Mondo

Segnali di pace in Sri Lanka

Il governo e i Tamil hanno raggiunto un'intesa sull'inizio dei colloqui

di Gabriella Meroni

Un primo passo è compiuto: il governo dello Sri Lanka e i ribelli Tamil hanno raggiunto un accordo sull’inizio di nuovi colloqui di pace. Le due parti “condividono un’ottica complessiva per trovare una soluzione politica al conflitto in corso”, recita una lettera inviata dal Ministro degli Esteri dello Sri Lanka Lakshman Kadirgamar al governo norvegese, incaricato della mediazione.

La lettera annuncia che i contendenti hanno deciso di “alleviare sofferenze e pericoli ai civili colpiti dalla guerra e contribuire a costruire una base di mutua comprensione su cui possono avviarsi negoziati”. La lettera annuncia pure l’adozione di misure umanitarie, che saranno trattate in uno specifico documento. Non si fa parla, invece, di un cessate il fuoco: le truppe governative non deporranno le armi prima dell’inizio ufficiale dei negoziati, non ancora fissato.
Intanto l’episcopato dello Sri Lanka saluta con soddisfazione i nuovi passi verso la pace e si dice ottimista. Alla fine di aprile i vescovi hanno compiuto un pellegrinaggio comune al Santuario di Madhu, nel nord del paese, e ai campi profughi nel Wanni. In un messaggio essi rinnovano il “grido di pace” e notano le gravi condizioni dei rifugiati e dei bambini terrorizzati: “E’ apprezzabile – notano – il desiderio di pace, che consentirà loro di tornare nei villaggi e vivere in dignità”. Una rappresentanza della Conferenza Episcopale ha incontrato il leader politico tamil Thamil Chelvam che, riferiscono i vescovi, “ha manifestato un genuino desiderio di pace, ma chiede negoziati in cui le parti abbiano pari dignità”. Il leader ha promesso ai vescovi di chiarire la posizione dei tamil su temi delicati come l’integrità nazionale e l’autodeterminazione.
L’impegno per la pace caratterizza tutte le religioni: in un recente incontro ad Amarapura, leader cattolici e buddisti hanno discusso iniziative comuni per combattere il degrado morale e spirituale nel paese e promuovere la riconciliazione fra le etnie. “Il clero buddista non è contrario a riconoscere i diritti dei tamil – ha spiegato il Venerabile Brahmanawatte Seevali – ma sostiene l’unità nazionale e mette al primo posto il benessere del popolo, nel nord e nel sud”. Notando con soddisfazione il primo incontro di alto livello fra clero cattolico e buddista, mons. Kingsley Swampillai, vescovo di Trincomalee-Batticaloa, ha assicurato che i vescovi concordano sull’unità del paese.
Le speranze di pace si riaccendono dopo un mese di intensi scontri. In seguito all’offensiva sferrata il 24 aprile dall’esercito regolare a Palli, nella penisola di Jaffna, e alla dura risposta della resistenza Tamil, vi sono stati oltre 400 morti. Si stima che le vittime del conflitto, che dura ormai da 18 anni, siano circa 60 mila.

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