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Dpef, Cnca: ” Patto sociale contro le povertà”

Stilato un documento intitolato: "Diritto ai diritti. Proposta del C.N.C.A. per il DPEF"

di Redazione

“Va da subito e in primo luogo ribadita l’esigenza di mettere la QUESTIONE SOCIALE al centro delle politiche e delle strategie economico-finanziarie del governo.” È questo l’invito che il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (C.N.C.A.) – una delle più importanti federazioni italiane nel campo del non profit (oltre 250 gruppi associati) – esprime attraverso il documento intitolato “Diritto ai diritti. Proposta del C.N.C.A. per il DPEF”. L’impoverimento crescente, che colpisce sempre più spesso anche il ceto medio, richiede, per il C.N.C.A., un nuovo patto sociale che “deve essere prioritariamente orientato a tutelare i ceti e le fasce di reddito medio basso, con un rilancio della politica dei redditi, dei prezzi e delle tariffe.” Per il C.N.C.A., “oggi meno che mai è accettabile un programma di governo che ponga la sua centralità sulla libera intrapresa economica svincolata da ogni obbligo di responsabilità sociale se questo deve provocare, come sta già accadendo, l’arricchimento progressivo ed iniquo di pochi ricchi a danno del sempre più drammatico impoverimento della quasi totalità dei cittadini.” La Federazione ricorda che “l’economia deve sempre essere posta al servizio dell’uomo e della persona, dei suoi diritti essenziali da rendere esigibili secondo la migliore tradizione europea”. “Abbiamo sempre sostenuto – si legge nel documento – che la spesa sociale va collocata all’interno del capitolo degli investimenti, non della spesa. Il sociale è una risorsa, non un costo. (?) Per questo affermiamo con forza che al cuore del DPEF devono essere posti i DIRITTI. E in primo luogo i diritti ad un sistema sanitario efficace ed efficiente che non venga sempre più privatizzato e delegato, ad un sistema scolastico che favorisca la ricerca e la crescita culturale del paese senza ricreare condizioni di marginalizzazione e di separazione tra classi sociali, ad una casa per tutti, ad un lavoro garantito e protetto con strumenti di tutela collegati al costo della vita, ad un ambiente sano, non inquinato, attraverso il riconoscimento di bene pubblico protetto all’aria, all’acqua, alla fauna e alla flora del paese.” Nel documento si indicano nella lotta all’evasione fiscale e nella riduzione delle spese militari due assi strategici di una politica economica che abbia a cuore uno sviluppo diffuso e una politica di pace. Altro nodo essenziale sottolineato con forza dal C.N.C.A. è “il pervicace e reiterato tentativo di trasferire dal centro alla periferia le contraddizioni della finanza pubblica imponendo alle autonomie locali (Regioni e Comuni) lacci e lacciuoli che obbligano gli enti locali o a ridurre il livello delle prestazioni ai cittadini, soprattutto ai più bisognosi, o a dover ricorrere a strumenti di pressione fiscale locale. (?) Eventuali interventi di natura fiscale degli enti locali dovrebbero sempre ed in ogni caso essere compensati da un aumento esplicito dei servizi resi ai cittadini e mai determinati da esigenze di mantenimento dell’equilibrio dei conti delle casse comunali o regionali per incaute politiche del Governo centrale che predica federalismo, ma razzola centralismo.” “Non esiste centralità della questione sociale – continua il documento – e non è possibile ipotizzare alcun patto sociale che non decida di porre al cuore di qualsiasi documento di programmazione il tema della definizione dei Livelli essenziali di Assistenza sociale e sanitaria ai quali ancorare l’uso delle risorse disponibili e necessarie per renderli esigibili e la loro distribuzione tra Stato, Regioni ed Enti locali.” Il C.N.C.A., inoltre, concentra le sue richieste su quattro fondi considerati decisivi per le politiche sociali nazionali: il fondo per i non autosufficienti (mai attivato), quello per la chiusura degli istituti per i minori (anch’esso mai costituito), un fondo per dare continuità alle leggi 285 e 45, un fondo per il servizio civile (viste le risorse insufficienti). Dopo un richiamo ad innalzare la percentuale di Pin dedicata alla cooperazione allo sviluppo, il documento del C.N.C.A. si conclude con l’esortazione a definire, all’interno del bilancio dello stato, un Bilancio sociale e una Relazione sociale: “Il Bilancio sociale statale come testimonianza effettiva di una opzione strategica: porre la questione sociale al centro della politica e delle politiche nazionali, dare diritto ai diritti di ogni persona.”


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