Volontariato
Il “Modello Trento” non chiude i battenti: il laboratorio di partecipazione civica rilancia con vista 2029
L'intervento a doppia firma della coordinatrice del Csv Trentino e del designer dei processi partecipativi. Lo pubblichiamo in occasione della chiusura ufficiale dell'anno di Trento Capitale europea e italiana del volontariato. Nel 2025 il testimone passerà alla belga Mechelen e, per il nostro Paese, a Palermo
Dal prossimo gennaio inizia una nuova avventura per Trento Capitale Europea ed Italiana del Volontariato. Si chiude infatti l’anno di investitura, ma prosegue il “laboratorio di pratiche per promuovere e valorizzare la qualità della partecipazione e rendere la gente felice”.
L’abbiamo chiamato Modello Trento per la prima volta proprio sulle pagine di VITA. Abbiamo continuato a chiamarlo Modello Trento perché queste due parole riescono a racchiudere in un unico processo l’arco di tempo che unisce la decisione della candidatura (dicembre 2021) ai 4 anni che ci attendono, passando ovviamente per l’investitura e per questo intenso, bello e importante 2024.
Lo chiamiamo Modello Trento per fare leva sull’orgoglio Trentino: dobbiamo infatti essere orgogliosi e orgogliose di aver deciso di non ridurre la partecipazione a un processo di voto di soluzioni immaginate da qualcun altro, ma di impegnarci in una serie di processi complessi in grado di rafforzare le capacità collaborative e il capitale di immaginazione civica della nostra comunità.
Due sono gli aspetti caratterizzanti alla base del modello. Da una parte l’alleanza tra istituzioni pubbliche e volontariato e in particolar modo tra Comune di Trento e Csv Trentino, un’alleanza che poi si è allargata alla Provincia Autonoma di Trento e alla Fondazione Caritro grazie alla costituzione di un Comitato di Scopo. L’altro è stata la modalità partecipativa perseguita con metodo in ogni passaggio di sviluppo del modello.
Associazioni, singoli/e volontari/ie, cittadinanza attiva, dipendenti pubblici hanno costruito e validato insieme le linee strategiche di sviluppo del volontariato trentino del quinquennio 2024-29. A seguito della nomina si è iniziato quindi a mettere a terra l’impianto strategico in grado di dare priorità alla partecipazione del mondo del volontariato e di quegli ecosistemi che il mondo del volontariato aveva occasione di attrarre grazie all’anno di Capitale Europea del Volontariato: imprese, fondazioni, università, centri di ricerca, sindacati, istituti di credito cooperativo, cooperazione, altri organismi di secondo livello e di rappresentanza hanno co-costruito un confronto collettivo sulle trasformazioni del volontariato e della cittadinanza attiva. A riprova del fatto che tali temi non sono e non devono essere appannaggio solo dell’ente pubblico o di chi per mission se ne occupa ogni giorno, ma dell’intera comunità nelle sue varie espressioni proprio per la capacità del Volontariato di creare benessere collettivo e, quindi, rendere la gente felice.
Ci sono vari modi di raccontare il Modello Trento. Il primo, quello utilizzato nei momenti di ragionamento condiviso insieme ad alcuni attori del territorio, utilizzava una storia, quella di un parcheggio che diventa piazza grazie a degli interventi “tattici-strutturali” (divieto di transito, panchine, tavolini) e grazie alle persone e alle realtà che in seguito a questo intervento iniziano ad animare questa piazza, trasformandola nell’aspetto e nella funzione.
Un altro modo di raccontarlo è quello tecnico-processuale, composto da 4 ingredienti.
Il primo ingrediente è la visione del volontariato del 2029, descritta dai 7 “goal del volontariato per la comunità che cresce”: una chiamata all’azione per l’intero territorio trentino.
Il secondo è composto da una serie di strumenti per supportare il territorio trentino nel raggiungimento dei 7 goal, come l’app Attivati! che fa incontrare associazioni e volontari, il Non Manifesto e la Check-list per rafforzare la presenza e capacità decisionale di chi ha meno di 30 anni nelle nostre organizzazioni, le linee guida per il volontariato d’impresa e per rafforzare gli spazi di cittadinanza, la comunità di pratica di chi porta nelle scuole superiori iniziative di sensibilizzazione al volontariato, le competenze digitali e di digital fundraising diffuse sul territorio che hanno portato a una delle campagne di crowdfunding civico di maggior successo del Trentino.
Il terzo ingrediente è il luogo dove raccogliere e raccontare le iniziative (circa 300 in un anno) con cui il mondo del volontariato contribuisce alla costruzione della visione del 2029, un’occasione dove contarsi e fare vedere il potenziale del territorio.
Infine, il quarto ingrediente sono le linee strategiche quinquennali che ci ricordano che il 2024 è stato solo l’inizio e che i successivi 4 anni ci serviranno a portare la visione, gli strumenti e le iniziative su un unico piano, proprio come le persone, le organizzazioni e gli elementi “more-than-human” interagivano sulla piazza, della suddetta metafora.
Tra le prossime sfide che attendono il Modello Trento c’è quella cruciale di riuscire a comunicare il suo valore a un pubblico ancora più vasto, portandola gente a collaborare , proprio perché la collaborazione rafforza le relazioni sociali e dove queste sono forti, la “gente” è più felice.
Credit foto: Alberto Gianera
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