Volontariato

Africa: allarme armi

L'agenzia di stampa del Vaticano Fides dedica un ampio dossier sull'impressionante traffico di armi in Africa

di Joshua Massarenti

Il dramma della regione del Darfur ripropone la questione della diffusione delle armi in Africa: I dati dell’annuario 2000 dell’Istituto internazionale di Stoccolma per la ricerca della pace (Sipri Yearbook 2000) indica che le spese militari africane sono in ascesa a partire dal 1997. Nel 1999 la spesa militare e’ aumentata del 22% rispetto al 1996, anno di massima contrazione delle uscite militari. Alla materia l’agenzia vaticana Fides dedica un ampio dossier. Quella che ne esce è una ‘fotografia’ impressionante di un continente dove confluiscono residuati degli arsenali occidentali, datati ma sempre letali, e nuove produzioni. Soprattutto armi leggere ma anche prodotti di nuovissime tecnologie che non sono certo armi individuali, come i missili termobarici russi che bruciano l’aria intorno al bersaglio producendo una decompressione letale per uomini e cose, finiti nelle mani di una milizia non statale del Congo Brazzaville. Le stime collocano nella sola Africa sub-sahariana 30 milioni di armi leggere, il 5% di quelle in circolazione in tutto il mondo, per l’80% in mano a civili. Altro fronte di diffusione delle armi in Africa, al di la’ di quello bellico, e’ quello della semplice criminalita’, armata di fatto con efficientissimi residuati di guerre e guerriglie come il diffusissimo Kalashnikov, preferito da predoni di strada e bracconieri. Un continente armato dove si verifica ogni anno il 18% degli omicidi e suicidi con armi da fuoco di tutto il mondo. Secondo Fides, “la disponibilità di armamenti è assicurata da almeno tre fattori: la smobilitazione di arsenali dei Paesi Nato e del Patto di Varsavia, a seguito della fine della guerra fredda; la smobilitazione di apparati bellici alla fine di guerre locali, non ha visto la distruzione degli arsenali esistenti, ma loro collocazione sul mercato a beneficio di nuove guerre o di gruppi criminali”. Infine, “nuove produzioni sia da parte delle maggiori potenze (tra cui Israele), che hanno ristrutturato e modernizzato la propria industria militare negli anni ’90, sia da parte di produttori del terzo mondo (Brasile, Egitto, le due Coree, Cina, Iran, Cile). Il dossier sottolinea inoltre che “si sta affermando una produzione locale che potrebbe avere nel tempo sviluppi inquietanti”. Tra i Paesi produttori di armi, figurano il Sudafrica, lo Zimbabwe, la Nigeria, la Namibia, l’Uganda, il Kenya e la Tanzania, ai quali si aggiunge l’Egitto. “Il maggior produttore” riporta Fides, “è il Sudafrica, che ha ereditato dal regime dell’apartheid un’industria militare sofisticata e diversificata. Attualmente”, prosegue il dossier, “in Sudafrica vi sono circa 700 aziende che operano nel settore militare e che impiegano 22.500 adetti (alla fine degli anni ’80 erano 160.000)”. Tra gli ostacoli più difficili da affrontare allorquando una guerra finisce, “è il disarmo degli ex combattenti” sottolinea Fides. In questo caso purtoppo, “nonostante gli sforzi compiuti dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni, in diverse occasioni non si è riusciti ad ottenere un disarmo totale”. I programmi di disarmo avviati in Liberia e in Sierra Leone sono qui a dimostrarlo. Ciò nonostante, se la situazione appare tragica, non è da considerarsi disperata. Questo per lo meno la convinzione di molti esperti. Di fatti ricorda Fides, “le stime sul traffico delle armi leggere in circolazione nell’Africa sub-sahariana sono state di recente riviste al ribasso: da un stima iniziale di 100 milioni di pezzi si è passati a 30 milioni”. Nelle ultime settimane, Vita ha proposto una serie di approfondimenti sulla circolazione e la diffusione delle armi leggere in Africa sub-sahariana, analizzando la situazione dell’Africa occidentale e, nel numero attualmente in edicola, concentrandosi sul Darfur. Per maggior informazioni: Calibro Africa http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=45068 African Far West http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=45540 Tiro a segno Darfur http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=46194


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