Mondo

Ruanda: la Francia di nuovo al centro delle polemiche

Il governo rwandese adotta progetto di legge che prevede l'instaurazione di una commissione "indipendente" incaricata di provare le responsabilità della Francia nel genocidio del 1994

di Joshua Massarenti

Riunito il 30 luglio scorso sotto la direzione del presidente della Repubblica Paul Kagame, il Consiglio dei ministri rwandese ha adottato un progetto di legge che prevede la nascita di una Commissione nazionale “indipendente” il cui obiettivo dichiarato è quello di “raccogliere le prove dell’implicazione della Francia nel genocidio perpetrato nel 1994 ” e durante il quale furono uccisi oltre 800.000 rwandesi, in stragrande maggioranza Tutsi. Lo ha riferito ieri un comunicato del governo rwandese. La Francia è stata da sempre accusata dall’attuale regime rwandese di aver in un modo o in un altro appoggiato gli estremisti hutu che hanno pianificato e attuato lo sterminio dei Tutsi, massacrando parallelamente gli Hutu contrari ai loro disegni di genocidio. Da parte sua, Parigi ha sempre smentito ogni sua implicazione nel genocidio. Nel marzo scorso, le tensioni tra i due Paesi hanno raggiunto il loro culmine dopo che il quotidiano francese Le Monde aveva pubblicato alcuni brani dell’inchiesta giudiziaria condotta dal giudice anti terrorista francese Jean-Loup Bruguière e che accusava il Fronte Patriottico Rwandese (partito attualmente al potere) del presidente rwandese Paul Kagame di essere stato l’autore dell’attentato perpetrato il 6 aprile 1994 contro l’ex presidente Juvénal Habyarimana. La morte di Habyarimana fu l’ultimo di una serie di episodi di violenza che scandirono la vita politica rwandese tra il 1990 e il 1994 e che diede “ufficialmente” via al genocidio. All’indomani della pubblicazione, Kigali accusò la Francia di voler ternire l’immagine del regime di Kagame e destabilizzare il Rwanda alla vigiglia della decima commemorazione del genocidio (7 aprile 2004). Il progetto di legge segue di qualche giorno l’incontro a Pretoria tra il ministro degli esteri francese Michel Barnier e il suo omolgo ruandese Charles Murigande. Al termine del loro incontro, Muringande aveva dichiarato che “Barnier era pronto a accettare una parte delle rimostranze” fatte contro la Francia “ma non a condivedere accuse esagerate. Di cui la necessità di stabilire una commissione” ha poi proseguito il ministro degli esteri ruandese ” di stabilire con precisione qual’è stato il ruolo della Francia, quel’è stato il suo comportamento e cosa ha fatto” durante il genocidio. “La decisione di stabilire una commissione non ha nulla a che fare con questo incontro” assicura a Vita il corrispondente ruandese della Bbc in Ruanda Thomas Kamilindi. “E’ da almeno due o tre settimane che qui a Kigali sentiamo parlare della volontà del regime di voler creare una commissione per inchiodare la Francia”. “Anzi” aggiunge la nostra fonte, “già ai suoi tempi l’ex minsitro degli affari esteri Anasthase Gasana voleva tradurre la Francia in giustizia. Tuttavia, il Ruanda non era stato in grado di trovare la formula giudiziaria legittima per processare Parigi. Credo” prosegue Kamilindi, “che la Commissione sia stata la soluzione più appropriata per il regime di Kigali per esaminare il ruolo della Francia”. Intanto, la Commissione non è stata instaurata. “Bisognerà aspettare uno o due mesi ” asserisce Kamilindi. “Il progetto di legge dovrà essere approvato alla Camera dei deputati e poi al Senato. Tuttavia, un dubbio sta emergendo da questa iniziativa: una volta che la Commissione avrà raccolto le prove, quale sarà la mossa del regime nei confronti della Francia?”.


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