Famiglia

Buttiglione: “Mai parlato di campi per immigrati”

Il neo commissario Ue spiega che non è affatto a favore della costruzione di "campi di raccolta in Nord-Africa"...

di Ettore Colombo

Sono contento che si sia aperto il dibattito, ma sono stato frainteso”. Così il futuro commissario europeo agli Affari interni e di Giustizia, Rocco Buttiglione, ha commentato oggi a Bruxelles le forti critiche sollevate dalla sua recente proposta di creare fuori dal territorio comunitario, in Nord Africa, dei campi di raccolta degli immigrati illegali diretti in Europa. Le critiche sono venute ieri, con sfumature diverse, dagli esponenti dei maggiori gruppi politici del Parlamento europeo e sono riportate oggi, tra l’altro, da tutti i giornali tedeschi. “Non so – ha osservato Buttiglione – se Otto Schily (il ministro degli Interni tedesco, che per primo ne aveva parlato, ndr) voglia dei campi di concentramento in Africa per ospitarvi i richiedenti asilo in attesa di risposta dall’Ue, ma non credo; sicurmente non si tratta della mia proposta e non è quel che intendo proporre”. In realtà, campi di concentramento degli immigrati – ha proseguito il ministro delle politiche comunitarie – già esistono, come ha detto ieri il leader dei Verdi europei Daniel Cohn-Bendit. “L’esercito dei disperati attraversa l’Africa e i deserti, arriva sulle sponde del Mediterraneo e si ferma lì, bivaccando in condizioni disumane in attesa dell’imbarco. E per i governi locali, in difficoltà, l’unico modo per liberarsene è quello di lasciarli partire per l’Europa”. La proposta di Buttiglione, allora, è di istituire dei “centri” in questi luoghi di arrivo “in cui si possano distribuire l’aiuto comunitario e le informazioni sulle possibilità di emigrare legalmente in Europa. Paradossalmente – sottolinea il commissario europeo “in pectore” agli Affari interni e di Giustizia – molte di queste persone potrebbero venire da noi regolarmente, se avessero la giusta qualifica e dei contatti con il nostro mondo del lavoro: I Centri potrebbero avere questo ruolo, di collocamento, aprendo un canale di immigrazione legale. E allo stesso tempo potrebbero servire a scoraggiare l’immigrazione clandestina” che va spesso a ingrossare le file dela criminalità. “Io – puntualizza Buttiglione – parlo di centri per gli immigrati, non per i richiedenti asilo, che è tutta un’altra cosa, perchè chi chiede asilo non ha più una terra dove tornare”. Ma a chi andrebbe affidata la gestione di questi centri? “Non lo so – risponde il ministro – io ho solo posto un problema. Pottrebbero partecipare alla loro gestione i governi locali, l’Ue e tutti quelli che hanno un interesse a farlo”. In pratica, spiega Buttiglione, si tratterebbe di centri di collocamento simili a quelli che Berlino ha creato in Turchia per mettere sotto controllo l’immigrazione anatolica verso la Germania. Un’iniziativa “che è stata presa con la collaborazione di Ankara e con reciproca soddisfazione”.

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