Istruzione e salute
Scuola, lo psicologo esce dallo sportello
Istituito il Fondo per il sostegno psicologico: non più servizi di ascolto ma affiancamento a 360 gradi. Parla il presidente dell'Ordine degli psicologi, David Lazzari: «Abbiamo assolutamente bisogno di queste attività di prevenzione, perché quando diciamo che un giovane su tre è in una condizione di disagio vuol dire che è un fenomeno che riguarda ormai milioni di persone. Non possiamo aspettare che i ragazzi si ammalino per poi curarli»
Dieci milioni di euro per il 2025 e 18,5 milioni di euro annui a decorrere dal 2026. È questa la dotazione del Fondo per il servizio di sostegno psicologico in favore degli studenti, istituito dalla Legge di bilancio con un emendamento. Nel concreto, cosa cambierà nella scuola italiana?
Ci sarà una svolta epocale: per la prima volta abbiamo una legge nazionale – ora finanziata – che prevede i servizi di psicologia nelle scuole. Che non si limita solo al classico sportello di ascolto, ma diventa un affiancamento a 360 gradi del sistema scolastico.
«In Italia c’è stato un primo protocollo tra il ministero della Istruzione e il Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi – Cnop nel 2020», spiega David Lazzari, presidente dell’Ordine, «che ha portato nelle scuole un discorso sia quantitativo che qualitativo. Ha stanziato 40 milioni di euro all’anno e quindi ha portato al reclutamento di psicologi circa nel 75% delle scuole, che avevano la libertà di aderire o meno. La dimensione qualitativa è legata alle linee guida, che abbiamo realizzato utilizzano una task force di esperti».
Questo documento di indirizzo prevedeva una formazione specifica per gli psicologi reclutati, ma anche un protocollo di intervento che ampliava l’attività non più solo sugli sportelli, ma anche alla consulenza a 360 gradi al sistema scuola. Quindi agli studenti, certo, ma anche ai docenti, al personale Ata e ai dirigenti. «Nel 2022 il ministero ha fatto un monitoraggio e abbiamo visto che effettivamente c’era stato molto apprezzamento da parte dei soggetti coinvolti», continua Lazzari.
Il protocollo scaduto
«Poi nel 2022 è cambiato il Governo, il protocollo è scaduto e non è stato rinnovato. Siamo riusciti a rinnovarlo a marzo di quest’anno, ma non c’erano fondi». Nel frattempo, in discussione c’era anche una legge sul bullismo e il cyberbullismo, la 70 del 2024; all’articolo 4bis di questa norma l’ordine ha ottenuto di inserire l’istituzione dei servizi di psicolofia in tutte le scuole, con un mandato ampio di ascolto e sostegno rispetto al disagio psicologico, con promozione delle risorse dei ragazzi, anche coinvolgendo le famiglie.
Anche in questo caso, tuttavia, non c’erano finanziamenti: era demandata alle singole Regioni la possibilità di sostenere questi servizi. «Arriviamo a oggi, alla Legge di bilancio dove, per fortuna, c’è stato questo emendamento, proposto come primo firmatario dal Partito democratico», dice il presidente, «e accolto dal Governo, che si è trovato d’accordo. Così è stato creato un fondo nazionale presso il ministero dell’Istruzione».
Un aiuto a inserirsi in un modello complesso
Ma cosa farà nello specifico lo psicologo a scuola? In linea con le raccomandazioni delle agenzie internazionali, dall’Unicef all’Oms passando per l’Unesco, aiuta i ragazzi a inserirsi in un mondo complesso, a formarsi nelle “lifeskills”, le competenze per la vita, che possono essere cognitive, emotive, relazionali. Lo psicologo a scuola aiuta anche a intercettare in maniera precoce i disturbi, che di solito si strutturano dopo una fase di malessere che può passare sotto traccia e che incide anche sull’apprendimento, sulla capacità di attenzione, sullo sviluppo delle relazioni e sulla salute fisica e psichica.
C’è bisogno di un’attività di prevenzione
«Abbiamo assolutamente bisogno di queste attività di prevenzione», chiosa Lazzari, «perché quando diciamo che un giovane su tre è in una condizione di disagio psicologico vuol dire che è un fenomeno che riguarda ormai milioni di persone. Non possiamo aspettare che i ragazzi si ammalino per poi curarli». Ovviamente, nelle attività psicologiche sono coinvolti anche gli insegnanti, non solo per l’accompagnamento degli studenti, ma anche perché loro stessi spesso soffrono condizioni di malessere, di disagio e di stress. Insomma, lo psicologo non sostituisce altre figure, ma le affianca e fornisce la consulenza di cui c’è bisogno. Tutt’altra cosa, insomma, rispetto al vecchio sportello; tra l’altro, all’epoca si trattava di interventi uno a uno, mentre ora ci sono moltissime attività – la maggior parte – che si fanno in gruppo, insieme alle classi.
Una rete da creare col territorio
«Non vogliamo clinicizzare la scuola, non è questa la missione della psicologia scolastica», conclude il presidente dell’Ordine. «Se un ragazzo ha un disturbo dell’apprendimento, o ha bisogno di interventi di riabilitazione o ha un problema clinico importante, dovrà avere dei trattamenti e delle cure. Lo psicologo scolastico può interfacciarsi con quello dei servizi per l’infanzia e l’adolescenza della Asl, che ha questo mandato. Si deve creare una rete».
La foto di apertura è di Cecilia Fabiano/ LaPresse.
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