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Nassirya, accordo per il cessate il fuoco (2)

Dopo 2 giorni di scontri armati, il generale Corrado Dalzini e i rappresentanti dei miliziani fedeli a Moqtada Al Sadr hanno raggiunto un'intesa per la fine delle ostilit

di Paolo Manzo

Accordo per il cessate il fuoco a Nassiriya. Dopo due giorni di scontri armati, il generale Corrado Dalzini, comandante della brigata Pozzuolo del Friuli e i rappresentanti dei miliziani fedeli a Moqtada Al Sadr hanno raggiunto un’intesa per la fine delle ostilita’. Alla mediazione ha preso parte il governatore della provincia di Dhi Qar, Sabri Hamid al Rumayed. In base all’accordo, i militari italiani si allontaneranno temporaneamente dalla zona di ‘contatto’, intorno ai ponti sull’Eufrate, per permettere ai miliziani armati di lasciare la citta’. La notizia e’ arrivata al termine di un’altra giornata di ”conflitti a fuoco diffusi”. La fragile tregua concordata nella notte, dopo i ripetuti attacchi dei miliziani armati contro le pattuglie italiane e la polizia locale, non aveva infatti retto. Alle 4.26 di questa notte, i nostri militari avevano intimato l’alt a un veicolo che procedeva a forte velocita’ in direzione dei ponti. Dato che la vettura continuava ad avanzare, i soldati hanno fatto fuoco e l’automobile e’ esplosa. Probabile quindi che si trattasse di un’autobomba imbottita di esplosivo. Nelle ore successive la situazione in citta’ era rimasta tesissima. Un ripetuto scambio di colpi di arma portatile si e’ verificato dalle 14.18 (le 12.18 locali) nella zona dei ponti sull’Eufrate. Contro i soldati italiani sono stati esplosi numerosi colpi di fucile mitragliatore AK47 Kalashnikov. Colpi che non hanno comunque causato feriti o danni tra i militari italiani. Per quanto riguarda il cessate il fuoco, in un primo momento i miliziani avevano chiesto un ritiro completo da Nassiriya da parte dei militari italiani, proposta ovviamente non accettata. Si e’ arrivati cosi’ a un’intesa che prevede l’attestamento degli italiani su una linea leggermente piu’ lontana dall’area degli scontri in modo da permettere l’abbandono della citta’ da parte degli uomini fedeli a Moqtada Al Sadr. A ufficializzare la notizia del raggiunto accordo e’ stato Ettore Sarli, portavoce del contingente italiano a Nassiriya. ”Dopo una giornata di intensi combattimenti -spiega- i miliziani di Al Sadr, anche in virtu’ dell’efficace risposta del contingente italiano, hanno chiesto al governatore di poter negoziare una tregua”. ”Gli accordi intercorsi prevedono -fa sapere il capitano Sarli- il loro completo ritiro dalla citta’ mentre gli italiani rimarranno a presidio della zona sud della stessa consentendo alla polizia di riprendere la propria attivita’ istituzionale di controllo della citta”’. ”Siamo molto soddisfatti per il cessate il fuoco dopo tutti questi scontri a fuoco e i colpi di mortaio lanciaticontro i militari italiani. Si tratta -ha detto ancora il capitano- di un risultato che premia la linea d’azione sempre mantenuta in questa fase di tensione, improntata ad una fermezza coerente pur nella massima apertura al dialogo. L’intervento dei nostri militari e’ stato efficace, proporzionale, selettivo ed ha rispettato le procedure previste”. ”La soddisfazione -ha sottolineato poi Sarli- deriva anche dal fatto che non lamentiamo militari feriti dopo tutti questi conflitti a fuoco. Tutti i militari impegnati, dai Lagunari ai Carabinieri della Msu, dai Bersaglieri agli uomini della Cavalleria, hanno dimostrato in queste ore la loro professionalita’ e il loro alto livello di addestramento”. ”Significativo e’ stato l’intervento dell’Aeronautica, che ha contribuito al monitoraggio dal cielo della situazione. A questo punto -ha aggiunto il militare- mi auguro che i miliziani di Al Sadr rispettino l’intesa concordata e lascino quanto prima la citta”’. Su quanto sta succedendo a Nassiriya e’ intervenuto anche il generale Vladimiro Alexitch, comandante del contingente italiano in Iraq, che parla di ”una situazione abbastanza difficile, sotto controllo ma sicuramente pesante. Anche in questa fase il comportamento dei militari italiani e’ stato a mio modo di vedere ineccepibile, nel senso che e’ stata esercitata la giusta fermezza senza alcun eccesso”. Ai soldati italiani, sottoposti in queste ore a un durissimo impegno operativo, il comandante italiano rivolge un’esortazione: ”Rimanete sereni, non abbassate la guardia e continuate ad operare come avete fatto fino ad ora perche’ questa e’ la strada giusta”. I soldati italiani, sottolinea il generale Alexitch, sono intervenuti ”con azioni sempre commisurate alla minaccia che veniva portata di volta in volta, senza mai andare sopra le righe o esagerare”. ”La situazione e’ pesante ma non disastrosa -aggiunge il militare- ci sono gruppi armati che non sono d’accordo con la strada che sta prendendo il nuovo Iraq e che manifestano il loro dissenso in maniera violenta perche’ non hanno altre risorse”. ”Queste iniziative violente -rileva il ‘senior officer’ del contingente italiano in Iraq- non hanno un seguito popolare, gli stessi cittadini iracheni considerano questi miliziani isolati e al di fuori del nuovo sistema di vita che si sta creando. Sono minoranze che si fanno sentire soprattutto perche’ hanno le armi in pugno”. Il dispositivo di sicurezza messo in atto in questa nuova fase di tensione ”tiene conto dell’esigenza di controllare la citta’ e le vie d’accesso a Nassiriya in stretto coordinamento con la polizia locale e e su richiesta dello stesso governatore cittadino, che ha preso atto -ricorda il comandante italiano- dell’impossibilita’ di fronteggiare la situazione”. Si punta poi a ”evitare possibili nuovi afflussi di miliziani verso Bassora. Una eventualita’ che finora non si e’ verificata, ma noi continuiamo a vigilare”. ”Nonostante i ripetuti tentativi del governatore, che da giorni conduce un’azione di mediazione con il supporto delle nostre unita’, non c’e’ ancora stata una sospensione definitiva delle ostilita’ nei confronti dei militari e della polizia locale. I colloqui portano a fasi di tregua, ma evidentemente c’e’ divergenza di opinioni tra l’ala oltranzista del movimento e le componenti piu’ moderate. A volte -conclude il generale Alexitch- prevale il desiderio diparlare, a volte prevale la volonta’ di proseguire negli attacchi”. Sempre al corrente della situazione in Iraq il premier Silvio Berlusconi, che nel pomeriggio si e’ intrattenuto in una lunga e cordiale telefonata con il generale Corrado Dalzini, comandante del contingente italiano a Nassiriya. Il presidente del Consiglio, che ha ringraziato Dalzini e lo ha pregato di estendere i suoi complimenti e i suoi ringraziamenti a tutti i militari italiani impegnati nella missione di pace in Iraq, ha invitato il generale a estendere la propria vicinanza e stima (”L’Italia vi e’ vicina, consideratemi in ogni istante al vostro fianco”) a tutto il personale italiano in Iraq. Ma i recenti sviluppi non mancano di riaccendere la polemica all’interno dell’opposizione. ”Il susseguirsi incessante di violenze ed attentati in Iraq e i gravi scontri nelle zone sciite del Paese non possono non suscitare enormi preoccupazioni”, afferma Marina Sereni, responsabile Esteri dei Ds, che sottolinea: ”Appare tragicamente evidente la difficoltà di raggiungere in tempi brevi la stabilizzazione e di determinare accettabili condizioni di sicurezza per la popolazione”. ”Guardiamo con particolare apprensione a quanto sta accadendo in queste ore a Nassiriya -continua l’esponente della Quercia- dove il coinvolgimento del contingente italiano in scontri diretti con gruppi iracheni ripropone gravi interrogativi circa la natura e le finalità della missione italiana”. ”Accanto alla solidarietà verso tutti i militari italiani impegnati all’estero ribadiamo con forza l’esigenza che siano le Nazioni Unite ad assumere immediatamente la responsabilità politica e militare della crisi irachena”, conclude Sereni. ”La guerra in Iraq sta investendo, come e’ inevitabile, i nostri soldati e l’apprensione degli italiani e’ il prezzo che paghiamo. Ma come tutti gli economisti sostengono, il caro-petrolio ha tra le sue cause la cosiddetta ‘incertezza geopolitica”’. Lo afferma il capogruppo dello Sdi alla Camera, Ugo Intini. ”Questa -aggiunge l’esponente socialista- e’ determinata innanzitutto dalla guerra irachena e dal conflitto irrisolto in Palestina: due sciagure di cui porta una parte notevole di responsabilita’ la politica disastrosa della amministrazione Bush. Si puo’ affermare dunque che la guerra sbagliata dell’Iraq mette in pericolo la vita dei nostri soldati e anche la ripresa della nostra economia, purtroppo, eccessivamente dipendente dal petrolio”. ”Da questa notte vanno avanti i combattimenti del contingente italiano a Nassirya contro gli iracheni. L’Italia e’ in guerra senza se e senza ma, senza nessuna scusa o copertura di missione di pace o umanitaria”, afferma il responsabile Esteri del Pdci, Jacopo Venier. ”I nostri militari attaccano e sono attaccati in combattimenti che ormai sono continui -aggiunge- un esercito di occupazione si scontra con una resistenza sempre più organizzata come un vero e proprio esercito”. ”Il coinvolgimento dell’Italia nel conflitto iracheno si configura come un coinvolgimento di carattere permanente e dal quale sarà difficile uscire e ricostruire un dialogo con il mondo mediorientale -considera Venier- inoltre scontri armati come quelli di queste ore, proprio mentre il nostro Paese e’ sotto la minaccia terroristica rende la situazione sempre più preoccupante”. ”Questo governo -conclude- fa di tutto per mettere in pericolo l’incolumità dell’Italia”. ”Purtroppo e’ evidente che la guerra non va in vacanza. Quanto sta accadendo in queste ore in Iraq ne e’ l’ennesima conferma”. A dichiararlo il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio. ”Non c’e’ stata alcuna svolta nel paese -ha aggiunto il leader del partito del Sole che ride- e la nostra missione rimane una missione di guerra. Per questo, la richiesta del ritiro del nostro contingente e’ e deve rimanere una priorita’ per uscire dal pantano iracheno nel quale Berlusconi ci ha infilati”. Sempre per i Verdi, Stefano Boco afferma che ”la situazione in Iraq precipita di ora in ora, e il nostro governo attende inerte che la strage si completi. Siamo in guerra, e l’esecutivo invece di chiedere il ritiro immediato del contingente italiano da quei luoghi continua a sottovalutare la vicenda”. Il capogruppo dei Verdi al Senato aggiunge poi: ”Siamo guidati da un governo irresponsabile, che mette a rischio la vita dei nostri connazionali. E’ una vergogna! Governo e maggioranza hanno portato l’Italia in guerra, senza il mandato del Parlamento”. Intanto, sempre sul fronte della cronaca, a Sadr City l’operatore televisivo di AKI – ADNKRONOS INTERNATIONAL, Asso Tareq, e’ stato fermato ieri sera dai miliziani del leader radicale sciita Moqtada Al-Sadr. Tareq e’ stato rilasciato dopo molte ore di trattative, ma i nastri che aveva con se’ sono stati sequestrati dagli uomini dell’esercito del Mahdi. A nulla sono valsi i tentativi da parte di Tareq di spiegare, durante i lunghi interrogatori cui e’ stato sottoposto, di voler riprendere un torneo di calcio a Sadr City, a Baghdad, per completare un servizio video su ‘La Pace Olimpica’. Uno dei nastri sequestrati conteneva l’intervista alla campionessa irachena Rasha Yassin, 17 anni, che da sola rappresentera’ meta’ della nazionale femminile irachena alle Olimpiadi Atene del prossimo 13 agosto. La giovane Rasha sara’ impegnata nei 400 metri. Tra il materiale sequestrato, anche le interviste realizzate dal corrispondente di AKI a Baghdad, Karim Kadhum, con numerosi personaggi dello sport iracheno, sempre in vista della partecipazione dell’Iraq alle Olimpiadi. Kadhum, infatti, aveva raccolto anche le dichiarazioni del presidente del Comitato olimpico iracheno Ahmad al Hijjiyya, del commissario tecnico della Nazionale irachena Adnan Hamad, che ha guidato la qualificazione della nazionale olimpica irachena alle finali di Atene, e del calciatore cristiano Ammo Baba, che oggi dirige la scuola nazionale del calcio giovanile. ”Molti di quei ragazzi avevano espresso davanti alla telecamera di AKI il loro desiderio di un futuro di pace che permettesse loro di gareggiare con i propri coetanei -dice amareggiato il corrispondente di AKI da Baghdad-. Molti di loro hanno indicato Totti, Baggio e Vieri come loro idoli calcistici. Ma anche quel semplice messaggio di pace inviato dai nostri ragazzi e’ stato stritolato dalla macchina violenta di una guerra assurda”. ”Lasciate lavorare i giornalisti. Il mondo ha bisogno di sapere cosa accade. Senza il loro lavoro non sapremmo cosa succede”: così Ahmad Kamel, capo della redazione di Al Jazeera a Bruxelles e presentatore del programma ‘Inside Europe’ commenta la vicenda di cui e’ stato protagonista Asso Tareq, operatore televisivo di AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL. I giornalisti che, come Tareq, rischiano la vita in Iraq sono dei ”campioni di eroismo -aggiunge Kamel- anche a me e’ stato chiesto di andare in Iraq, ma non ho accettato. Riconosco che non ho lo stesso coraggio dei colleghi che vanno laggiu”’. Per il giornalista di Al Jazeera ”prendere di mira l’operatore dell’Aki, al lavoro per realizzare dei servizi sulla tregua olimpica, e’ veramente un’azione gratuita e senza senso” ed ogni azione fatta nei confronti dei giornalisti ”e’ vergognosa, senza alcuna morale. Ma laggiu’ non si riflette”. E il pensiero di Kamel va alla tragica sorte di due suoi colleghi, uccisi mentre seguivano la guerra in Iraq. Sempre da Bruxelles Tareq Mahmoud, giornalista egiziano che la Ue, denuncia ”ogni azione che possa mettere a rischio il lavoro di un giornalista”. Per Mahmoud il lavoro degli operatori dell’informazione ”che rischiano la vita per informare il pubblico deve essere rispettato da tutti e qualunque critica deve avvenire in un contesto obiettivo e legale”. Mahmoud osserva come in Iraq ci siano ”sfortunatamente due sponde belligeranti che non rispettano la copertura mediatica, aggrediscono i giornalisti e ne confiscano il materiale”. Per Zuhair Louassini, giornalista di Rai Med di origine marocchina che vive in Italia da molti anni, seguire i preparativi olimpici ”era un eccellente idea: quella di fare sentire la voce degli atleti iracheni” che -con un riferimento all’impresa della squadra di calcio- ”nonostante tutto sono riusciti a dare segni di vitalità arrivando ai finali di Atene”. Al disappunto di Louassini risponde quasi con rassegnazione di Khalid Fouad Allam, docente all’università di Trieste e editorialista di ‘Repubblica’, secondo il quale ”la situazione irachena sembra essere quella di un corpo impazzito che non risponde ad una logica o ad una regola. Ma le Olimpiadi e i loro giochi, che sono confronti altamente pacifici, ci suggeriscono di non cedere. Ben vengano, quindi, tutti i tentativi per affermare lo spirito della pace olimpica”. E Fouad Allam conclude: ”Non ci illudiamo. Non saranno i Giochi Olimpici a riportare la pace in Iraq ma questo non ci dovrà scoraggiare”.


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