi tutte quelle terre sono di keniani, grandi o piccole proprieta’. I bianchi discendenti dai coloni britannici ancora ‘farmers’ sono pocchissimi, (vengono chiamati, con qualche piccolo spregio, kenian cowboys) e quasi tutti anziani, che magari non hanno voluto lasciare il dolce clima e la vita comoda degli altipiani: nipoti e figli se ne sono andati da tempo. Nulla a che vedere con lo Zimbabwe dove i bianchi – seppur pochi – possedevano gran parte delle zone agricole piu’ redditizie. Anche se in realta’ erano tali anche per il lavoro di generazioni: non e’ certo casuale che dopo gli espropri e le parcellizzazioni decise negli scorsi anni dal governo tali aree non siano piu’ produttive, e quello che era il granaio dell’ Africa si trova ora con quasi il 50% della popolazione sottonutrito. Quindi le richieste di Masai e Samburo non e’ ben chiaro a chi si rivolgano. Formalmente alla Gran Bretagna, antica potenza coloniale, che ha gia’ detto che l’affare rigarda Nairobi; sostanzialmente al governo keniano, che appare in un vicolo cieco. Poiche’ i farmers bianchi (anche se c’e’ qualche grande compagnia di te’ a capitale occidentale, ma cio’ non ha nulla a che fare con il 1904) sono pochi – quasi tutti vendettero subito dopo l’indipendenza, 1963 – e non troppo interessati; molti altresi’ i keniani africani, che certo non lasceranno un acro di terra per rispettare gli antenati delle tribu’ locali. Gia’ in agosto c’erano state manifestazioni molto meno pacifiche di quella odierna: ci scappo’ anche un morto, un masai di 70 anni.
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