Dati

Educatori professionali, la fuga dalle facoltà

Continua la crisi di questa figura indispensabile. Sempre meno iscritti ai corsi universitari, pur a fronte di un aumento dei posti offerti dalle facoltà di Medicina. Resta anche un forte scarto tra il fabbisogno del welfare pubblico e privato e le opportunità di formazione offerte

di Francesco Dente

Non si arresta l’emorragia di iscritti ai corsi universitari per Educatore professionale offerti dalle facoltà di Medicina. Nell’anno accademico appena iniziato il numero delle matricole ha subito un’ulteriore battuta di arresto nonostante l’aumento dei posti messi a disposizione dagli atenei italiani. Il calo delle iscrizioni aggrava la crisi che colpisce già da alcuni anni a questa parte il settore del welfare pubblico e privato. 

Figure indispensabili

Comuni, aziende sanitarie e cooperative sociali si contendono ormai gli educatori: una figura professionale indispensabile per l’assistenza a un ampio ventaglio di categorie fragili che comprende minori, migranti, detenuti, persone con disabilità, tossicodipendenti. 

I dati emergono dall’ultimo report sull’accesso ai corsi di laurea delle ventitré professioni sanitarie curato da Angelo Mastrillo, Lorenzo Bevacqua e Elisabetta Cenerelli, docenti nel Corso di laurea in Tecniche di Neurofisiopatologia dell’Università di Bologna, reso noto a inizio novembre all’università di Foggia.
Nell’anno accademico 2024-25 sono state presentate solo 545 domande per gli 828 posti messi a concorso per Educatore professionale contro le 637 domande su 809 posti banditi nel 2023/24.

Più posti offerti ma meno domande


Dunque, a fronte di un ampliamento dell’offerta di 19 posti (+2,3%) è stato registrato un calo delle domande di ammissione di ben 92 unità, una differenza pari al 14,4% in meno. 

Solo in 2 atenei sui 16 che offrono i corsi (nessuno dei quali privato) si segnala infatti un numero di richieste superiore alle disponibilità: Firenze (43 su 40) e Trento (53 su 40). I dati peggiori a Novara dove si sono candidati in 12 per 74 posti e a Bologna (26 su 73). Male anche Palermo con 2 domande per 19 posti, dove il corso però è stato attivato solo quest’anno. Nel 2024-25 anche l’ateneo di Ancona ha (ri)attivato il percorso di studi mentre Cagliari lo ha sospeso.
Nel complesso, il rapporto fra offerta di posizioni a concorso e domande di ammissione è calato da 0,8 a 0,7. 

Lo scarto tra fabbisogno e posti a bando: -59%

Un quadro ancor più negativo se si prende in considerazione un secondo aspetto esaminato nello studio elaborato da Mastrillo, che è anche segretario della Conferenza nazionale dei Corsi di laurea delle Professioni sanitarie.
Balza agli occhi lo scarto fra il fabbisogno di 2.013 educatori professionali stabilito con l’Accordo della Conferenza Stato-Regioni del 11 luglio 2024 e il numero di 828 posti messi a bando dal ministero dell’Università. Ben 1.185 in meno rispetto al personale richiesto, pari a -59%. Un record negativo assoluto fra le 23 professioni sanitarie. 

Il punto, come visto, è che l’incremento di posti non ha accresciuto purtroppo l’attrattività del percorso formativo. Eppure, se si guarda la media degli occupati di tutte le professioni sanitarie negli ultimi 16 anni, ai primi posti fra i laureati dal 2007 al 2022 si piazzano proprio gli educatori professionali. Con l’81% sono quinti in classifica, preceduti solo da logopedisti e igienisti dentali (86%), fisioterapisti (84%) e tecnici audioprotesisti (83%).

In apertura photo by javier trueba on Unsplash

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