Filantropia e femminismo

Non c’è cambiamento senza giustizia di genere

A Bangkok, l'Associazione per i diritti delle donne nello sviluppo, Awid, ha tenuto il Forum 2024. Migliaia di attiviste sono accorse da tutto il mondo e, con loro, anche molti policy makers e responsabili di enti donatori. Dalle sessioni sono emerse molte aree di impegno e di lotta ma sopratutto «è stato davvero possibile sentire il cuore pulsante dei movimenti femministi di tutto il mondo»

di Chiara K. Cattaneo

Migliaia di attiviste, alleate dei movimenti, ricercatrici, enti finanziatori e policy maker da tutto il mondo, era questo il pubblico, proveniente da tutto il mondo, riunito ai primi di questo mese a Bangkok dal Forum Awid 2024 – il forum cioè dell’Associazione per i diritti delle donne nello sviluppo.

Awid è un’organizzazione globale, femminista, a sostegno dei movimenti, che lavora per il raggiungimento della giustizia di genere e per i diritti umani delle donne. Il Forum è il più grande evento mondiale che, ogni tre o quattro anni, riunisce i movimenti femministi e per la giustizia di genere in tutta la loro eterogeneità in una diversa regione del Sud globale. Questa edizione è stata preceduta da una giornata interamente dedicata al tema del finanziamento dei movimenti.

La filantropia al servizio dei diritti delle donne

Moving money, building movements: questo il filo conduttore che ha visto 400 tra enti filantropici, finanziatori di cooperazione bilaterale, fondi filantropici, enti di intermediazione filantropica e ricercatrici ragionare insieme sulle criticità del presente, e sui problemi che si intravedono nel prossimo futuro. Riflessioni improntate alla ricerca di soluzioni pratiche e spazi di collaborazione. Impossibile ignorare il generalizzato senso di paura e smarrimento che deriva dagli annunciati tagli al finanziamento da parte sia di governi sia di fondazioni che hanno tradizionalmente e generosamente sostenuto azioni a favore della giustizia di genere in tutto il mondo. 

In questo scenario reso ancora più cupo dall’affermarsi di governi autoritari e dalla riduzione degli spazi per la società civile, emerge con chiarezza la strada da percorrere, insieme. 

Da diverse parti arriva l’invito ad abbandonare una visione frammentata del mondo. Non si può più pensare di risolvere una crisi alla volta, e di mantenere separata la giustizia di genere da tutti gli ambiti in cui i movimenti operano, col sostegno dei finanziatori. Al contrario, il femminismo e la giustizia di genere devono essere considerati prerequisiti essenziali, alla base di ogni cambiamento auspicato.

In questo senso giunge anche l’invito a rivedere il tradizionale ruolo dei finanziatori: non istituzioni che detengono un potere unilaterale, ma alleati preziosi che sappiano valorizzare il sapere e il potere collettivi, e che siano pronti ad includere nel loro modus operandi un alto grado di cura e di tolleranza al rischio. 

Sollevarsi insieme

Il tema di questa edizione del Forum – Sollevarci insieme – si è sviluppato in tre filoni: connettere, guarire, fiorire. L’invito a partecipare con tutti i sensi ha significato spazi e tempi importanti dedicati all’arte in tutte le sue forme: musica, danza, pittura, collage, fotografia, cucito. Attraverso le sessioni plenarie e i forum tematici a Bangkok è stato davvero possibile sentire il cuore pulsante dei movimenti femministi di tutto il mondo. Dalla tecnologia alle risorse naturali, dal diritto alla salute alla lotta per la democrazia: donne  di tutto il mondo hanno condiviso  il dolore delle guerre, la rabbia della violenza sistemica che opprime in egual modo in contesti diversissimi, ma soprattutto hanno condiviso la consapevolezza della forza che le accomuna, mostrando le possibili strade da percorrere, come ad esempio approcci ecosistemici, tecnologie indigene, modelli di leadership liberatoria e comunitaria.

Le femministe e il cambiamento climatico

Le organizzazioni femministe delle isole del Pacifico hanno regalato un’immagine potente di cosa significhi lavorare per la giustizia di genere in terre che tra qualche decennio saranno sommerse dall’acqua a causa del cambiamento climatico. Non esistono lotte isolate. Non è possibile separare le cause, non si può più agire e finanziare per compartimenti stagni.  L’oceano non è ciò che divide, ma ciò che ci unisce.  

Allo stesso modo, i movimenti femministi sono il tessuto connettivo, l’inestricabile e necessario apparato radicale che pone le basi per il futuro che sogniamo e meritiamo. 

L’autrice è co-fondatrice Elemental

Le foto di questo servizio sono dell’autrice e di Mandy Van Deven.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.