Famiglia

Quando la desolazione ti paralizza il cuore

di Sara Moltoni, tra i bambini di Livingstone, Zambia.

di Sara De Carli

M i avevano detto che l?Africa è il Paese della vitalità, dei colori e della festa, ma io ho incrociato tanti occhi tristi. È vero, ci sono tanti bambini che ti corrono incontro, tanti sorrisi e mani che si tendono? È bello, riescono a farti sentire tutto meno che un?estranea. Ma basta una bambina sola che sta in un angolo per farti diventare triste. È successo nella scuola dove sono andata, a Livingstone, nel sud dello Zambia. Il quartiere si chiama Libuju, perché lì c?è un grosso baobab. La scuola è ben attrezzata, ed è frequentata da bambini dai 5 ai 13 anni. Tutte le mattine andavo lì: se mancava qualche insegnante facevo lezioni di geografia o di inglese, e nelle ore di educazione fisica giocavamo tutti insieme. Una bimba sola non ha mai giocato: stava lì da sola in un angolo, con il pancione gonfio, sporca, il naso che colava e un nugolo di mosche attorno. Nessuno degli altri bambini le parlava mai, e ogni volta che io provavo ad avvicinarmi, lei scappava e si copriva la faccia con le braccia. Dopo due settimane, quando ormai non ci speravo più, è successo: si è lasciata avvicinare e prendere in braccio. L?ho guardata negli occhi, aveva due anni e sembrava ne avesse cinquanta. Lo stesso sguardo l?ho visto negli occhi delle donne al mercato del pesce, accovacciate per ore tra i sacchi di farina di mais, in mezzo alle mosche e alla puzza. È difficile da spiegare: non ti guardano male, non sono neanche solamente tristi. Forse è un misto di desolazione e rassegnazione. È imbarazzante. Avrei voluto guardarle negli occhi e sorridere, solamente, senza compassione o commiserazione? Ma questa è stata davvero la cosa più difficile. Quasi ogni giorno facevamo la spesa al mercato, tra la curiosità e l?esultanza di chi riusciva a venderci una gallina a un prezzo dieci volte più alto del normale. Questo ci ha aiutato ad assomigliare alla gente. Volevamo arrangiarci anche in cucina, ma alla Lubasi Home, l?orfanotrofio dove abbiamo alloggiato, una ragazza che era rimasta vedova da una settimana, con due bambini, ha cucinato per noi, e per tre settimane ha risolto il problema. Già, ma cosa sono tre settimane? Niente?


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