Cultura

Pensioni. Slitta riforma, Lega aspetta federalismo

La Lega, che non ha mai amato la riforma delle pensioni del suo ministro Maroni, ne fa slittare il voto in Parlamento in attesa del via libera della Cdl sul federalismo

di Ettore Colombo

Slitta ancora il via libera alla riforma della previdenza. La Lega ha chiesto l’inversione dell’ordine del giorno dell’Aula della Camera che prevedeva il voto gia’ oggi pomeriggio sugli emendamenti alla delega pensionistica facendo slittare cosi’ l’approvazione almeno alla settimana prossima. Nessun commento sul rinvio del provvedimento da parte del ministro del Welfare Roberto Maroni (presente oggi in Aula) ma dalle opposizioni (che pure hanno votato per lo slittamento dell’esame della delega) si e’ sottolineato come il rinvio sia dovuto alla richiesta della Lega di avere maggiori assicurazioni sul federalismo. L’Udc, con il ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, assicura che la riforma sara’ votata martedi’ mentre il vicepremier, Gianfranco Fini ha sottolineato come nonostante la questione di fiducia sul provvedimento sia gia’ stata autorizzata dal Consiglio dei ministri probabilmente non sara’ necessaria. Il presidente della Commissione lavoro, Domenico Benedetti Valentini (An) ha auspicato l’ok alla delega prima delle ferie. ”Se una riforma e’ considerata necessaria – ha detto – lo resta in ogni caso e non puo’ diventare una moneta di scambio. Auspico che la maggioranza sia convinta a licenziare il provvedimento prima della pausa estiva”. Le opposizioni parlano di crisi nella maggioranza e di riforma ”derubricata a vile moneta di scambio”. ”La Lega – ha detto il presidente dei deputati dei Ds, Luciano Violante – ha scelto di aspettare che la Commissioni Affari Costituzionali termini i lavori sulle riforme costituzionali per poter affrontare il tema delle pensioni, perche’ le pensioni stanno a cuore all’Udc, e il federalismo sta a cuore alla Lega”. La richiesta della Lega – ha proseguito Violante – e’ il segno evidente della crisi che sta attraversando la maggioranza, che non ha risolto ancora la crisi ne’ i problemi che la crisi ha posto”. Rifondazione comunista con Alfonso Gianni sottolinea come ”la questione delle pensioni, che pareva una necessita’ inderogabile, addirittura sul piano europeo a tal punto che se non fosse stata affrontata sarebbero crollati tutti i bilanci degli stati piu’ socialmente evoluti”, sia stata ”derubricata, volgarmente, a vile moneta di scambio tra le forze della maggioranza”. Intanto mentre rallenta l’iter della riforma che aumentera’ l’eta’ minima per il pensionamento di anzianita’ (60 anni di eta’ e 35 di contributi dal 2008 a fronte dei 57+35 necessari ora) viene stabilita’ (in un decreto omnibus sulla pubblica amministrazione all’esame della Commissione affari costituzionali della Camera) la possibilita’ per i dipendenti pubblici che lo vorranno di restare al lavoro fino a 70 anni, sempre che le pubbliche amministrazioni di appartenenza accettino la domanda.

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