Mondo

Ricordo di Fulvia, morta fra i deboli dell’Angola

Una telefonata a... Silvia Marchelli, volontaria in Africa

di Emanuela Citterio

Pronto, Silvia Marchelli, come state in questo momento? è come se fossimo tutti in Angola, noi del Gvc (Gruppo volontariato civile). Da quando è accaduta quella tragedia, la morte della nostra volontaria Fulvia Bucci, abbiamo vissuto ogni cosa insieme. Come è accaduto l’incidente? Fulvia era infermiera e stava prestando servizio nell’ospedale di Malange, insieme ad altri tre volontari. C’è stata una fuga di gas e Fulvia ha acceso una candela, provocando l’esplosione. Da quel momento abbiamo iniziato una lotta contro il tempo. Fulvia è stata subito trasportata a Pretoria, in Sudafrica, il posto in cui avrebbero potuto curarla al meglio. Ma non ce l’ha fatta. Suo fratello, partito dall’Italia non appena abbiamo saputo dell’incidente, è riuscito a farsi vedere da lei, e a starle vicino negli ultimi momenti. Fino alla fine. Chi era Fulvia? Era un’infermiera che un anno fa, all’età di 38 anni, aveva deciso di lavorare al fianco dei più poveri in un Paese difficile come l’Angola, dove c’è terribilmente bisogno di medici e infermieri. La guerra civile, in questi ultimi anni, ha devastato il Paese e prostrato la popolazione. Dopo un periodo di formazione Fulvia era partita, per lavorare nell’ospedale di Malange. Come avete vissuto questi momenti? Sono stati giorni terribili, ma nello stesso tempo abbiamo sentito una grandissima solidarietà. Abbiamo vissuto tutto quello che si vive in momenti come questi in Africa. Fulvia era una persona alla quale non si poteva non voler bene, per il suo carattere e per il suo modo di dedicarsi agli altri. Quando a Malange è arrivata la notizia della sua morte, la casa del Gruppo volontariato civile si è riempita di persone che la conoscevano, di donne delle associazioni che lavorano con noi, di tutta la gente dei dintorni. E dall’Italia avete avuto solidarietà? Abbiamo sentito una solidarietà enorme anche da parte degli altri volontari italiani. Abbiamo poi ricevuto messaggi da tutto il mondo, da parte di chi lavora nelle organizzazioni non governative, e che sa come è difficile fare questo tipo di lavoro.


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