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Sport amatoriale, dilettanti allo sbaraglio?
La camera dei deputati ha approvato un emendamento che risolve un conflitto di competenze tra Stato e regioni.
Contributi pubblici per tutte le società sportive dilettantistiche anche se non riconosciute dal Coni. Sarà uno degli effetti dell?emendamento approvato all?unanimità nei giorni scorsi dalla Camera dei deputati. La norma, contenuta nel decreto Urbani, modifica l?articolo 90 delle legge finanziaria 2003 (n. 289 del 27 dicembre 2002) risolvendo un conflitto di competenze tra Stato e Regioni. L?emendamento è stato proposto da alcune Regioni governate da giunte di centrosinistra, tra cui Toscana ed Emilia Romagna, e ha raccolto il consenso unanime di tutti i parlamentari. La nuova norma non è piaciuta al Coni, secondo cui si rischia di dar vita una sorta di anarchismo nel mondo dello sport. «Condividiamo le preoccupazioni del Coni anche se non le esasperiamo», dice Edio Costantini, presidente del Csi – Centro sportivo italiano, organizzazione di promozione dello sport di base con 750mila tesserati.
Preoccupazione respinta, invece, dal governo che per bocca del sottosegretario ai Beni culturali, Mario Pescante, sostiene che «il testo del nuovo articolo 90 consentirà a circa 100mila società sportive, nelle quali operano 550mila dirigenti volontari, 140mila tecnici sportivi e 80mila ufficiali di gara, di poter usufruire di benefici che consentiranno un ulteriore sviluppo del settore». In ogni caso la nuova norma per diventare operativa dovrà essere approvata dal Senato entro il prossimo 22 maggio.
Due le questioni scottanti: una è quella relativa alla possibilità di erogare contributi pubblici alle società sportive dilettantistiche, che secondo l?emendamento potranno essere costituite anche sotto forma di cooperative, anche se non sono riconosciute dal Coni; l?altro invece, riguarda le agevolazioni fiscali. L?emendamento abroga i commi 20, 21 e 22 della legge 289 del 2002 (Finanziaria 2003), che prevedevano l?istituzione di un registro delle società presso il Coni e subordinavano la concessione di contributi pubblici all?iscrizione delle organizzazioni sportive dilettantistiche in questo registro.
«Favorire la libertà di associarsi in sé non ha nulla di negativo, anzi», riprende Costantini; «con l?introduzione di questa norma ci saranno molti soggetti che potranno promuovere lo sport senza alcun controllo a monte. Ciò potrebbe creare un movimento parallelo al di fuori delle regole condivise e dei principi che regolano l?attività del Coni». «Il problema», prosegue Costantini, «non è tanto quello della defiscalizzazione, che continuerà a essere riconosciuta solo alle società sportive e alle cooperative registrate, ma con l?approvazione definitiva dell?emendamento le Regioni potranno erogare liberamente contributi senza dover tener conto dell?affiliazione a organismi di promozione dello sport».
Infine, il provvedimento prevede la costituzione di un fondo di garanzie per i mutui contratti dall?associazionismo sportivo; la detrazione d?imposta fino a un massimo di 200mila euro per le imprese che sottoscrivono contratti di sponsorizzazione e l?impossibilità per gli amministratori delle organizzazioni sportive di ricoprire la medesima carica in altre organizzazioni che fanno parte della stessa federazione o disciplina associata se riconosciuta dal Coni.
Il punto
La Camera dei deputati ha approvato un emendamento, contenuto nel decreto Urbani, che risolve un conflitto di competenze tra Stato e Regioni in materia di sport dilettantistico.
La norma, inoltre, cancella l?obbligo di iscrizione nel Registro del Coni per ottenere contributi pubblici.
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