Commissione Ue

Teresa Ribera è la numero 2 di von der Leyen per il Green deal

L’Europarlamento ha dato il via libera alla nuova Commissione guidata da Ursula von der Leyen, con una maggioranza fragile. Nessun passo indietro sulla socialista spagnola Teresa Ribera, che sarà il braccio destro della presidente. A lei spetterà il compito di portare avanti le misure del Green deal. Gli ecologisti dell’European environmental bureau sono alla ricerca di europarlamentari popolari e ultraconservatori disposti a votare per l’ambiente. E chiedono che la competitività europea non vada a scapito della sostenibilità, nonostante Draghi

di Elisa Cozzarini

«Sarà la nostra prima vicepresidente esecutiva, lavorerà per la Transizione pulita, giusta e competitiva», così Ursula von der Leyen ha presentato la socialista Teresa Ribera nel giorno del voto positivo alla nuova Commissione Ue. I popolari spagnoli ci hanno provato fino all’ultimo, senza successo, a far saltare la candidatura della vicepremier di Pedro Sanchez. Ribera avrà il (difficile) compito di attuare il Green deal. Su di lei, von der Leyen non ha mai fatto un passo indietro, definendola «un’europea convinta e devota».

Equilibrismi in maggioranza

I ventisei nuovi commissari hanno ottenuto la fiducia dell’Europarlamento con 370 voti su 719, mentre a luglio la presidente era stata confermata con 401 voti favorevoli. Questa volta i gruppi si sono spaccati, mostrando la fragilità della maggioranza: metà dei verdi non hanno appoggiato il nuovo esecutivo, e così diversi socialisti, contrari alla nomina di Raffaele Fitto, di Fratelli d’Italia, che fa parte degli ultraconservatori di Ecr. D’altra parte, gli eurodeputati italiani di FdI e i belgi di New Flemish Alliance hanno votato a favore.

Nel 2019, la prima Commissione von der Leyen era passata con una maggioranza molto più solida. Ora, in questo panorama incerto, gli ambientalisti dell’European environmental bureau – Eeb si stanno muovendo per scovare, tra le fila dei popolari e di Ecr, europarlamentari sensibili ai temi ambientali, disposti a sostenere le misure del Green deal. Il timore è che si possa ripetere in futuro quanto già accaduto lo scorso 14 novembre, con il rinvio dell’attuazione del regolamento sulla deforestazione, per cui i prodotti venduti in Ue non devono provenire da terreni disboscati, e l’introduzione di emendamenti volti a indebolire la legge.

Competitività: Draghi o Ribera?

«Il contesto geopolitico attuale è enormemente frammentato e l’Europa deve garantire non solo la competitività della propria industria, ma anche il benessere dei suoi cittadini e la difesa dei suoi valori», è stato il primo commento di Ribera da neovicepresidente. Proprio oggi 28 novembre si riunisce il Consiglio Ue dei ministri responsabili del mercato interno e dell’industria, per approvare le conclusioni sul futuro della competitività europea, basate sul rapporto di Mario Draghi.

Gli ambientalisti di Eeb hanno scritto una lettera aperta per chiedere di considerare gli enormi costi dell’inazione climatica, contro l’inquinamento e la perdita di biodiversità. «Queste sfide devono essere al centro di qualsiasi discussione sulla competitività europea», affermano, ricordando, per esempio, che secondo il World economic forum per ogni dollaro investito nell’adattamento climatico oggi, possiamo risparmiare tra due e dieci dollari in futuro. E hanno evidenziato i costi della rimozione di sostanze inquinanti come i Pfas, dannosi per la salute e l’ambiente: 2 trilioni di dollari in tutta Europa. Solo per la purificazione dell’acqua potrebbero servire 238 miliardi di dollari. Non è un caso che gli ambientalisti facciano riferimento ai Pfas, visto che nel rapporto Draghi si afferma che sono indispensabili per la transizione energetica e quindi per il futuro della competitività europea.

In apertura, il momento in cui Teresa Ribera viene nominata vicepresidente da Ursula von der Leyen alla plenaria dell’Europarlamento

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