Idee Sostenibilità
Economia sociale: in Lombardia c’è un motore cooperativo da 116 milioni di euro
Musa (Multilayered Urban Sustainability Action) è un ecosistema di innovazione finanziato dal ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Grazie anche a una dotazione economica così rilevante c'è la possibilità reale di impattare sul modello di sviluppo territoriale. Con un Terzo settore chiamato a un ruolo di interlocutore chiave
È poco più che una boutade però se qualcuno in questi ultimi due anni raccogliesse statistiche in merito agli investimenti in ricerca e sviluppo da parte dell’economia sociale forse noterebbe, soprattutto in Lombardia, un andamento al rialzo un po’ fuori norma. Merito, probabilmente, della forma giuridica cooperativa assunta da Musa (Multilayered Urban Sustainability Action), un importante progetto di ricerca cofinanziato da fondi Pnrr (qualcosa come 110 milioni su 116 totali) e che vede in partnership ben quattro università milanesi: Statale, Bicocca, Bocconi e Politecnico. Ma l’aspetto ulteriore, e forse sostanziale, del progetto è dato dalla sua finalità o meglio missione, utilizzando un linguaggio coerente con l’impianto strategico del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ovvero una transizione urbana sostenibile in senso ambientale, economico e sociale che sia trasferibile in diversi contesti (oltre a quello lombardo e milanese).
Intorno a questo hub di senso prendono forma sei spoke (altro termine da vocabolario Pnrr) di ricerca declinati secondo criteri ormai mainstream – rigenerazione urbana, big e open data, imprenditorialità e trasferimento tecnologico, impatto economico e finanza sostenibile, moda e design sostenibile, innovazione sociale – ma con evidenti elementi d’impatto.
La dotazione economica di Musa produce a cascata (come i suoi bandi) altri indicatori significativi. Uno su tutti: oltre mille ricercatori e ricercatrici coinvolti. Una generazione finalmente dotata di risorse per produrre conoscenza capace di attivare cambiamenti. Tutto questo naturalmente richiede di curare i punti di contatto con soggetti pubblici e imprenditoriali – questi già ben rappresentati. Ma in occasione del quarto general meeting di progetto tenutosi negli scorsi giorni presso l’università Statale è stata la volta del Terzo settore.
Non si tratta del solito “convitato di pietra” accomodato al tavolo in posizione defilata, ma di un vero e proprio interlocutore chiave per il trasferimento tecnologico di progetti che in modo “nativo” mettono al centro impatto sociale e sostenibilità. Da questo punto di vista sarebbe interessante riclassificare i progetti in senso più chiaro rispetto ai settori di interesse generale in cui operano gli enti di Terzo settore e poi allestire un “luogo d’incontro” che non si limiti al solito matching tra domanda e offerta ma avvii processi più ampi di ibridazione e apprendimento reciproco (anche in chiave intergenerazionale). Ecco quindi che la dimensione cooperativa di Musa non è solo una forma giuridica ma un’architettura nuova per l’ecosistema che intende diventare innovando le partnership pubblico private. Tutto questo non solo per “mettere a terra” le progettualità attive ma per garantire un futuro post Pnrr che ormai s’intravede all’orizzonte dove la conoscenza scientifica gestita come un bene comune sia in grado di essere sostenibile e d’impatto essa stessa svolgendo così un ruolo chiave anche per il “terzo pilastro” della società.
Foto: piazza Duomo a Milano (Pexels)
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