Cultura
Sergio Marelli: “Sul Wto non abbassiamo la guardia”
Il presidente delle ONG Italiane è ottimista ma prudente. L'accordo raggiunto al Wto è un segnale forte, ma è necessario aspettare e verificare se concretamente verrà applicato
Dopo il fallimento dei colloqui di Cancun, i 147 membri del Wto, ci riprovano e, nella notte fra il 31 luglio e il primo di agosto, raggiungono un accordo che viene definito storico. Ma Sergio Marelli, Presidente delle Ong Italiane, è più prudente ?Non lo definirei ‘storico’. Almeno, non ancora?.
Vita: Si tratta però di un passo importante?
Sergio Marelli: :Sicuramente è un segnale forte che va nella direzione che tutte le ONG e la società civile auspicavano da anni. Ha sbloccato un round che sembrava immobilizzato, e per questo è da seguire con attenzione e positività. Sono convinto che solo a livello multilaterale si possano ottenere delle soluzioni eque per tutti, e credo che il proseguimento verso questa direzione sia da incoraggiare. Ma non è sicuramente sufficiente, non sono stati ancora raggiunti gli obiettivi dei Paesi poveri, anche se è un accordo che tiene in maggiore considerazione le richieste dei Paesi in via di sviluppo.
Vita: Veicolate però da tre Paesi, Brasile, Cina e India, che fanno parte del G20 Plus e che proprio grazie alla loro capacità di presentarsi come un blocco compatto, stanno diventando potenze economiche?
Marelli: L’accordo è indubbiamente un passo avanti che segna il passo di una rinnovata redistribuzione dei poteri e degli equilibri all’interno del WTO. Questo lascia sperare in una crescita del potere negoziale dei Paesi in via di sviluppo. Da tempo chiedevamo la riduzione dei sussidi alle esportazioni dei prodotti di Ue e Stati Uniti, eccedenze agricole in particolare. Restano però delle zone d’ombra, come quelle relative a prodotti di grande importanza a livello commerciale: lo zucchero, i prodotti lattiero caseari e il cotone, che restano protetti.
Vita: Che scenario si apre a partire da oggi?
Marelli: Per ora si tratta di un accordo che dovrà essere reso operativo, avrà bisogno di regolamenti e normative di applicazione e, nel corso dei prossimi anni, bisognerà verificare concretamente quanto di questo accordo verrà applicato. Non sarebbe la prima volta che accordi altisonanti assunti nelle organizzazioni internazionali multilaterali, poi vengono disattesi o vanificati dalle regole di attuazione.
Vita: Che consigli dà Sergio Marelli affinché ciò non accada?
Marelli: Non abbassare la guardia, e non interrompere le campagne di pressione avviate, anche perché il prezzo pagato dai Paesi in via di sviluppo per ottenere l’accordo è quello della privatizzazione dei servizi di base. Si apre, dunque, un doppio fronte: da una parte c’è l’apertura sul campo dei sussidi all’esportazione, dall’altro una vittoria dei Paesi del nord che, dalla privatizzazione dei servizi di base, potranno trarre ulteriori profitti. Non vorrei che si aprisse un nuovo capitolo di guadagni per i Paesi ricchi e commercialmente forti, ancora una volta pagato dai poveri.
Vita: In seguito all’accordo Wto, il vice-ministro alle Attività produttive Adolfo Urso ha parlato di caduta dei prezzi nel medio periodo in ambito Ue, e di un aumento di fiducia da parte degli imprenditori. Cosa ne pensa?
Marelli: Aspettiamo e verifichiamo. Vediamo se questa liberalizzazione ulteriore delle entrate dei Paesi Ue comporterà anche una ricaduta sui consumatori o se, invece, si attueranno dei meccanismi per garantire profitti elevati sempre alle solite multinazionali.
Io mi auguro che Urso abbia ragione, anche perché i sostenitori del libero scambio dovrebbero spiegare ai consumatori dei nostri Paesi perché i prezzi restano molto alti. Questo regime protezionistico, in particolare sui prodotti più sensibili, è quello che mantiene i nostri prezzi ad un regime che è tutto, fuorché di libera concorrenza. Aspettiamo di vedere i risultati concreti cioè l’applicazione di questa dichiarazione che mi sembra un passo interessante ma da seguire con la dovuta prudenza.
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