Welfare

Grano ogm o irradiato? Un po’ di chiarezza

Greenpeace spiega la differenza

di Gabriella Meroni

A seguito della notizia apparsa ieri sul “Frankurter Allgemeine Zeitung” (FAZ) e ripresa dalla totalita’ dei media italiani, riguardante la pasta italiana geneticamente modificata, Greenpeace intende fare chiarrezza sull’argomento. La tecnica di mutagenesi (indotta attraverso radiazioni o agenti chimici) citata nell’articolo del FAZ, non ha niente a che vedere con le colture transgeniche, frutto dell’inserimento di un tratto genico estraneo all’interno di un organismo ospite. Il caso del grano transgenico, non rappresenta una preoccupazione contingente per i consumatori italiani, anche se rischia di diventarla in un futuro non troppo lontano. Infatti, alcune societa’ del biotech, stanno mettendo a punto frumento transgenico con l’intento di conferigli modificazioni tese a indurne la resistenza agli erbicidi. Non a caso l’azienda Monsanto e’ in prima fila in questa corsa, grazie all’ingegnerizzazione del grano per renderlo resistente al suo erbicida Roundup Ready. Anche se il dibattito sul grano transgenico si focalizza sulla tolleranza al glifosato (il principio attivo dell’erbicida Roundup Ready), vi sono almeno una dozzina di altre ingegnerizzazioni in corso: dalla resistenza alle virosi, alla modifica delle caratteristiche del glutine. Per questo tipo di manipolazioni si utilizzano geni provenienti da un ampio spettro di organismi donatori, incluse le alghe, i batteri, gli insetti e vari tipi di piante. Questi progetti non entusiasmano, non solo i milioni di consumatori di pasta al mondo, ma anche i produttori del Nord America e le societa’ di esportazione di frumento: 1-la Wheat Growers Association (L’Associazione dei coltivatori di frumento) dell’Iowa (USA), ha dichiarato di non voler coltivare “questa roba” fino a che non si sappia di avere un mercato dove poterla esportare; 2-nel Nord Dakota (USA), gli agricoltori hanno chiesto una moratoria imposta dalla legge sulla coltivazione di grano transgenico; 3-Il Canadian Wheat Board (L’agenzia per l’esportazione di grano canadese), ha detto chiaramente di non essere interessato a varieta’ di orzo e grano transgenico approvate in Canada. Greenpeace e’, comunque, soddisfatta che tutta la filiera italiana del grano duro, a partire dalle organizzazioni agricole fino all’industria molitoria e pastaria, abbia espresso un rifiuto netto nei confronti del frumento transgenico. Greenpeace, inoltre, fa presente che, nonostante questa opposizione globale al grano transgenico, nel 1999 sono state inoltrate alle autorita’ competenti tre notifiche per sperimentare, in Italia, frumento duro transgenico tollerante all’erbicida glufosinato. “E’ evidente che questo tipo di sperimentazioni” sostiene Luca Colombo, responsabile della campagna Ogm di Greenpeace “non offre alcun servizio di utilita’, ne’ ad una filiera di qualita’ come quella della pasta italiana, ne’ ai suoi consumatori. Inoltre, la ricerca che mira ad indurre tolleranza verso gli erbicidi, non risponde neanche ad obiettivi di carattere ambientale come dimostrato da un recente studio statunitense del Dott. Charles Benbrook del US Northwest Science and Environmental Policy Center, in cui si afferma che sulla soia Roundup Ready della Monsanto viene utilizzata una quantita’ media di erbicida maggiore dell’11,4%, rispetto alle quantita’ normalmente utilizzate sulle coltivazioni di soia convenzionale, con picchi fino al 30%”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA