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Aurora: il film n° 1 per Truffaut

Recensione del film "Aurora" di Friedrich Wilhelm Murnau (di Maurizio Regosa).

di Redazione

Torna nei cinema in versione restaurata Aurora di Friedrich Wilhelm Murnau, datato 1927, uno dei più importanti film del cinema muto, prima opera americana del regista tedesco. Murnau era il celebrato autore di Nosferatu il vampiro, L?ultima risata e Faust, capolavori dell?espressionismo cinematografico, quando venne chiamato negli Usa, dove firmò un contratto per quattro film ed ebbe a disposizione larghissimi mezzi economici. Questa la storia, tratta da un racconto di Hermann Sudermann, scrittore tedesco di fine ?800. Un semplice Uomo di Campagna, felicemente sposato, incontra una perfida Donna di Città e perde la testa per lei. La Donna lo convince a uccidere la moglie. L?uomo e la moglie vanno in città, si riconciliano, ma durante una gita in barca lei annega. L?uomo torna dalla Donna di Città per vendicarsi, ma in extremis giunge la notizia : la moglie non è morta come si credeva. Alba, rinascita finale. L?happy end è forse l?unico momento debole della storia, tributo di Murnau alle esigenze produttive. Brutale semplicità naturalistica e drammaturgia espressionista trovano qui una loro sintesi in un film costruito sulle antitesi (Campagna – Città, Bene – Male, Notte – Giorno, Luce – Ombra, Natura incontaminata – Civiltà corruttrice). Le virtù stilistiche di questo film, che François Truffaut considerava il più bello della storia del cinema, abbagliano ancor oggi e ne fanno un?opera moderna per definizione. L?astrazione e le scenografie teatrali tipiche dell?espressionismo si sciolgono in un corposo naturalismo e l?ambientazione si fa metropolitana: i tram, le vetrine, la folla, l?attraente e pericoloso circo tragico della vita moderna. Ogni immagine è un?invenzione, una costruzione densa di elementi simbolici e realistici, un quadro dove luce e ombra definiscono magistralmente la vita psichica e il destino dei personaggi, mentre i movimenti della macchina da presa sono vertiginosi e originalissimi. Dopo Griffith, Murnau è il regista che contribuisce più di ogni altro alla nascita dei concetti di regia e regista. Si tratta di un passaggio cruciale nella storia del cinema; la forza drammatica dell?espressionismo diventa codice linguistico hollywoodiano, la visione tragica e allucinata della Mitteleuropa penetra nella gigantesca macchina produttiva Usa e risulterà di qui a poco fondamentale nella nascita di generi quali il noir e il gangster movie.

Maurizio Regosa


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