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Cogne

Se il paese valdostano, teatro del tremendo omicidio del piccolo Samuele, potrà riabbracciare la normalità, lo dovrà al rito abbreviato.

di Alter Ego

Era diventato una metonimia dell?orrore, un luogo comune del male. Cogne, un ?ridente paese?, come recita l?agiografia turistica italiota, in cui si era consumato un efferato delitto. Un bambino di tre anni, Samuele, ucciso il 30 gennaio 2002. Indiziata prima la madre, Annamaria Franzoni, che si era sempre dichiarata innocente. A differenza di altri delitti e orrori, però, Cogne non era riuscita a dividere l?Italia fra innocentisti e colpevolisti. Tanto era forte il dolore e l?efferatezza.
Ogni decisione è opinabile, come la legge. I trent?anni inflitti alla madre che avrebbe ucciso il figlio sono quindi troppi o niente, a seconda delle interpretazioni. Però sono la legge e la legge si rispetta, perché fa degli uomini gli uomini.
Una cosa sola si può dire del rito abbreviato che coinvolge oggi Cogne. Ha tolto ogni spettacolarizzazione del male, ha evitato a Cogne e a tutte le Cogne d?Italia lo spettacolo della miseria umana, dell?analisi delle prove, delle verifiche dei pigiami macchiati di sangue, degli zoccoli della mamma che avrebbero calpestato la vita del figlio, una mattina, a Cogne.
A chi scrive sembra che l?alternativa della colpevolezza fosse veramente minima. Quindi, il rito abbreviato ha evitato l?orrore del confronto sul male del mondo, della miseria umana che a Cogne come ovunque si aggrappa sugli specchi.
Restituendo a Cesare cos?è di Cesare, a Dio cos?è di Dio e a Cogne cos?è di Cogne. Il diritto alla normalità.

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