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Locatelli: «Mototerapia e terapie complementari? Non è solo strappare un sorriso»
Non solo mototerapia, ma anche clownterapia, arteterapia, terapia con gli animali, musicoterapia: per la ministra Locatelli è il momento di riconoscere il valore delle terapie complementari. «Il concetto di salute già da anni è cambiato e ha posto al centro dei percorsi di cura e di riabilitazione la persona nella sua interezza. Quello di oggi è solo un primo passo».
La mototerapia è legge. Il Senato ha approvato in via definitiva la norma che riconosce la mototerapia quale «terapia complementare per rendere più positiva l’esperienza dell’ospedalizzazione, per contribuire al percorso riabilitativo dei pazienti e per accrescere l’autonomia, il benessere psico-fisico e l’inclusione dei bambini, dei ragazzi e degli adulti con disabilità». Una scelta che ha suscitato reazioni opposte: c’è chi è applaude e chi critica la mancanza di evidenze scientifiche tali per cui questa attività possa essere considerata terapia per bambini con tumore o disordini del neurosviluppo e che questo riconoscimento per legge della mototerapia possa portare a distorsioni riabilitative».
Alessandra Locatelli, ministra per le Disabilità, spiega il senso della nuova legge, risponde alle obiezioni e allarga il campo: «Nella nostra quotidianità parliamo continuamente di clown terapia, arte terapia, terapia con gli animali, per la musicoterapia ci sono anche corsi universitari. Credo che sia arrivato il momento di dare maggior dignità a chi svolge con attenzione e impegno queste importantissime attività e che sia giusto considerarle terapie complementari. Non va valutata solo l’attività in sé ma il modo in cui quella stessa attività attraverso le persone, le relazioni, riesce a dare una motivazione, un incoraggiamento vero e quindi magari anche la voglia di rispondere meglio alle terapie mediche. Con questo provvedimento apriamo una breccia in un sistema rigido che si avvale già di tutte queste attività e che dunque ne certifica il valore quotidianamente».
Ministra, perché questa scelta?
Con questo provvedimento, per il quale ringrazio l’onorevole Panizzut, primo firmatario e l’onorevole Berrino, il relatore diciamo innanzitutto che dietro alla patologia c’è una persona che va accompagnata e sostenuta con terapie complementari. Il concetto di cura nel tempo si è evoluto, ponendo sempre di più la persona al centro: non si parla più di salute solo fisica ma anche mentale e relazionale. Il covid ci ha insegnato molto su questo. Le terapie complementari, tutte, al di là dei calcoli scientifici e delle considerazioni aride da parte di qualche scienziato, vengono utilizzate negli ospedali, nelle strutture socio sanitarie e riabilitative e in molti altri luoghi e sono ormai un alleato prezioso. Siamo di fronte ad un tema umano, non solo medico o scientifico. Non si tratta solo di giochi o semplici attività ludiche, come qualcuno in modo molto superficiale vorrebbe far credere: si tratta di attività che aiutano davvero a migliorare l’adesione alle cure e la qualità dei servizi perché coinvolgono persone. Attraverso le azioni e la relazione stimolano reazioni ed emozioni importanti in chi si trova isolato in un reparto ospedaliero o in molti altri contesti e situazioni complesse: per i bimbi soprattutto.
Non si tratta solo di giochi o semplici attività ludiche, come qualcuno in modo superficiale vorrebbe far credere: si tratta di attività che aiutano davvero a migliorare l’adesione alle cure e la qualità dei servizi
Che succederà ora? Davvero la mototerapia sarà prescrivibile? Il testo parla di garantire uniformità su tutto il territorio nell’erogazione delle attività attraverso delle linee guida specifiche.
Adesso si procederà all’istituzione di un tavolo tecnico. Saranno invitati a partecipare medici ed esperti dei principali ospedali che già hanno utilizzato la mototerapia nei reparti, il ministero della Salute ed altri esperti. Il lavoro principale, come prevede la norma, sarà quello di definire le linee guida e criteri di sicurezza per lo svolgimento delle attività che siano uguali per tutti, ma anche di costruire un modello che possa andar bene in futuro per il riconoscimento di tutte le altre terapie complementari. Il lavoro è appena iniziato, ma il cambio di approccio culturale è evidente e concreto.
Questa legge suscita anche delle perplessità. La mototerapia è un’attività utile e arricchente ed è ovvio che le persone con disabilità o malate hanno bisogno non solo di terapie ma anche di emozioni e sogni e che tutto ciò che concorre al loro benessere è utile… ma – si obietta – non ci sono evidenze scientifiche sull’effetto terapeutico di questa attività.
Nella nostra quotidianità parliamo continuamente di questi temi: clown terapia, arte terapia, terapia con gli animali, per la musicoterapia ci sono anche corsi universitari. Credo che sia arrivato il momento di dare maggior dignità a chi svolge con attenzione e impegno queste importantissime attività e che sia giusto considerarle terapie complementari. Non va valutata solo l’attività in sé ma il modo in cui quella stessa attività attraverso le persone, le relazioni, riesce a dare una motivazione, un incoraggiamento vero e quindi magari anche la voglia di rispondere meglio alle terapie mediche, che sono indispensabili, vero, ma che qualche volta da sole non bastano, e un gesto più umano può fare la differenza. Grazie a questo provvedimento apriamo una breccia in un sistema rigido che si avvale già di tutte queste attività e che dunque ne certifica il valore quotidianamente. Il concetto di salute già da anni è cambiato e ha posto al centro dei percorsi di cura e di riabilitazione la persona nellasua interezza e unicità. È un risultato importante anche per tutte le altre terapie complementari. Abbiamo dato anche un segnale a tante persone e famiglie che spesso si sentono isolate, impotenti e tristi. Io ho assistito tante persone in situazioni gravissime e disperate in ospedale e devo dire che non è mai facile: ti inventi di tutto per poter far star meglio o per distrarre un attimo chi hai vicino. Qualche volta basta tenere una mano, basta una battuta, altre volte serve una costante presenza o un’attività che possa far uscire almeno con il pensiero la persona dalla gabbia delle flebo. Queste possibilità segnano una svolta importante nella voglia di farsi aiutare: non regalano solo un sorriso, ma molto di più. Credo che chiunque abbia vissuto queste situazioni lo sappia.
Queste possibilità segnano una svolta importante nella voglia di farsi aiutare: non regalano solo un sorriso, ma molto di più. Chiunque abbia vissuto queste situazioni lo sa
Nel commentare la notizia lei ha detto che «questo provvedimento inaugura un modello di approccio importante per il riconoscimento anche delle altre terapie complementari quali musicoterapia, arteterapia, clownterapia, terapia con gli animali che già da tempo affiancano e supportano ospedali, strutture socio sanitarie e altre realtà». È così?
Certo! Ogni terapia complementare contribuisce a garantire quella dimensione umanizzata e più dignitosa della cura e interpreta l’unicità della persona a partire dalle sue emozioni e dal suo diritto di essere felice. Quello di oggi è solo un primo passo, sono convita che dobbiamo proseguire in questa direzione per dare il riconoscimento e dei criteri di sicurezza e omogeneità a tutte le terapie complementari.
Quello di oggi è solo un primo passo, sono convita che dobbiamo proseguire in questa direzione per dare il riconoscimento e dei criteri di sicurezza e omogeneità a tutte le terapie complementari
C’è un filone di “welfare culturale” molto interessante e che sta crescendo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto l’efficacia di alcune specifiche attività culturali, artistiche e creative come fattore di promozione della salute, di benessere soggettivo. In queste sperimentazioni di “Arts on prescription” i medici prescrivono spettacoli teatrali, fare esperienze artistiche ecc… Sono due filoni che dialogano o che non c’entrano nulla? Con questo nuovo approccio alle terapie complementari possiamo pensare ad un’apertura maggiore anche rispetto all’arte e alla cultura nella dimensione della salute?
Si tratta di un argomento molto interessante. È da approfondire e lo farò. Sono convinta che sempre di più le terapie complementari sanno cogliere le esigenze di chi vive un percorso di cura sanitaria complesso, o una disabilità, che siano esse temporanee o permanenti. Dobbiamo continuare ad utilizzare le terapie complementari e a migliorarne l’utilizzo e la qualità ma dando anche alle associazioni e ai volontari il giusto riconoscimento e la giusta valenza. Come abbiamo iniziato a fare con la mototerapia.
Photo by Fabio Ferrari/LaPresse
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