Welfare
Diritti globali, calpestati ora più che mai
Recensione del libro "Rapporto sui diritti globali 2004".
I libri, come si sa, sono sempre frutto della fatica e dell?amore dei loro autori. Vale per i romanzi e vale anche per i saggi, anche se a prima vista la cosa salta meno all?occhio. Quando poi si tratta di rapporti all?apparenza solo voluminosi e zeppi di cifre, dati e tabelle, si potrebbe pensare: dov?è la passione e di chi è? Per quanto riguarda il Rapporto sui diritti globali 2004, Edizioni Ediesse, piccola ma benemerita casa editrice legata alla Cgil, le ?firme? riportate in copertina (Cgil, Arci, Antigone, Cnca, Legambiente) e il classico ?a cura di? (Associazione SocietàINformazione?) nascondono un volto ben preciso, quello di Sergio Segio, ex esponente di Prima Linea, ex capo ufficio stampa del gruppo Abele e molte altre cose ancora: un ?intellettuale disorganico?, si potrebbe definirlo. Quasi 1.050 pagine divise in quattro sezioni (diritti economico-sindacali, sociali, umani, civili e politici, diritti globali ed ecologico-ambientali) e 18 capitoli, ognuno dei quali analizza e definisce il punto della situazione in materia, il Rapporto è uno strumento fondamentale per arricchire la formazione e supportare l?attività quotidiana di chiunque operi nella scuola, nell?informazione, nella politica, nel mondo del lavoro, delle professioni sociali, del volontariato e del non profit. Insomma, è la ?bibbia? del settore per chi, giornalisti in testa, vuole avere il mondo dei diritti a portata di mouse. La ricerca del gruppo di lavoro ha prodotto, oltre a migliaia di schede, anche ampie cronologie dei fatti, approfondite schede tematiche, dati statistici aggiornati, un glossario, preziosi riferimenti bibliografici e web e un prezioso indice dei nomi.
«Lo sguardo che abbiamo cercato di adottare», spiega Segio nella sua freddezza umile, «è trasversale, nel senso di valorizzare quella che era l?unicità del nostro lavoro: l?approccio dei diritti intesi come sistema di vasi comunicanti. Altra, e connessa, tipicità è lo sforzo della costruzione di rete. E uno sguardo strabico, capace di guardare avanti e lontano ma anche di fotografare la realtà per quella che è, in mutazione». Soccorre l?indicazione di un grande uomo che rimpiangeremo a lungo, Tom Benetollo, tra gli autori del libro, che definì il Rapporto, poco prima di morire, ?un indicatore di marcia?. In un mondo dove sembrano spadroneggiare sempre e solo i ?signori della guerra?, i diritti essenziali – lavoro, salute, acqua, ambiente, sicurezza sociale – sono sempre più calpestati o negati, crescono le oligarchie e diminuisce la cittadinanza concreta, la denuncia che il Rapporto fa e fotografa è drammatica, ma la sua utilità, politica e sociale, massima.
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