Volontariato

Il vuoto in gabbia

Suicidi in carcere, 2004 l’anno nero? in giugno nelle carceri italiane si sono tolti la vita 10 detenuti. Un dato record che alza il velo su un fenomeno drammatico.

di Redazione

Un morto suicida ogni 72 ore. Nei 30 giorni di giugno, nelle carceri italiane si sono tolte la vita almeno 10 persone (6 in soli 8 giorni, fra il 6 e il 13 del mese). Una tendenza che, se dovesse essere confermata anche nella seconda metà dell?anno, renderebbe il 2004 un anno record. Per comprendere la dimensione di questa tragedia, occorre riprendere in mano un breve dossier di 30 pagine, Così si muore in galera, pubblicato dall?associazione A Buon diritto, presieduta da Luigi Manconi. Il rapporto offre un panorama dettagliato sui suicidi nelle carceri italiane aggiornato a fine 2003, quando gli atti di autolesionismo mortale furono 65. Otto in più rispetto all?anno precedente. Nel 2002 il tasso di suicidi per 10mila detenuti (data una presenza media di 55.668 di reclusi) fu di 10,1, mentre il tasso di suicidi sulla popolazione nazionale fu di 0,65, sempre ogni 10mila abitanti. Se le statistiche intramurarie fossere applicate all?esterno, in quello stesso anno in Italia invece di 2.947 suicidi ne avremmo avuti 57.570. Il sovraffollamento gioca un ruolo decisivo per spiegare questi numeri: nel 2003 il 92,1% (nel 2002 il 93%) dei suicidi si è verificato in queste condizioni. In Italia circa tre quarti delle strutture penitenziarie sono affollate: 149 nel 2002, 147 nel 2003, su un totale di 205. Anche la lunghezza della pena incide. Ma, al contrario di quanto si potrebbe supporre, esiste un rapporto inversamente proporzionale fra ?speranza di libertà? e propensione al suicidio: si uccidono con maggiore frequenza detenuti che, per status giuridico, età, permanenza detentiva, potrebbero sperare in una carcerazione breve; fra chi è in attesa di giudizio si registra un tasso di suicidio quasi doppio rispetto a quanti hanno già subito una condanna definitiva, mentre la fascia di età più a rischio è fra i 18 e i 24 anni, quando ci si toglie la vita 50 volte più di quanto si faccia tra la popolazione non reclusa. Devastante è l?impatto con la reclusione. Nel 2003, il 61,9% dei suicidi si è verificato nel primo anno di detenzione e il 51,6% addirittura nei primi 6 mesi. Sempre nel 2003 al 17,2% dei suicidi è stata fatale la prima settimana dietro le sbarre. Quanto alle modalità, le pratiche più diffuse sono l?impiccagione e l?asfissia. 8 storie di altrettanti suicidi, avvenuti nel chiuso e nel silenzio delle carceri italiane nel corso del primo semestre del 2004. Otto vicende emerse dalle cronache grazie al paziente lavoro di monitoraggio sulla stampa nazionale e locale che da oltre due anni conducono i redattori detenuti del carcere Due Palazzi di Padova (nel box la loro storia). Otto scatti che sono solo l?iceberg di una realtà nascosta e dolorosissima. Dove una fuga fa molta più notizia di una vita spezzata. 29 giugno 2004 Domenico Bruzzaniti, 50 anni Carcere delle Sughere, Livorno Le guardie del braccio di massima sicurezza del carcere di Livorno lo descrivevano come una persona tranquilla, anche se il suo passato da uomo di punta dell?ndrangheta poteva far pensare il contrario. Domenico Bruzzaniti, 50 anni, decide di impiccarsi il 29 giugno. Lo fa utilizzando la cintura dei suoi pantaloni, che si lega intorno al collo. A nulla è servito il trasferimento precauzionale nella sezione di alta sicurezza, avvenuta il giorno prima. Una morte annunciata. Il 26 giugno, il detenuto Bruzzaniti aveva infilato la testa in un sacchetto di plastica. Gli agenti, allertati dall?odore, erano riusciti però a salvarlo prima che le esalazioni della bomboletta di gas con cui aveva riempito la busta, gli regalassero la morte. Ignoti i motivi del gesto. Di certo c?è che soffriva di crisi depressive e che la cronica mancanza di personale dell?istituto delle Sughere gli ha permesso di eludere con facilità la sorveglianza. 12 giugno 2004 Detenuto italiano, 36 anni Carcere di Bologna Si impicca il 12 giugno alle sbarre della finestra della sua cella del carcere di Bologna utilizzando un k-way. Il suo nome non è stato reso noto. Si sa solo che si tratta di un detenuto italiano, di 36 anni, condannato a una pena inferiore ai 4 anni. L?uomo, che già viveva nella sezione a celle aperte, a giorni avrebbe ottenuto la semilibertà e godeva con facilità di permessi premio, l?ultimo dei quali scaduto l?8 giugno. Il cadavere viene trovato da un agente penitenziario, che solo 20 minuti prima era passato davanti alla cella e aveva visto il detenuto ancora in vita. 7 giugno 2004 Vincenzo De Rosa, 42 anni Carcere di Siracusa Il 7 giugno mancavano 7 anni al fine pena di Vincenzo De Rosa, 42 anni, ex collaboratore di giustizia, condannato per camorra e detenuto nel carcere di Siracusa. Non ha aspettato. Si è impiccato in cella usando come cappio una casacca di maglia, annodata per un?estremità alla presa dell?aria. L?uomo soffriva di depressione. A nulla sono servite «le visite psicologiche e psichiatriche che assicuriamo ai detenuti per prevenire episodi come questo», commentano in direzione. 6 giugno 2004 Bebika Husovic, 38 anni Carcere di Bologna Sono bastate 24 ore di carcere per spingere, il 6 giugno, Bebika Husovic al suicidio. La donna, di origine bosniaca, aveva 38 anni. Anche lei si è impiccata. Lascia il marito, detenuto nel carcere di Terni, e 6 figli, 5 dei quali le erano stati tolti dal Tribunale dei minori, mentre l?ultimo viveva con i nonni. Prima di entrare in cella, Bebika si trovava agli arresti domiciliari nel campo nomadi di via Peglion, un agglomerato di baracche di fango e bimbi scalzi a pochi metri dall?autostrada Bologna-Padova. Questa la testimonianza di uno dei figli: «Lo sapevano che qualche mese fa mia madre aveva cercato di ammazzarsi là dentro. Uno di noi, un ?nomade? come voi ci chiamate, non resiste in un penitenziario. L?ha fatto per noi, per il dolore di stare lontana dai suoi figli. La seppelliremo qui, a Bologna. Ma non faremo il funerale se mio padre Ibrahim non otterrà un permesso per vederla un?ultima volta». Questa la replica della direttrice della Dozza: «Non c?erano precedenti, non era una detenuta a rischio». 20 maggio 2004 Davide Benati, 20 anni Carcere di Gorizia 20 maggio: è l?ultimo giorno di vita per Davide Benati. Quel giorno decide di farla finita per sempre. Aveva 20 anni ed era rinchiuso nel carcere di Gorizia, condannato per una lunga serie di piccoli reati, per la maggior parte furti d?auto che solitamente venivano ritrovate sotto la sua abitazione di Udine, dove viveva con la madre e i nonni. Era in carcere da gennaio. La procura gli contestava l?attentato alla sicurezza dei trasporti: era stato protagonista di una folle fuga al volante di un?auto rubata, con la quale aveva rischiato di scontrarsi con un convoglio ferroviario al passaggio a livello di Santa Caterina. Lui aveva sostenuto di essere sotto l?effetto di psicofarmaci. Il 7 luglio sarebbe arrivato il giudizio sulle sue condizioni mentali. «Forse sarebbe potuto uscire», sostiene il suo avvocato Pieraurelio Cicuttini. 24 marzo 2004 Andrea Mazzariello, 50 anni Carcere di Opera (Milano) Il 24 marzo, il tam tam del carcere di Opera, in provincia di Milano, propaga la sconvolgente notizia della morte di Andrea Mazzariello, detenuto paraplegico. La sua condizione fisica, che lo ancorava alla sedia a rotelle, non ha impedito che si togliesse la vita strangolandosi con il cordone dell?accappatoio che usava come vestaglia. Era stato arrestato da soli 42 giorni, e il suo medico curante gli aveva prescritto la morfina. Sostanza che, secondo l?avvocato Giuseppe Rapone, non gli era mai stata somministrata da quando era arrivato a Opera, «malgrado gli servisse per placare i lancinanti dolori alla schiena che lo costringevano sulla sedia a rotelle. Credo che il suo gesto sia stato dettato proprio da questa insostenibile sofferenza fisica». 9 gennaio 2004 Arturo Raia, 30 anni Carcere di Poggioreale, Napoli «Si è sentito non più invincibile e ha ceduto». Così la dottoressa Brunella Tampone, fino a poco tempo prima psicologa nel carcere di Poggioreale, offre ai cronisti la spiegazione per commentare la morte di Arturo Raia. Si è suicidato il 9 gennaio, solo 48 ore dopo il suo ingresso nel penitenziario napoletano. Aveva appena 30 anni. Nessun indizio supporta la tesi del crollo psicologico. Raia è morto senza lasciare testimonianze. Era accusato, ma non ancora condannato, di aver ucciso un uomo durante un tentativo di rapina. 1 gennaio 2004 P.G. , 41 anni Carcere di Regina Coeli, Roma P. G.: solo le iniziali per identificare il primo morto suicida del 2004 nelle carceri italiane. Il detenuto, 41enne, si è tolto la vita nel carcere romano di Regina Coeli proprio il giorno di Capodanno. È stato ritrovato con un sacco di plastica attorno al volto e, vicino, la valvola del fornelletto a gas aperta. P.G. aveva appena incominciato uno sciopero della fame per protestare con l?amministrazione penitenziaria: gli avevano tolto il lavoro che svolgeva in carcere. Il suo compito era piantonare un altro detenuto, però era sospettato di abusare di psicofarmaci. Avrebbe terminato la pena nel mese di aprile, ma era in attesa di giudizio per un altro reato.


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