Formazione

Cgil: Dpef e manovra forte penalizzazione per il Sud

Per la Cgil l'annunciata riforma degli incentivi ''determinerà la paralisi degli investimenti e comporterà ulteriori, gravi difficoltà per le Imprese'' del Mezzogiorno

di Paolo Manzo

Il Dpef 2005-2008, sommato alla manovra economica da 7,5 miliardi di euro, ”provochera’ una fortissima penalizzazione del Mezzogiorno”. E’ quanto sottolinea il dipartimento politiche di coesione-mezzogiorno della Cgil secondo cui l’annunciata riforma degli incentivi ”determinera’ la paralisi degli investimenti e comportera’ ulteriori, gravi difficolta’ per le Imprese”. Gli stanziamenti per le infrastrutture, afferma la Cgil, ”vengono drasticamente ridimensionati. Per questo il Dpef non appare credibile ne’ per quanto riguarda le analisi, ne’ tantomeno sul terreno delle proposte e fa temere che le scelte della prossima Finanziaria produrranno conseguenze pesanti sull’occupazione, sul welfare, sulle condizioni di vita delle classi popolari del Meridione”. Per la Cgil l’errore di partenza sta nelle analisi ancora una volta ”errate e venate da un infondato e immotivato ottimismo”. Il documento si basa, infatti sull’assunto che nella recente, difficile fase congiunturale, il Mezzogiorno sia cresciuto più del resto del Paese, seppur frenato dal deficit relativo di infrastrutture e servizi. Una realta’ che, per la Cgil, ”non corrisponde al vero”, come gia’ dimostrato dal Rapporto Svimez. Sbagliate per la Cgil, dunque, anche le previsioni elaborate dal governo nel Dpef. Il tasso di crescita del PIL nel Meridione di poco superiore all’1% come previsto dal governo si fonda, per il sindacato, su due grandezze sovrastimate, il consolidamento delle tendenze in atto e l’auspicata ripresa della economia interna e internazionale. ”La ripresa economica del mercato internazionale non trascina automaticamente un’ economia debole e poco competitiva come quella meridionale. Quanto poi alle tendenze in atto che andrebbero consolidate – chiosa ancora il sindacato- basta evidenziare come nel 2003 il prodotto interno lordo è aumentato nel Centro-Nord ad un tasso pari a + 0,2% e nel Mezzogiorno ad un tasso di poco superiore pari a +0,35, un valore decisamente inferiore a quello registrato nel 2002 (+1,1%). Perciò – prosegue il documento del sindacato- il problema non è di consolidare una tendenza negativa, ma di operare una politica di radicale cambiamento segnata dalla discontinuità e di invertire una linea di tendenza che penalizza il Mezzogiorno”. Senza parlare degli ‘obiettivi programmatici” fissati nel Dpef su cui la Cgil ”nutre seri dubbi che possano essere realizzati nel momento che sono dominuite le risorse disponibili”. Sotto il mirino del sindacato anche gli strumenti con cui perseguire gli obiettivi: ”quattro strumenti per i quali si danno indicazioni generiche e prive di riscontri quantitativi”. ”Non corrisponde a realta”, per la Cgil neppure quanto previsto al capitolo infrastrutture compresa l’individuazione di 27 interventi strategici eleggibili al finanziamento, da realizzare in funzione anticiclica ”Basti pensare – conclude il sindacato- che nel 2003 la quota complessiva di investimenti delle Ferrovie per il Sud è stata del 19,5% e quella per la rete autostradale si attesta attorno al 37,7%. Si è ben lontani dal rispetto della norma che riserva al Meridione il 40% della spesa pubblica per infrastrutture”.


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