Cultura

Meeting. Follini: “Sussidiarietà chiave di volta”

"La sussidiarietà è la chiave di volta del rapporto tra Stato e Regioni", spiega al Meeting il segretario dell'Udc

di Ettore Colombo

Rimini. Dal nostro inviato Era molto atteso, oggi, qui al Meeting, l’arrivo del segretario dell’Udc Marco Follini, anche se forse più dai giornalisti in chiave tutta politica e di Palazzo che dal popolo del Meeting, che comunque sta affollando la sala dove si sta svolgendo l’incontro che lo vede protagonista insieme al presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni e al coordinatore della segreteria Ds Vannino Chiti sul tema “Oltre i blocchi: un riformismo per lo sviluppo”. Durante una conferenza stampa in cui non ha voluto rispondere agli attacchi dello stato maggiore di Forza Italia (e in particolare dei coordinatori Bondi e Cicchitto che gli hanno detto, in pratica, “senza di noi non conti nulla”) anche se il segretario dell’Udc ha di fatto aperto una porta alla proposta lanciata dallo stesso Bondi e soprattutto dal leader della corrente ciellina di Forza Italia Formigoni sulla nascita di “un Ppe italiano”, Follini ha anche toccato temi interessanti per i lettori di Vita. Come la sussidiarietà. La sussidiarietà “è la chiave di volta del rapporto tra Stato e Regioni. Dobbiamo organizzare le riforme istituzionali su questo principio, che è entrato nel testo delle riforme grazie ad un emendamento dell’Udc”. Marco Follini, al Meeting di Rimini, dunque, ritorna sugli argomenti che gli stanno piu’ a cuore quando parla di riforme. Il leader centrista ha sottolineato che “la politica è cambiamento e il cambiamento è misura e consenso”. Per Follini “le riforme si fanno a più mani”. Poi, citando un esempio, il leader centrista ha fatto il nome di Amintore Fanfani: “il riformismo chiede rappresentanza e il riformatore principale è stato Fanfani, l’uomo che ha introdotto più innovazioni. Bisognerebbe discutere sui rapporti tra quella spinta riformistica e le condizioni di rappresentanza che c’erano, Fanfani aveva alle spalle un grande partito che è stato chiave di volta di tante novità”. Secondo il segretario dell’Udc, il tema del riformismo “non è solo il confronto tra due blocchi, ma anche quello di far maturare all’interno degli stessi blocchi le condizioni per una politica riformista più moderna e dinamica”. Per questo, ha sostenuto il leader dell’Udc, il tema di arrivare ad una riforma condivisa “riguarda la nostra disponibilità a tracciare una riforma cui partecipi l’opposizione e la disponibilità dell’opposizione a non vestire i panni del referendum come una rivincita sulla maggioranza, il che renderebbe difficile un cammino che è già difficoltoso”.


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