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Iva e Terzo settore, un anno se ne va in fretta

Le Acli, pur soddisfatte per la proroga di un anno dell'attuale regime di esclusione dall'Iva, chiedono che «il confronto con il ministero dell’Economia e delle Finanze riprenda già a gennaio, per arrivare ad una soluzione strutturale, che garantisca la sostenibilità dell’associazionismo»

di Redazione

Un anno passa in fretta. Con questa consapevolezza le Acli, che accolgono con soddisfazione la notizia della proroga a gennaio 2026 dell’attuale regime di esclusione dall’Iva per le attività rivolte ai soci, prevista dal Milleproroghe approvato lunedì dal consiglio dei ministri, chiedono che «il confronto con il ministero dell’Economia e delle Finanze riprenda già a gennaio, per addivenire alla soluzione strutturale proposta nei mesi scorsi, l’unica che garantisca la sostenibilità dell’associazionismo».

La proposta è quella avanzata dal Forum del Terzo Settore e rilanciata dalla campagna “No vendita, no Iva” (ne abbiamo parlato qui), che «rappresenta l’unica soluzione per tutelare le attività associative senza contravvenire alla normativa europea, ma nel contempo senza mettere a rischio la libertà di associarsi senza ostacoli al condividerne gli oneri e le responsabilità», osservano le Acli in una nota. «Diversamente oltre a caricare le associazioni di adempimenti simili a quelli di un’impresa, senza considerare la loro natura, si rischierebbe di compromettere la sopravvivenza di migliaia di realtà che costituiscono dei punti di riferimento per la socialità e la solidarietà delle comunità locali».

Le Acli ribadiscono che la proposta presentata al Governo si inserisce in un quadro normativo già compatibile con quanto previsto dall’Europa. Il rinvio di un anno «è un segnale importante che dimostra attenzione verso le realtà del Terzo Settore», ma occorre tenere «alto il livello di attenzione su una questione cruciale per il futuro del Terzo settore. La libertà di associazione e il diritto di autofinanziarsi non devono essere subordinati a logiche fiscali che ne minano di fatto l’essenza».

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