Welfare

Il frate che curò i lupi (e ne fu curato)

Recensione del libro "Risvegliato dai lupi" di Emanuela Zuccalà.

di Stefano Arduini

Risvegliato dai lupi è il secondo capitolo dell?avventura di Beppe Prioli, il frate veneto che ha dedicato la sua vita «ad abitare il cuore dell?uomo», come nota nella sua prefazione don Luigi Ciotti. Ancora una volta il mirino è puntato al petto di chi ha sbagliato e sta pagando la sua colpa nel buio delle carceri italiane. Il lavoro di Emanuela Zuccalà, però, non si limita a raccogliere il testimone da Fabio Finazzi, autore di Fratello lupo, pubblicato nel 1996, in cui il frate per la prima volta aveva raccontato i suoi 30 anni tra gli ergastolani. Il 10 ottobre dell?anno successivo, infatti, aveva segnato uno squarcio nella vita di fra Beppe, che a causa di una banale caduta passa due giorni in coma profondo. Un avvenimento drammatico che, in breve tempo, si trasforma in un?opportunità unica per dare modo ai ?lupi? di gridare il loro affetto nei confronti dell?amico frate. Le lettere di incoraggiamento dei detenuti diventano nelle mani dell?autrice la bussola per guidare il lettore in un viaggio su e giù per le carceri italiane in cerca di storie di riscatto. La Zuccalà mette in mostra una scrittura puntuale, che non si perde in facili sentimentalismi. Senza per questo rinunciare alla testimonianza di vicende crudeli. Come quella di don Lorenzo, sacerdote, arrestato e condannato per pedofilia. Fra Beppe lo incontra in una comunità di recupero e rimane colpito «dalla storia di questo sacerdote trattato come un oggetto difettoso di cui vergognarsi». Decide quindi di farsene carico fino a guidare il confratello fuori dalla galleria in cui si era cacciato. Oggi, racconta la Zuccalà, don Lorenzo, saldato il suo conto con la giustizia, è libero e fa l?aiuto parroco in una cittadina lontano dal suo passato. Da brividi anche l?incontro con Angelo Lovallo. Lui e il suo amico Vito sono due tossicodipendenti di Potenza. I brevi intervalli di tempo in cui non sono impegnati a trovare i soldi per farsi lo trascorrono in casa di Carolina Daraio. ?Signorina? di 56 anni, molto religiosa, l?unica che apra la porta a quei due disgraziati. Angelo è affezionato a Carolina, ma quella notte lui e Vito hanno bisogno di soldi. Vito la strangola e lui, invece di bloccare l?amico, scappa. Verranno arrestati il giorno dopo. Beppe legge sul giornale la storia e inizia a far su e giù da Verona a Potenza. Una fatica premiata, grazie anche al contributo di Angelo, dalla nascita di un?associazione intitolata a Carolina Daraio sorta allo scopo di costruire una casa d?accoglienza da mettere al servizio dei familiari dei detenuti, che spesso affrontano lunghi viaggi per poche ore di colloquio.


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