Dati Cesvi
Guerre e catastrofi ambientali, 200mila morti nel mondo in 11 mesi
L'organizzazione umanitaria lancia l'allarme e pone l'accento sull'esposizione dei soccorritori nelle aree dove vi sono conflitti armati: i deceduti, quest'anno, sono stati sinora 283. Gli sfollati sono 117 milioni, quasi il triplo le persone al limite della sopravvivenza
di Redazione
Sono 200mila le persone morte nei primi undici mesi del 2024 a causa dei conflitti armati e dei disastri naturali a livello mondiale. È come se fosse sparita all’improvvisa una città come Brescia o Parma. Tra le vittime figurano anche 283 operatori umanitari che hanno perso la vita mentre lavoravano sul campo per portare aiuto alle popolazioni colpite dalle emergenze Questi eventi hanno provocato anche 117 milioni di sfollati: pari all’intera popolazione dell’Egitto o delle Filippine, giusto per avere un metro di confronto. A lanciare l’allarme è l’organizzazione umanitaria Cesvi. «A fronte di 300 milioni di persone al limite della sopravvivenza, è sempre più difficile e pericoloso per gli operatori umanitari portare aiuti», sottolinea l’associazione.
Attualmente nel mondo sono attivi 56 conflitti armati, il numero più alto mai raggiunto dalla Seconda guerra mondiale ad oggi. Dal gennaio 2024 si sono verificati oltre 100 disastri naturali legati al clima, uno ogni tre giorni. È in questo quadro allarmante che gli operatori umanitari lavorano in prima linea, ogni giorno, per aiutare le popolazioni: quest’anno hanno già raggiunto almeno 116 milioni di persone, esponendosi a rischi sempre più elevati per la propria incolumità.
«Nell’anno in corso sono già 283 gli operatori umanitari morti sul campo, oltre il doppio rispetto a cinque anni fa e quattro volte il numero di vittime registrate vent’anni fa (nel 2004 furono 56, ndr)», sottolinea Stefano Piziali, direttore generale di Cesvi. «Nel 2024, la guerra a Gaza è stata la causa principale delle vittime: almeno 178 operatori umanitari sono stati uccisi, mentre 25 sono morti in Sudan e 11 in Ucraina. Sono dati che testimoniano come, a fronte di milioni di persone che soffrono, sia sempre più difficile per le organizzazioni umanitarie accedere ai contesti di emergenza e portare aiuto in maniera sicura. In molte situazioni, come a Gaza (dove Cesvi è presente dal 1994), l’accesso stesso agli aiuti è ora gravemente compromesso: i corridoi umanitari spesso rimangono bloccati e i convogli non riescono a raggiungere le popolazioni in difficoltà. Gli operatori locali, inoltre, vivono in una condizione di doppia vulnerabilità, essendo essi stessi sfollati, ma anche responsabili degli interventi di aiuto. Una violenza inconcepibile che contravviene il diritto internazionale umanitario, che dovrebbe proteggere gli operatori impegnati in zone di conflitto. Situazioni di forte pericolosità si riscontrano anche in Ucraina, dove le aree vicine al fronte sono soggette a continui attacchi. La popolazione civile, così come gli operatori umanitari, sono costretti a passare lunghe ore nei bunker per proteggersi dai bombardamenti».
Le aree colpite da conflitti in tutto il mondo sono cresciute del 65% dal 2021: 6,15 milioni di km quadrati sono scenario di un conflitto, una superficie pari al doppio delle dimensioni dell’India. Questa espansione delle zone di guerra ha generato una crisi umanitaria senza precedenti. Le vittime nel 2024 potrebbero superare la soglia dei 200mila, con un aumento di quasi un terzo dal 2021. Parallelamente, i cambiamenti climatici (con oltre 100 eventi estremi nel 2024) hanno causato migliaia di vittime e sei milioni di sfollati.
L’Ucraina è il Paese più colpito, con oltre 37.303 morti. Nella prima metà del 2024, per ogni nuovo nato, sono morte tre persone. «I bambini sono tra le prime vittime di questa crisi: tre milioni sono in stato di bisogno, 1,5 milioni di questi soffrono di problemi di salute mentale», spiega Piziali. «Si calcola, inoltre, che i bambini delle zone vicine al fronte abbiano passato nei bunker un numero di ore che equivale a sette mesi della loro vita».
In questi anni Cesvi è rimasta costantemente al fianco della popolazione, in particolare attraverso interventi di supporto psicosociale a Bucha e nelle regioni sud-orientali del Paese, ma sono ancora molti i bisogni dei civili, in particolare nelle regioni orientali vicino al fronte, dove Cesvi sta intervenendo. «Stiamo rifornendo gli ospedali con farmaci, ambulanze e strumentazione medica per poter garantire assistenza sanitaria a circa novemila persone e abbiamo implementato corsi dedicati al riconoscimento delle mine e agli ordigni inesplosi e ai pericoli che ne derivano per la sicurezza e per la salute», sottolinea spiega Piziali.
A Gaza sono 35.200 le persone uccise da gennaio 2024 e oltre 100mila i feriti causati dall’acuirsi del conflitto. Attualmente, ben 3,3 milioni di persone a Gaza e in Cisgiordania hanno bisogno di aiuto umanitario. «In 14 mesi sono stati distrutti più di 70mila edifici, e a Gaza ci sono quasi due milioni di persone sfollate», commenta Piziali. «Le forniture idriche nella striscia di Gaza continuano ad essere limitate. In questo momento stiamo installando cisterne per l’acqua potabile e latrine per gli studenti e lo staff dei centri educativi, unici luoghi di aggregazione rimasti per bambini e ragazzi».
In particolare, negli ultimi mesi, Cesvi ha distribuito acqua e viveri, ed è stata impegnata a preparare il terreno per la stagione delle piogge, intervenendo per garantire i servizi igienico-sanitari (costruzione e riabilitazione di latrine) in oltre 30 siti di sfollati, ma anche per ridurre il rischio di inondazioni in 40 siti: circa 100 aree, che ospitano quasi mezzo milione di sfollati, sono infatti soggette ad inondazioni nelle zone Khan Younis, Deir al-Balah e la zona di Rafah.
Il Corno d’Africa, nel corso del 2024, è stato duramente colpito da una siccità prolungata, che ha causato carestie diffuse e sfollamenti di massa. In Etiopia, Kenya e Somalia, 23 milioni di persone vivono in condizioni di grave insicurezza alimentare e devono far fronte alla carenza di cibo e acqua potabile. «Sono 8,25 milioni le persone in Somalia che hanno bisogno urgente di aiuti umanitari e milioni i bambini che rischiano di essere gravemente malnutriti. Inoltre, dopo la più lunga siccità degli ultimi 40 anni, a causa di inondazioni improvvise, migliaia di famiglie già sfollate nel Sud del Paese sono state costrette ad abbandonare nuovamente tutto». In questo Paese, Cesvi si occupa di cure e nutrizione di neonati e mamme, attraverso la somministrazione di terapie nutrizionali salvavita.
Credit: foto Cesvi
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